I primi dati completi per l’ultimo anno denunciano che la metà dei principali Paesi di fuga di chi cerca protezione nel nostro Paese si trovano nelle ultime posizioni dell'”indice di pace globale”. In Italia l’onda lunga del lontano disastro umanitario in Afghanistan (6.400 richiedenti protezione contro i 645 del 2020); ma anche i riflessi delle “emergenze diritti” sulla sponda Sud del Mediterraneo, in Tunisia (+ 590% di richiedenti) ed Egitto (+ 680%). In crescita la percentuale di esiti positivi per i richiedenti esaminati (44% nel ’21 contro il 25% nel ’20). Ma il nostro sistema di valutazione in quattro anni ha generato 202 mila “dinieghi”.
Con un andamento parallelo a quello dei rifugiati e dei migranti sbarcati, nel 2021 le persone in cerca di protezione nel nostro Paese sono raddoppiate rispetto al 2020 segnato dalle prime ondate di COVID-19: le cifre di “riepilogo” della Commissione nazionale asilo per l’anno appena concluso contano (provvisoriamente) circa 56.400 richiedenti, contro i 27 mila dell’anno precedente.
Ma ancora una volta il raddoppio del 2021 può e deve essere inquadrato in un contesto più ampio: i 56.400 richiedenti asilo si collocano in un ordine di grandezza analogo a quello del biennio 2018-2019, che ne aveva registrati rispettivamente 53.600 e 43.800. E sono neanche la metà rispetto al 2017, ma anche meno dei valori registrati nel triennio 2014-2016 (v. il grafico qui sopra).
Non solo Afghanistan: “emergenza diritti” nel Mediterraneo
Come nel ’20, nel ’21 il maggior numero di richiedenti protezione è arrivato dal Pakistan (7.500), seguito da cittadini bangladesi (7.100; in seconda posizione il Bangladesh ha sostituito la Nigeria, che scende alla quinta) e tunisini (ben 7.100, sette volte tanti quelli registrati nel ’20: l’ennesimo “segnale” della profonda crisi socio-politica del piccolo Paese nordafricano).
In quarta posizione, sempre nell’ultimo anno si trovano le persone fuggite dal disastro umanitario e geopolitico in Afghanistan: questo Paese mediorientale ha visto i suoi richiedenti decuplicarsi, dai 600 circa del ’20 agli oltre 6.400 del ’21. Ma è impressionante anche l’escalation dell’Egitto (sesta posizione), che è passato da meno di 400 richiedenti a quasi 3.000: + 680%.
I Paesi di fuga? Fra i più insicuri al mondo
Nel complesso, l’anno scorso ha visto in crescita tutte le principali cittadinanze, tranne quelle sudamericane e quella albanese. Fra i primi 10 Paesi di fuga (oltre a quelli che abbiamo già citato l’elenco comprende Costa d’Avorio, Georgia, Somalia e Marocco), la metà si trovano nelle ultime posizioni del Global peace index (cioè nelle aree dell’indice di pace e di sicurezza interna “basso” o “molto basso”): si tratta di Pakistan, Afghanistan (il Paese più insicuro al mondo in assoluto), Nigeria, Egitto e Somalia.
Esiti positivi in crescita (con un fardello di 202 mila “dinieghi” in quattro anni)
Nel 2021sono stati esaminati dalle Commissioni territoriali italiane quasi 53 mila richiedenti asilo, in aumento rispetto ai 43 mila del 2020, ma a un livello ancora nettamente inferiore se si guarda al risultato del 2019 (quasi 95.100, v. nella tabella sottostante).
Si conferma in netta crescita rispetto al 2020 la percentuale degli esiti positivi sul totale, fra status di rifugiato, protezione sussidiaria e protezione speciale: 44% circa contro 25% (e tanto più contro il 21% registrato nel 2019). Questo risultato è “trainato” soprattutto dall’incremento della protezione speciale, che nel ’21 ha visto oltre 6.300 riconoscimenti (12% di tutti i richiedenti protezione esaminati), mentre l’anno prima erano stati meno di un migliaio. La “performance” 2021 della protezione speciale si conferma comunque ancora molto inferiore a quella della “vecchia” protezione umanitaria.
L’altra faccia della medaglia degli esiti positivi in crescita è la percentuale dei “dinieghi“, che rimane elevatissima: nel 2021 ha riguardato il 56% dei richiedenti asilo esaminati. Fra 2018 e 2021 il nostro sistema di valutazione ha respinto in totale 202 mila domande.
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