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Protezione nell’UE, un diritto a scartamento ridotto nella pandemia di COVID-19. Richiedenti asilo – 30% rispetto al 2019

Blocchi parziali, restrizioni agli spostamenti e altre misure sanitarie continuano a ridurre le chance di raggiungere l’Unione Europea per presentare domanda di protezione: un terzo in meno, rispetto al 2019, i richiedenti asilo nell’UE “allargata” nel 2020 (circa 338.000 persone). Esiti positivi superiori al 50% solo per sei Paesi d’origine. È afghano o siriano un minore non accompagnato su due.

 

Richiedenti asilo, provenienze, esiti in prima istanza e casi pendenti nell'”UE +” nel settembre 2020 (fonte EASO).

«Blocchi parziali, restrizioni agli spostamenti e altre misure sanitarie preventive continuano a ridurre la mobilità dei richiedenti asilo in generale e le possibilità che hanno di raggiungere l’UE “allargata” per presentare domanda di protezione, benché le restrizioni si siano fatte meno rigorose in rapporto al secondo trimestre dell’anno». 

Questa situazione ha fatto sì che nel mese di settembre, ormai a tre quarti del 2020, si siano registrati nel territorio dell'”UE +” o “allargata” (l’UE a 29 Paesi con Svizzera e Norvegia) circa 42.800 richiedenti asilo: il dato, di fonte EASO, è del 7% superiore a quello di agosto ma nettamente inferiore ai 65.692 richiedenti registrati a gennaio e ai 61.421 di febbraio. Mentre il totale di richiedenti registrati fra gennaio e settembre, 337.830, è inferiore del 30% circa rispetto allo stesso periodo 2019.

«All’interno dell’UE “allargata” – osserva ancora l’EASO – si sono manifestate due tendenze: i Paesi che di solito ricevono poche domande hanno registrato aumenti ben al di sopra dei livelli pre-COVID-19, mentre i principali Paesi riceventi hanno ricevuto meno domande rispetto all’inizio dell’anno. Però quasi due terzi di tutte le richieste d’asilo continuano a essere presentate in soli tre Paesi dell'”UE +”».

Sempre a settembre, i richiedenti siriani (6.453, il 15% del totale), afghani (4.928, 12%), colombiani (2.489, 6%) e venezuelani (2.404 o 6%), le principali cittadinanze d’origine, hanno totalizzato quasi i due quinti delle domande di protezione totali.

Non accompagnati in fuga soprattutto da Afghanistan e Siria

Nel mese, i minori non accompagnati richiedenti asilo sono circa 1.700, il 4% del totale. Oltre la metà sono afghani (39%) e siriani (14%).

La percentuale di non accompagnati è particolarmente elevata proprio tra i richiedenti afghani (13%), ma anche tra quelli marocchini (14%).

Esiti positivi sopra il 50% solo per sei cittadinanze

Ancora nel mese di settembre, le varie amministrazioni nazionali dell’UE “allargata” hanno esaminato in prima istanza circa 48 mila richiedenti asilo.

Molto basso il “tasso di riconoscimento” generale, pari al 28%, per quanto limitato, in questi dati ancora provvisori, al solo riconoscimento dello status di rifugiato o della protezione sussidiaria, escludendo quindi l’umanitaria.

Fra le cittadinanze con il maggior numero di decisioni in prima istanza, sono solo sei quelle con tassi di riconoscimento superiori al 50%: quella eritrea (82%), siriana (81%), palestinese (61%), somala (60%), afghana (58%) e irachena (56%).

Bassissima invece  la percentuale di riconoscimento per i colombiani (2%) e analoga quella per i venezuelani, 2%,  benché a questi ultimi si riconoscano molte protezioni umanitarie. Riconoscimenti minimi vanno anche ai richiedenti georgiani e peruviani (2%).

L’andamento delle richieste d’asilo e degli esiti in prima istanza nell'”UE +” (settembre 2018 – settembre 2020, fonte EASO).

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