Cipro è il Paese membro che ha registrato la maggiore incidenza in rapporto alla popolazione: una domanda d’asilo ogni 78 abitanti, contro una media UE di una ogni 400. Sempre più numerosi i richiedenti fuggiti dai Territori palestinesi: due terzi in più rispetto al 2022.
Quali sono i Paesi dell’UE che hanno accolto più richiedenti asilo nel 2023? Come già anticipato nel mese scorso da Vie di fuga, se si guarda ai numeri assoluti bisogna rispondere Germania (334.000), Francia (167.000) e Spagna (162.000) seguite dall’Italia (136.000).
Ma se si cambia prospettiva bisogna spingersi sino ai confini del Mediterraneo orientale, perché Cipro, con la sua piccola popolazione e i suoi 12.000 richiedenti, nell’ultimo anno ha ricevuto una domanda di protezione ogni 78 abitanti. Secondo nuovi dati dell’Agenzia UE per l’asilo (EUAA), nessuno degli altri Paesi dell’“UE+” o “allargata” (i 27 Stati membri con Svizzera e Norvegia) ha dovuto gestire questa pressione. Ad esempio, la Germania ha ricevuto appena una domanda ogni 252 abitanti, mentre la media dell’UE+ crolla a una richiesta ogni 400.
L’EUAA ha diffuso in questi giorni i primi dati complessivi 2023 (per quanto ancora provvisori) sull’asilo nell’Unione allargata. Nell’ultimo anno ce l’hanno fatta a raggiungere questo territorio e a chiedervi asilo circa 1.143.000 persone: il 18% in più rispetto al 2022. E’ il dato più elevato degli ultimi sette anni, ma ancora inferiore a quelli del 2015 e del 2016 (rispettivamente 1.315.000 e 1.197.000).
È escalation dai Territori palestinesi
Le prime cittadinanze di provenienza rimangono quella siriana (181.000 persone, con un aumento addirittura del 38% rispetto al ’22) e quella afghana (114.000, -11%). Sempre rispetto al ’22, il ’23 ha registrato quasi il doppio di richiedenti fuggiti dalla Turchia (in tutto 101.000, +81%).
«Malgrado alcune incoerenze statistiche – aggiunge una nota dell’Agenzia europea -, non c’è dubbio che stiano arrivando sempre più domande d’asilo da cittadini palestinesi. Nel 2023 queste richieste hanno raggiunto un totale di 11.600, due terzi in più rispetto al 2022». Qui l’escalation è concentrata negli ultimi mesi dell’anno, dopo lo scoppio della guerra Gaza-Israele e i pesanti raid israeliani nella Striscia.
Esiti, riconoscimento al 43% (ma era il 58% nel 2016)
Sempre nel ’23 il tasso di riconoscimento delle richieste di protezione in prima istanza nell’UE+ (solo status di rifugiato e protezione sussidiaria, cioè esclusa l’umanitaria e benefici analoghi) si è attestato complessivamente sul 43%, «al livello più alto registrato in 7 anni». Ma otto anni fa, nel 2016, aveva registrato il 58%.
L’EUAA rimarca alcune differenze “nazionali” anche riguardo agli esiti e ai singoli benefici riconosciuti. «Benché il tasso di riconoscimento dei siriani rimanga elevato, superiore all’80%, solo un quarto delle decisioni (26%) ha concesso lo status di rifugiato. Se si guarda agli afghani invece (tasso di riconoscimento del 61%), lo status di rifugiato è stato riconosciuto nella metà circa delle decisioni. Inoltre, dal 2019 è diminuito notevolmente il tasso di riconoscimento dei richiedenti con cittadinanza turca, arrivando al 25%».
L’Agenzia UE per l’asilo precisa che tutti questi dati, raccolti dal suo Early Warning and Preparedness System (EPS), non dispongono dell’intera annualità effettiva del Portogallo, ancora incompleta, e possono essere diversi da quelli ufficiali di fonte Eurostat, non ancora diffusi.
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