In Siria le cronache sulla guerra che coinvolge anche il “Rojava” curdo incalzano, dalla liberazione di Kobane all’amara constatazione che il conflitto continua (secondo la Bbc, oggi l’Isis forse controlla più territorio rispetto all’inizio dei bombardamenti alleati di fine estate 2014). Ma un recente incontro organizzato a Torino sulle “prospettive del Kurdistan” ha avvertito: cercare di fare chiarezza sui drammatici eventi che si stanno verificando in Medio Oriente significa compiere un delicato lavoro di ricostruzione storica su quelle regioni.
* di Elia Carlotti
L’incontro “Mutamenti geopolitici in Medio Oriente: Shengal e Kobane. Le future prospettive del Kurdistan”, organizzato nei giorni scorsi da Progetto Tenda, Istituto di cultura curda in Italia e Città di Torino, è stato un tentativo di sensibilizzazione riguardo a ciò che sta drammaticamente accadendo al popolo curdo.
Hanno delineato la situazione della loro nazione Sadi Pira (responsabile Esteri dell’UPK) e Soran Ahmad (segretario dell’Istituto di cultura curda in Italia e rappresentante dell’UPK).
Il Kurdistan ancora oggi non è riconosciuto come Stato indipendente, nonostante la volontà di autodeterminazione del suo popolo. Situato in una delle zone più “calde” del mondo, si estende su aree che oggi si trovano in territorio turco, siriano, iracheno e iraniano. Da quasi cento anni il popolo curdo combatte per il riconoscimento della propria indipendenza, ma da sempre è perseguitato, fra pesanti repressioni, da questi Stati.
Come dimostra la realtà del Rojava, il Kurdistan siriano, la volontà di costruire una democrazia “dal basso” fondata sull’autodeterminazione è la spinta degli attuali movimenti di resistenza in città come Shingal (in territorio iracheno ma prossima al Kurdistan siriano) e Kobane.
La stessa città di Kobane, situata sul confine tra Siria e Turchia, sta diventando il simbolo della lotta curda contro l’offensiva dell’Isis, che ha come obiettivo la realizzazione di un califfato in Medio Oriente.
Religione, ma non solo…
Come evidenziato da Domenico Quirico (inviato del quotidiano La Stampa), nella zona sta cercando di affermarsi un totalitarismo di matrice islamista. L'”effetto” è la divisione dell’umanità in due parti, “puri” e “impuri”, e la religione diventa l’elemento discriminante di separazione. Chi è dalla parte sbagliata deve essere cancellato. I curdi, che non sono jihadisti, non vengono tollerati, così come tutti i musulmani “eretici”.
Il saccheggio e la distruzione sistematica del patrimonio archeologico presente nella regione del Kurdistan, come ha fatto notare Luca Colliva (archeologo della Sapienza di Roma), è sintomo della volontà di distruzione della storia del popolo curdo e della sua identità culturale. Anche l’eliminazione delle tracce di una cultura “diversa” risponde a una logica totalitaria, ma non bisogna dimenticare l’aspetto economico della questione: la depredazione di siti archeologici è la seconda fonte di introiti dopo la vendita del petrolio.
Uno sguardo critico è uno sguardo storico
Il rischio di semplificazione – come per gran parte degli attuali fenomeni in zone di conflitto – è sempre molto alto. Cercare di fare chiarezza sui drammatici eventi che si stanno verificando in Medio Oriente significa compiere un delicato lavoro di ricostruzione storica su quelle regioni, in cui l’abbondanza di petrolio determina dal secolo scorso le logiche di potere e invita a riflettere sulle responsabilità che gravano sui Paesi occidentali, Italia compresa.
Occorre seguire l’invito di Ilda Curti (assessore per le Politiche per la multiculturalità e l’integrazione del Comune di Torino): utilizzare le categorie della complessità per non ridurre e semplificare i fenomeni. Questo atteggiamento è preliminare a qualsiasi tentativo di comprensione delle intricate trame in Medio Oriente, come in qualsiasi altra parte del mondo.
Collegamenti
Kobane liberata dall’Isis: l’eco in Italia (fonte Redattore Sociale, gennaio 2015)
Il futuro del Kurdistan (e di un milione di profughi) (fonte Redattore sociale, gennaio 2015)
Il Kurdistan iracheno: profilo e timeline (fonte BBC, in inglese)
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