Skip to content

Archivio Category: Le storie

Dal Camerun all’Italia: “Oggi possiamo sognare, piano piano”

Vie di fuga ha incontrato Colette Meffire, presidente dell’associazione Mosaico-Azioni per i rifugiati, a margine di un incontro su “Eredità coloniale, salute mentale e rivoluzione femminile” organizzato nell’ambito del Black History Month 2023 di Torino. Di origine camerunense, rifugiata, vive in un comune dell’hinterland torinese e insegna lingue.   

Grecia: ieri profugo, oggi rifugiato con un buon lavoro sulle Isole. Ma aprire un conto in banca rimane un’odissea

Nell’Osservatorio Grecia di Vie di fuga è on line la storia di un giovane somalo che, costretto a fuggire dal suo Paese, ha trovato sulle Isole dell’Egeo protezione internazionale e, ben presto, un buon lavoro presso un ufficio dell’UE. Un caso “ideale” di rapida integrazione. Ma anche Ali, 31 anni, di Mogadiscio, ha incontrato una barriera forse ancora più insidiosa e umiliante di quelle burocratiche.

Yemen/ 2: “Andavamo a controllare sotto l’auto con la torcia”

Ameen al-Safa è un altro giornalista yemenita (v. in questa stessa sezione la testimonianza precedente). Nel 2014 ha iniziato a ricevere minacce di aggressione e morte per il suo lavoro quotidiano a Sana’a. Dopo aver lasciato lo Yemen nello stesso anno per l’Arabia Saudita, ha trovato asilo in Francia, dove ha potuto rivedere la sua famiglia solo l’anno scorso.

Yemen: “Dopo lo scoppio della guerra, non sapevi più chi avrebbe potuto ammazzarti”

Yemen, aprile 2020: trapela la notizia che a Sana’a, la capitale controllata dal movimento degli Huthi, un tribunale ha condannato a morte quattro giornalisti. Hanno ancora la chance dell’appello, ma l’accusa è pesante: «collaborazione col nemico», anche se secondo Amnesty International questi professionisti hanno fatto semplicemente e pacificamente il loro lavoro. Tuttavia nel più travagliato e massacrato Paese della Penisola arabica le violazioni della libertà di stampa (fra cui molte altre) vengono da lontano e hanno attraversato i regimi, gli scontri e i conflitti civili. Vie di fuga ha raccolto la testimonianza di Ali al-Muqri, giornalista, saggista narratore e poeta yemenita che oggi vive come rifugiato in Francia.

Atai, rifugiato afghano. La sua storia, le sue parole

Sono Atai Walimohammad e vengo dall’Afghanistan. Vivo in Italia dal 2013 e dopo aver ottenuto la protezione come rifugiato, lavoro oggi come interprete e mediatore linguistico-culturale. Sono figlio di un medico, mio padre si chiamava Dott. Atta Mohammad e è stato ucciso dalla gente del mio villaggio. Ero così piccolo quando è accaduto che non l’ho mai conosciuto. Crescendo è nata in me la curiosità verso le foto ed i libri presenti in casa nostra e ho chiesto a mia madre “di chi sono queste foto ed i libri?”. Mia madre mi ha spiegato che le foto ed i libri appartenevano a mio padre, e mi ha raccontato la sua storia: mio padre consigliava alla gente del villaggio di non uccidersi per i vantaggi dei paesi stranieri e incitava tutti a mandare i figli e le figlie a scuola invece di farsi saltare in aria per andare in “paradiso”. Seguendo gli insegnamenti di mio padre il mio sogno era quello di poter studiore per poter diventare uno psicologo: di mattina quindi io frequentavo la scuola ed il pomeriggio andavo a fare i corsi di matematica, biologia, fisica, chimica e di scienza. La gente del villaggio parlava sempre male di me e cercava di ostacolarmi, ma nonostante tutto non mi sono arreso e ho continuato a frequentare la scuola. Nel 2011 i Talebani hanno aperto in una zona rurale, abbastanza lontano dal capoluogo, un centro di addestramento per i kamikaze, in cui veniva insegnato come farsi esplodere per Allah. Tutti i

Accoglienza in famiglia, verso l’autonomia/ 2

Certe vicende proprio sembrano non finire mai. E in certi casi diciamo: per fortuna… È il caso di B. D., il giovane del MALI di cui raccontiamo nell’articolo precedente di questa sezione. Pensavamo che la sua storia fosse ragionevolmente “conclusa”: un affido ben riuscito, tirocini, “lavori in corso” per l’inserimento in Italia. E invece no…

Accoglienza in famiglia, verso l’autonomia

«I nostri figli hanno tanto da imparare da questi ragazzi, e noi madri avremmo tanto da imparare dalle loro madri. Siamo così protettivi, noi genitori qui in Italia, che rasentiamo il ridicolo». Sabrina e Massimo Quattrocolo vivono a Pessione, frazione di Chieri, alle spalle della Collina torinese, con tre figli. Ma con loro c’è anche B. D., 20 anni, MALIANO, loro affidato nell’ambito del progetto SPRAR di accoglienza in famiglia “Rifugio diffuso” del Comune di Torino…

Un mese tra le olive. Viaggio in Palestina

Marco Calabrese, collaboratore di Vie di fuga, ha trascorso un mese in Palestina. Partito come volontario per il progetto “Accompagnamento non violento alla raccolta delle olive”, organizzato da Servizio Civile Internazionale, Rete IPRI, Un Ponte Per, Centro Studi Sereno Regis e Assopace Palestina racconta qui la sua esperienza.

Eventi

Nessun evento in programma

IL DIRITTO D’ASILO - REPORT 2020

“Alcune volte è una fuga, altre una scelta, sempre contiene una speranza e una promessa. La strada di chi lascia la sua terra”. Una graphic novel che racconta alle nuove generazioni le storie, le persone e le ragioni delle migrazioni.

La vignetta

by Mauro Biani – Repubblica
maurobiani.it

IL DIRITTO D’ASILO - REPORT 2020

Pubblicazioni