Un giovane libico ha tentato il suicidio al Centro romano di Ponte Galeria. I Consigli comunali di Roma e Torino hanno approvato ognuno una mozione per la chiusura dei Centri. E intanto gli ultimi dati di Medu rivelano che l'”efficienza” dei Cie, cioé i rimpatri che essi rendono effettivamente possibili, è scesa dal 50,5% al 46% dei trattenuti fra 2012 e 2013.
Nel Cie di Ponte Galeria, a Roma, nella notte fra il 24 e il 25 febbraio ha tentato il suicidio un giovane libico di 20 anni. Yassin, questo il suo nome, era trattenuto nella struttura da tre mesi ed era arrivato in Italia quattro anni fa, quando era ancora minorenne. Di una vita senza senso fra quelle mura Yassin aveva già parlato in un’intervista al Tg3.
Nel Cie di Ponte Galeria, nel 2009, alla vigilia dell’espulsione si era già tolta la vita una donna, Mabruka Mimuni, tunisina.
Intanto, una mozione approvata dal Consiglio comunale capitolino proprio lo scorso 25 febbraio ha impegnato il sindaco Marino e la sua giunta a chiedere al Governo la chiusura del Cie e «l’elaborazione di altre forme di accoglienza di carattere non reclusivo».
Alla metà del mese un’analoga mozione è stata approvata dal Consiglio comunale di Torino per la chiusura del Cie di corso Brunelleschi.
Anche 150 richiedenti asilo
Secondo dati della Polizia di Stato raccolti e diffusi in queste settimane da Medici per i diritti umani (Medu), nel 2013 i migranti trattenuti nei Cie ancora operativi in Italia sono stati 6.016: 5.431 uomini e 585 donne. Quelli effettivamente rimpatriati sono stati meno della metà, 2.749, cosicché il “tasso di efficacia” di queste strutture è risultato ancora inferiore rispetto all’anno precedente: il 46% circa contro il 50,5% nel 2013.
«Il numero complessivo dei migranti rimpatriati attraverso i Cie – osserva Medu – nel 2013 risulta essere lo 0,9% del totale degli immigrati in condizioni di irregolarità che si stima essere presenti sul territorio italiano (294.000 secondo i dati dell’ISMU al primo gennaio 2013)».
Nel 2013 sono “transitati” e poi usciti dai Cie italiani anche 150 richiedenti asilo, contro il 120 del 2012 (+ 25%).
«Nel corso del 2013 del resto, di fronte all’immobilità dei decisori politici, il “sistema Cie” è sembrato implodere motu proprio di fronte a inefficienza, condizioni di vita disumane che alimentano rivolte e proteste disperate e tagli ai budget di gestione che pregiudicano anche i servizi più essenziali».
Dei 13 centri che formano il “sistema”, otto sono stati temporaneamente chiusi a causa di danneggiamenti o problemi di gestione, mentre i cinque ancora aperti (Torino, Roma, Bari, Trapani Milo e Caltanissetta) funzionano a scartamento ridotto.
«Per tutte queste strutture vale la considerazione fatta a proposito del Cie di Trapani Milo in occasione dell’ultima visita effettuata degli operatori di Medu il 23 gennaio scorso: un luogo di inutile sofferenza. Sofferenza e disagio che colpisce in primo luogo i migranti trattenuti, ma che pervade e raggiunge in diverso modo tutti coloro che vi operano: dagli operatori degli enti gestori alle forze di polizia».
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