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La capienza effettiva dei sei Cie rimasti aperti è oggi di 749 persone. E ancora meno numerosi sono i trattenuti attualmente presenti: circa 560. Ma per il governo le strutture dei Cie «potrebbero ritenersi ancora necessarie»…

Secondo il sito del ministero dell’Interno, i Cie (Centri di identificazione ed espulsione) «attualmente operativi» sono ancora e sempre 13. Ma recenti dati dello stesso ministero diffusi dall’agenzia Ansa confermano la situazione reale già anticipata in queste settimane da Vie di fuga: i centri rimasti aperti ad oggi sono rimasti in sei (ultimo ad essere chiuso, quello di Gradisca dell’Isonzo, in Friuli), in quattro dei quali la capienza è ridotta a causa di gesti di protesta e ribellione. Così se la capienza complessiva delle strutture è di 1.851 posti, la “ricettività” effettiva è di sole 749 persone. Ma ancora meno numerosi sono i trattenuti presenti: 564 poco prima della fine di novembre.

Ad oggi la capienza nel Cie di Bari è ridotta da 196 a 112 posti, in quello di Milano da 132 a 28, in quello di Roma da 360 a 222 e in quello di Torino da 210 a 98.

“Si potrebbe, si potrà…”

Di Cie si è occupata, sempre in queste settimane, la risposta a due interrogazioni parlamentari sul superamento dei Cie fornita alla Camera dal sottosegretario agli Interni Domenico Manzione. Secondo il sottosegretario, «potrebbero essere riviste alcune modalità di funzionamento nonché la struttura dei Cie per recuperare condizioni di maggiore vivibilità e nel rispetto dei tempi strettamente funzionali all’identificazione»; inoltre, «si potrà intervenire sui criteri posti a base d’asta per l’aggiudicazione degli appalti di gestione». Tra l’altro, Manzione riconosce che ad oggi il criterio di base è quello del «massimo ribasso».  Ma nel complesso le strutture dei Cie «potrebbero ritenersi ancora necessarie sotto diversi profili, soprattutto, ripeto, per quanto riguarda l’identificazione».

Allegato

La risposta all’interrogazione parlamentare alla Camera (novembre 2013)

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IL DIRITTO D’ASILO - REPORT 2020

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