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Coronavirus: “E dài, solo una volta…”

Aprile 2020, cronache dall’emergenza: scene di quotidianità, denunce e proposte su ciò che avviene nel Paese bloccato dal coronavirus, dalle comunità per minori ai lavori stagionali in agricoltura, dalla situazione dei ragazzi non accompagnati a quella dei senza dimora (fra cui numerosi richiedenti asilo e beneficiari di protezione umanitaria) e dei rifugiati nelle occupazioni.

Minori/1: scene da una comunità

«Ore 14.05. Un ragazzo albanese con la giacca sta per arrivare alla porta della comunità, ma ahimé per lui dall’ufficio si riesce a monitorarla. Carlo (l’educatore, ndr): “Dove vai?”. “Esco dalla mia ragazza”. “Lo sai che non puoi”. “E dài, solo una volta, vado a piedi”. “Puoi anche volare per quanto mi riguarda, ma non potete uscire. Vi abbiamo spiegato il perché”. “Ma tanto sto attento”. “Puoi stare attento quanto vuoi, ma magari tu passi il virus a lei, lei ai suoi genitori e vanno in ospedale. Oppure lei lo passa a te e tu contagi tutti qua in comunità e vi dobbiamo chiudere dentro e buttare la chiave”. “Ok allora vado a fumare in giardino”. “Ecco bravo, drògati e ricordati che dalla finestra posso vederti”…». Scena semiseria in una comunità per adolescenti stranieri a Milano, dalle decine di testimonianze di operatori raccolte in queste settimane dalla rivista Animazione sociale.

Minori/2: focus sui non accompagnati

Il Consiglio italiano per i rifugiati (CIR) ha realizzato una “scheda tecnica” di denuncia e proposta sulle principali dsfunzioni emerse sul territorio nazionale nella gestione del COVID-19 in tema di minori stranieri non accompagnati.

Roma/1: zona rossa (e amarezza) al Selam Palace

6 aprile 2020: il Selam Palace, la più numerosa occupazione di rifugiati della capitale, viene isolato dalle forze dell’ordine dopo che due persone sono risultate positive al coronavirus. L’AMA, l’azienda municipale di “servizi ambientali”,  ha poi sanificato il cortile e la Protezione civile ha montato un tendone per il triage, dove la ASL Roma 2 ha iniziato a fare tamponi. L’Associazione Cittadini del mondo, che lavora al Selam da 14 anni, afferma: «Era da settimane che chiedevamo con insistenza alle istituzioni dispositivi e presidi, ma nessuno ci ha ascoltato. Questa situazione ci lascia l’amaro in bocca, si poteva assolutamente evitare».

Roma/2: senza dimora, se “chiude” anche l’accoglienza…

Dopo le denunce di varie associazioni, nei giorni scorsi, anche il comitato romano della campagna Io Accolgo ha chiesto un incontro con il Comune della capitale, i Municipi cittadini, la Prefettura e le ASL sulla situazione dei gruppi più deboli, abbandonati e vulnerabili che in queste settimane affrontano l’emergenza da COVID-19: quelli delle 8.000 persone senza dimora presenti in città. Fra l’altro, denuncia il comitato di Io Accolgo, «dal 9 marzo ad oggi non è stato possibile per gli operatori legali chiedere l’accesso in accoglienza di migranti nel circuito cittadino o di richiedenti asilo e beneficiari di protezione ai circuiti CAS e SIPROIMI, in quanto gli uffici competenti di Roma capitale, della Questura e della Prefettura sono chiusi e non procedono agli inserimenti. Moltissime persone, pur avendo diritto a un posto in accoglienza, continuano a dormire per strada aumentando l’insieme dei senza fissa dimora». 

“La solidarietà alimentare deve essere per tutti!”

«Nessuna discriminazione degli aiuti per l’emergenza»: è quanto chiedono, fra gli altri, l’ASGI, Avvocati per Niente, CGIL Umbria e Caritas Ambrosiana dopo l’ordinanza del Governo n. 658 del 29.3.2020  per incrementare il fondo di solidarietà comunale e contrastare le situazioni di bisogno nell’emergenza COVID-19. Purtroppo «già alcuni Comuni hanno deliberato escludendo tutti gli stranieri o, in altri casi, ammettendo al beneficio solo gli stranieri titolari di un permesso di soggiorno a tempo indeterminato», ma «simili esclusioni sono illogiche, ingiuste e in contrasto con le vigenti norme di legge». Le associazioni avvertono che non è possibile escludere, nell’emergenza, nemmeno gli stranieri irregolari né, tanto meno, i richiedenti asilo che molti Comuni rifiutano di iscrivere all’anagrafe.

Agricoltura e non solo: una (ragionevole) regolarizzazione

Organizzazioni di categoria, sindacati e associazioni chiedono da giorni un intervento urgente in agricoltura a causa dell’impossibilità di raggiungere l’Italia per decine di migliaia di lavoratori stagionali, comunitari e non. «Il rischio – avverte la campagna Ero straniero con la campagna Io Accolgo – è, da un lato, uno stop del settore agricolo e di conseguenza della fornitura di generi alimentari nei negozi e supermercati, e dall’altro il ricorso a lavoro sommerso, caporalato e sfruttamento, senza nessuna garanzia a livello lavorativo e sanitario. Parliamo di un fabbisogno stimato di almeno 250 mila persone…». “Ero straniero” ha proposto così un provvedimento straordinario di regolarizzazione per i cittadini stranieri non comunitari già presenti in Italia, con il rilascio di un permesso di soggiorno a fronte di un contratto di lavoro regolare. In agricoltura, certo, ma anche nel settore dei servizi di cura alla persona (le/i “badanti“). «Sono moltissimi, infatti, i datori di lavoro impossibilitati dalla normativa attuale ad assumere persone magari già conosciute e formate, ma rimaste senza documenti, e costretti a ricorrere al lavoro in nero. Con l’assunzione di nuovi lavoratori, inoltre, si avrebbero per lo Stato nuove entrate fiscali e contributive, preziosissime in questo momento così critico».

Permesso per ricerca di lavoro e stranieri “radicati”: la proposta di legge di Ero straniero

Concretamente, l’iniziativa di regolarizzazione promossa da “Ero straniero” si esprime in una proposta di legge di iniziativa popolare dal titolo “Nuove norme per la promozione del regolare permesso di soggiorno e dell’inclusione sociale e lavorativa di cittadini stranieri non comunitari”. Gli 8 articoli prevedono: l’introduzione di un permesso di soggiorno temporaneo per la ricerca di occupazione e attività di intermediazione tra datori di lavoro italiani e lavoratori stranieri non comunitari; la reintroduzione del sistema dello sponsor; la regolarizzazione su base individuale degli stranieri “radicati”; l’effettiva partecipazione alla vita democratica col voto amministrativo e l’abolizione del reato di clandestinità.

Una “piattaforma” on line per richiedenti asilo e rifugiati

«Gli uffici immigrazione della Questura sono chiusi al pubblico, ma puoi recarti in Questura per manifestare la tua volontà di chiedere la protezione internazionale e la tua domanda verrà registrata non appena possibile…». È la prima informazione specifica che offre ai richiedenti asilo la piattaforma sull’emergenza messa on line dall’ARCI in collaborazione con l’UNHCR. Il sito Internet, con testi in 15 lingue, è: coronavirus.jumamap.com e l’iniziativa è collegata al numero verde 800 905570 e al portale Jumamap – Refugees Map Services.

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