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CPR, Milano: “Il sindaco chieda la chiusura di via Corelli”. Torino e la “giurisdizione apparente”

Nei giorni di una recisa presa di posizione del presidente della CEMI e della Fondazione Migrantes («La costruzione di CPR è l’ultima, costosa, inutile cosa a cui pensare per governare l’immigrazione, per tutelare i cittadini italiani e le persone migranti e per rendere sicure anche socialmente le nostre città»), a Milano parte un’iniziativa popolare perché il sindaco Sala chieda al Viminale la chiusura del CPR di via Corelli. Mentre a Torino una nuova ricerca sulla giurisdizione del Giudice di pace in materia di trattenimento nel CPR di corso Brunelleschi conferma le gravi carenze già denunciate sette anni fa.

 

(Foto Fifaliana-joy su Pixabay).

 

Nuovi CPR? “L’ultima costosa, inutile cosa a cui pensare”

«Non appena capita un’aggressione ad opera di un immigrato irregolare, come nel caso del marocchino di Milano, ritorna l’occasione strumentale per annunciare la creazione di nuovi CPR, come ha fatto il ministro dell’Interno Piantedosi, quasi fosse lo strumento necessario per la sicurezza. Il ministro ha detto che prima dell’estate renderà nota la lista dei nuovi CPR in tutto il territorio nazionale, in aggiunta a quelli che ora ospitano 500 persone, ritenendoli indispensabili per i rimpatri dei migranti irregolari. [Ma] la costruzione di CPR è l’ultima, costosa, inutile cosa a cui pensare per governare l’immigrazione, per tutelare i cittadini italiani e le persone migranti e per rendere sicure anche socialmente le nostre città. Alla luce di 25 anni di inutilità dei CPR – come hanno scritto anche 40 organizzazioni della società civile riunite nel Tavolo nazionale asilo – speriamo in uno scatto di intelligenza, realismo oltre che di umanità in chi governa il nostro Paese e in chi governerà l’Europa». Sulla questione dei Centri per il rimpatrio (CPR), il 14 maggio sulle colonne di Avvenire è intervenuto anche mons. Gian Carlo Perego, presidente della CEMI e della Fondazione Migrantes e della CEI.

Qui Milano: un’iniziativa popolare rivolta al sindaco Sala

Viene presentata in questi giorni agli Stati generali sulla detenzione amministrativa una iniziativa popolare per chiedere al sindaco di Milano Giuseppe Sala di rivolgersi al ministero dell’Interno (anche portandolo in giudizio, se necessario) per chiudere il CPR di via Corelli e risarcire il danno da lesione dell’immagine e dell’identità cittadina arrecato alla comunità territoriale.

Denunciano le associazioni promotrici dell’iniziativa, fra cui ActionAid, Altreconomia, Antigone Lombardia, ASGI, CILD e Naga: «Fin dalla sua riapertura, avvenuta oltre tre anni e mezzo fa, il CPR di Milano è stato teatro di profonda sofferenza e di costante violazione di diritti inviolabili, quali il diritto alla difesa, alla salute, a una vita dignitosa, alla libertà di comunicazione. La scarsa trasparenza legata alla gestione privata del centro e a quanto accade all’interno rende da sempre il CPR impermeabile alla società civile, ostacolandone le diverse possibilità di denuncia. Atti di violenza istituzionale, rivolte e forme individuali di protesta, quali – su tutte – l’autolesionismo e i tentativi di suicidio, avvengono quotidianamente. Nonostante le documentate condizioni di vita inumane e degradanti e le inchieste da parte della Procura, il Governo non ascolta le innumerevoli denunce da parte della società civile e annuncia l’idea di aprire un secondo CPR sul territorio milanese».

Questo il link per l’adesione on line (aperta a tutti i milanesi) sul sito del Naga.

Qui Torino: rapporto sulla “giurisdizione apparente”

Un nuovo report realizzato da avvocati e studenti e pubblicato dall’ASGI con il titolo La giurisdizione apparente ha studiato l’operato della pubblica amministrazione e delle difese nel CPR torinese di corso Brunelleschi, confermando una «generale resistenza al recepimento dei principi affermati dalla Corte di cassazione».

La ricerca ha preso in esame da un punto di vista quali-quantitativo le procedure di convalida e di proroga del trattenimento, di competenza del Giudice di pace. Più nel dettaglio, l’osservazione ha passato al setaccio i trattenimenti disposti nel 2022 (835) e nei primi mesi del 2023 (103) sino alla chiusura del CPR, avvenuta all’inizio di marzo a causa di un ennesimo incendio.

«L’indagine sulla giurisdizione del Giudice di pace di Torino in materia di trattenimento amministrativo conferma le gravi carenze già denunciate nel rapporto pubblicato nel 2017 – si legge nella nuova pubblicazione -: nell’83% dei decreti di convalida e nel 78% di quelli di prima proroga, il Giudice si limita ad accogliere la richiesta della Questura senza offrire alcuna argomentazione, nemmeno nei casi in cui la difesa motiva la propria opposizione. Il 64% delle udienze di convalida non supera i dieci minuti di durata, il 35% non raggiunge i cinque».

A partire dal 2018, i decreti di convalida e proroga del Giudice di pace del capoluogo subalpino sono stati regolarmente sottoposti all’esame della Cassazione. E le circa 150 pronunce della Suprema corte che riguardano i provvedimenti dell’autorità torinese e sono state emesse nel periodo 2020-2023 «descrivono una giurisprudenza ancora assopita, incapace di garantire effettività alla tutela del diritto alla libertà degli stranieri».

 

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