Il vertice di Malta sull’immigrazione (11-12 novembre) ha riunito decine di Paesi europei e africani nonché diverse organizzazioni come l’UE, l’Unione Africana e l’UNHCR. Il risultato del vertice è stata l’istitizione dell’Emergency Trust Fund, un fondo di garanzia di 1,8 miliardi di euro che ha fra i suoi scopi quello di sostenere i Paesi africani negli interventi volti a contenere l’emigrazione.
Dalle conclusioni del vertice risulta chiaro che la prima preoccupazione dell’UE e dei suoi Stati Membri è quella di bloccare le partenze e di rendere efficaci i programmi di rimpatrio, quindi di rafforzare lo strumento degli accordi bilaterali affinché via sia una collaborazione continua ed efficace fra Europa e Africa.
Parte di questo contributo di 1,8 miliardi, speso per un’azione di contenimento e di presa in carico a fronte dei programmi di rimpatrio, va letteralmente a togliere risorse alla cooperazione, già martoriata e ridotta all’osso. L’ONU per esempio quest’anno ha ricevuto dall’UE 77 milioni di dollari contro i 560 milioni stanziati nel 2014, ma ogni Paese europeo ha tagliato i fondi nazionali per la cooperazione e nelle previsione del budget europeo, è anche annunciato un taglio del 24% per il Development cooperation instrument, fondo europeo destinato alla cooperazione.
Secondo gli analisti al vertice di Malta Europa e Africa non hanno condiviso la piattaforma di incontro per confrontarsi e lavorare su una visione comune: da una parte i Paesi africani insistevano per la creazione di canali legali d’ingresso in Europa e dall’altra i Paesi europei erano interessati al rafforzamento dei controlli delle frontiere esterne e agli accordi di rimpatrio.
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