Il decreto Minniti-Orlando del 2017, che ha abolito la chance di ricorso in Appello per i procedimenti in materia di protezione internazionale, ha causato nell’ultimo anno un boom «inaspettato» di ricorsi in Cassazione: 6.026 i ricorsi presentati nel 2018, contro i 1.089 del ’17. Oltre 6.000 i procedimenti rimasti pendenti a fine 2018 presso la Suprema Corte.
Ricorsi più che quintuplicati in Cassazione: nel 2018 è stato questo l’effetto del decreto legge n. 13 del 17 febbraio 2017 (il cosiddetto decreto Minniti-Orlando) convertito dalla legge 46/2017.
Il decreto, con l’obiettivo di accelerare l’iter dei procedimenti in materia di richieste d’asilo, ha istituito le “Sezioni specializzate in materia di immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini dell’Unione europea” presso i Tribunali distrettuali. E queste Sezioni sono state incaricate di decidere in primo grado sui ricorsi relativi alle decisioni di protezione internazionale.
Il testo ha però anche stabilito, con una norma discutibile e discussa, che contro questi provvedimenti di primo grado i richiedenti asilo possono ricorrere solo in Cassazione, e non più in Appello.
«Tale disposizione – ha reso noto il primo presidente della Suprema Corte Giovanni Mammone nella sua relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2019 – ha comportato un improvviso quanto inaspettato aumento dei ricorsi in materia di protezione internazionale, gravando la Corte di 6.026 nuovi iscritti, con una percentuale in aumento del 550%. Tale afflusso, nonostante l’impegno anche organizzativo della Sezione interessata (la Prima civile) per lo smaltimento dei nuovi ricorsi, ha comportato un aumento considerevole della pendenza generale dei ricorsi».
La tabella che segue illustra l’andamento dei ricorsi civili presso la Suprema Corte nell’ultimo triennio, fra cui quelli in materia di protezione internazionale. Questi ultimi erano stati appena 374 nel 2016; quanto al 2018, la Cassazione durante l’anno ne ha esaminati 1.104, contro gli appena 461 del ’17. Ma alla fine dell’ultimo anno quelli pendenti erano ben 6.058, contro i 1.136 di fine ’17 (+ 430%).
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