La situazione sul confine italo-francese e la testimonianza del giovane movimento Europe Must Act completano la sintesi del webinar di Forum per cambiare l’ordine delle cose, Fondazione Migrantes ed Escapes dedicato alla criminalizzazione della solidarietà. Un tema che rimane purtroppo quanto mai attuale, dopo le perquisizioni attuate ieri dalla Procura di Ragusa contro l’Idra Social Shipping, la compagnia armatoriale dell’ONG Mediterranea Saving Humans.
Sulla frontiera delle Alpi: di qui il silenzio, di là i processi«Li ho visti salire in motoslitta e partire all’inseguimento di persone, o cercarle con enormi fari, che obbligano a districarsi sui sentieri più alti». Laura Martinelli, avvocata dell’ASGI e attivista in Valle di Susa, nel secondo webinar del ciclo Diritto d’asilo, un percorso di umanità ha descritto la situazione ai posti di frontiera del Monginevro e di Ventimiglia-Mentone, dove la polizia francese non solo presidia i varchi, ma dal 2013 spesso pattuglia il territorio, anche con l’ausilio dell’esercito, spostandosi di notte per intercettare i migranti che cercano di raggiungere altri Paesi europei. Questa strategia, che costringe le persone a evitare i percorsi più tracciati e battuti, è già costata la perdita di vite umane e il ritrovamento di persone semiassiderate o in difficoltà nella neve (da famiglie con bambini piccolissimi a donne incinte). E, regolarmente, si realizza con il respingimento in Italia di quasi tutti gli intercettati (consegnati alla polizia italiana ma anche abbandonati da soli in strada, di notte) e anche di minori non accompagnati (la polizia francese è arrivata a falsificare la loro età, per eludere l’obbligo di affidarli ai servizi sociali), ignorando le intenzioni di chiedere protezione in Francia. «Il confine non è impermeabile – puntualizza Martinelli -, ma possono essere necessari anche quattro, cinque tentativi. L’atteggiamento della polizia è già stato ritenuto illegittimo a più riprese dai tribunali francesi. Però è diventata necessaria la presenza di attivisti “solidali” al di qua e al di là del confine, per offrire ai migranti un minimo di aiuto materiale». «Sul versante italiano le autorità di polizia e l’autorità giudiziaria sono silenti da tempo – osserva ancora Martinelli -, forse per non attirare i riflettori su ciò che avviene, perché in qualche modo è “utile” che delle persone se ne vadano fuori confine» (e tuttavia oggi pende uno sgombero sulla casa cantoniera occupata di Oulx, la realtà che in valle ospita il maggior numero di migranti in transito). Invece, sul versante francese è già stato dispiegato «un apparato repressivo importante, e sono stati aperti procedimenti penali a carico di numerosi solidali». Martinelli ha portato vari esempi. Ma ha anche ricordato la particolare situazione del Refuge solidaire di Briançon: «Ha rischiato di essere chiuso, ma volontari e attivisti hanno deciso di portare la loro esperienza il più possibile alla luce del sole. Hanno iniziato a organizzare delle maraude collettive (le “passeggiate” degli attivisti lungo il confine per verificare che non vi siano migranti dispersi e per monitorare i comportamenti della polizia, ndr) invitando società civile, politici, associazioni, ONG, e hanno fatto un gran lavoro di raccolta di storie e anche di abusi da parte della polizia di frontiera. La loro reazione ha funzionato: sono ancora lì, anche se il sindaco vorrebbe cacciarli». L’intervento completo nel video del webinar: da 42′ 50” in poi |
Europe Must Act: “Salvataggi? Meglio la giustizia!”«Nel salvataggio, rescue, si instaura una relazione che in fondo non è equa: da un lato l’”eroe”, il “bianco” che decide di salvare, dall’altro le persone salvate, quelle che non avevano scelta. Ma fermarsi qui significa mettere l’accento solo sull’azione finale, non sulle cause che mettono in pericolo le persone. Noi preferiamo focalizzarci su altri termini e quindi su altri concetti, come ad esempio l’equità fra gruppi di persone». La riflessione è di Isla Kitching, scozzese, che fa parte del coordinamento di Europe Must Act.
«Ci stiamo concentrando sulla necessità di accogliere le persone nelle nostre città dell’Unione Europea, senza abbandonarle ai confini, nelle isole, in periferia – ha detto ancora Kitching -. Ma bisogna anche concentrarsi sulle politiche che conducono ai “grandi centri” e alle distorsioni che questi ultimi portano con sé. Per questo stiamo lanciando una “No more camps campaign“. Dopo l’incendio di Moria alcuni richiedenti asilo sono stati ricollocati in altri Paesi dell’UE, ma questa, più che una chance emergenziale, dovrebbe essere strutturale nelle politiche dell’UE». L’intervento completo nel video del webinar: da 1h 1′ 30” in poi Italy Must Act: “18 marzo 2016, remember?”Al webinar, infine, ha portato l’esperienza della branca italiana del movimento Cecilia Sanfelici. «Noi di Italy Must Act siamo giovani – ha detto -, ma abbiamo tutti esperienze sul campo in Grecia, in Bosnia e nei progetti del SIPROIMI in Italia. Abbiamo visto le conseguenze delle politiche migratorie sui migranti stessi, ma anche i modelli positivi di accoglienza diffusa e integrata, che vogliamo promuovere». Dopo alcune iniziative organizzate in varie città, oggi Italy Must Act propone ai Comuni italiani una delibera in cui essi si impegnano, come “Comuni solidali“, ad accogliere richiedenti e rifugiati nell’ambito del SIA (l’ex SIPROIMI), ma anche ad agire a livello nazionale e internazionale per un cambiamento delle politiche migratorie. All’idea ha già aderito un Comune del veronese. «Ma stiamo anche preparando varie azioni di sensibilizzazione in vista del 18 marzo, quinto anniversario del disastroso “accordo UE-Turchia“». L’intervento completo nel video del webinar: da 1h 22′ 30” in poi
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