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Donna, vita, libertà: “Maysoon Majidi e Marjan Jamali devono essere liberate!”

A Roma l’appello e la conferenza stampa di associazioni e organismi (fra cui la Fondazione Migrantes) per il rilascio delle due donne iraniane recluse da oltre sei mesi con l’accusa di essere “scafiste”. Quella di scafista è una categoria contestata e problematica da un punto di vista giuridico: nella maggior parte dei casi, oggi, le persone che si trovano alla guida delle imbarcazioni sono semplici migranti in stato di necessità, ma vengono perseguite come se fossero trafficanti.

 

(Foto Pxhere).

Nei giorni scorsi si è tenuta a Roma, presso la sala stampa della Camera dei Deputati, la conferenza stampa “Donna, vita, libertà. Il caso di Maysoon Majidi e Marjan Jamali”, promossa dall’associazione A buon diritto per chiedere la libertà per le due donne iraniane arrestate con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare sulla base di testimonianze rilasciate subito dopo lo sbarco in Italia e senza la possibilità di un controesame.

La vicenda

Maysoon Majidi e Marjan Jamali sono due giovani donne iraniane arrivate in Italia nel 2023. Dopo essere sbarcate sono state sottoposte a provvedimenti di custodia cautelare in quanto accusate di favoreggiamento e, in particolare, di essere delle “scafiste”. Marjan si trova oggi agli arresti domiciliari, mentre Maysoon è reclusa in carcere in Calabria in attesa del giudizio immediato, che si terrà il prossimo 24 luglio. Maysoon, 27 anni, è in una condizione di preoccupante depressione e debilitazione: oggi pesa appena 38-40 chili e le è stata rifiutata la visita di una psicologa da lei indicata.

Scafiste?

«Maysoon Majidi e Marjan Jamali erano in fuga dal loro paese quando sono sbarcate in Italia. Qui, invece di trovare tutela e protezione, sono state accusate di un reato – quello previsto dall’articolo 12 del Testo unico immigrazione (TUI) – che spesso colpisce persone che con il traffico di esseri umani non hanno nulla a che fare» dichiara A buon diritto.

Quella di scafista è una categoria contestata e problematica da un punto di vista giuridico: nella maggior parte dei casi oggi le persone che si trovano alla guida delle imbarcazioni sono semplici migranti in stato di necessità, ma vengono perseguite come se fossero trafficanti.

L’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare nei confronti delle due donne è stata avanzata sulla base di testimonianze di persone che avevano effettuato l’ultimo tratto di viaggio in barca insieme a loro e che avevano riferito la partecipazione di Maysoon alla distribuzione di cibo e acqua a bordo; mentre le accuse riguardanti Marjan provenivano dagli stessi uomini che, nel racconto della donna, avrebbero tentato una violenza nei suoi confronti. Tali testimoni sono stati interrogati nei concitati momenti dopo l’approdo, ma non è stato possibile un controesame delle loro affermazioni perché sono scomparsi poco dopo lo sbarco.

Durante la conferenza stampa è stata letta la lettera che Maysoon Majidi ha inviato dal carcere al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per chiedere che la sua voce venga ascoltata e che la sua detenzione venga trasformata in libertà provvisoria o in una forma di detenzione alternativa.

Se mancano canali legali…

Con la conferenza stampa, oltre a chiedere la liberazione di Maysoon Majidi e Marjan Jamali, si è voluto denunciare l’ulteriore inasprimento della politica migratoria italiana, ricordare che il traffico di esseri umani è reso possibile e alimentato dalla mancanza di canali legali e sicuri di ingresso in Italia e in Europa e chiedere una modifica profonda delle attuali leggi sull’immigrazione e della loro applicazione, a partire da quella dell’art.12 del Testo Unico Immigrazione.

All’iniziativa hanno aderito Ero Straniero, Refugees Welcome Italia, Mediterranea Saving Humans, Lunaria, Ciac Onlus, Casa dei diritti sociali odv, RECOSOL, Fondazione Migrantes, Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (FCEI), Agenzia Scalabriniana per la Cooperazione allo Sviluppo (ASCS), Acli, Danish Refugee Council (DRC), Amnesty International Italia, Coltivazione Aps, International Rescue Committee Italia, Associazione Black and white ETS Castel Volturno, Commissione Migranti e GPIC, Missionari Comboniani provincia italiana, Cnca, Asgi, Europasilo e SIMM-Società Italiana di Medicina delle Migrazioni.

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