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Dublino, il gioco è “a somma zero” ma ha il suo prezzo. I primi dati europei 2018

Mentre il governo italiano “scopre” che esistono i trasferimenti di Dublino, esce a cura dell’Asylum Information Database la prima analisi dei dati europei 2018 sull’attuazione del regolamento. E l’ECRE ricorda: «Dedicare tempo e risorse a migliaia di pratiche che mettono le persone in un limbo e ritardano l’accesso alla protezione solo per risolversi, nella maggior parte dei casi, con un mancato trasferimento, non è un obbligo ma una scelta».

Dublino: le richieste di assunzione di competenza “in uscita” da 14 Paesi nel primo semestre 2018 (fonte AIDA 2018).

 

L‘ultimo Dublin Update dell’Asylum Information Database (AIDA) dell’ECRE pubblica i dati del sistema “di Dublino” nei primi sei mesi del 2018 in 14 Paesi europei.

Il regolamento “Dublino” continua a essere in larga parte un “affare tedesco”. La Germania è stato il principale Paese emittente di richieste di presa in carico verso l’estero (30.305) e uno dei principali destinatari di richieste (12.313) da parte di altri Paesi.

D’altro canto, la Grecia ha ricevuto 2.313 richieste nella prima metà del 2018 – la stragrande maggioranza proveniente proprio dalla Germania – rispetto alle 257 registrate nel primo semestre del 2017. Questo aumento esponenziale è legato probabilmente agli sforzi della Commissione europea nell’incoraggiare gli Stati membri a riprendere i trasferimenti verso la Grecia. L’Ungheria ha registrato un calo nel numero di richieste in entrata (1.848), per la maggior parte giunte da Francia e Germania.

Paesi come Svizzera, Austria, Grecia, Malta e Slovenia hanno inviato e ricevuto volumi simili di richieste in uscita e in entrata per il trasferimento di richiedenti asilo in attuazione del regolamento di Dublino.

Dal punto di vista degli oneri amministrativi e dell’efficienza, tali “scambi” di richieste confermano la natura profondamente burocratica e le carenze del “sistema Dublino”.

Cliccare per ingrandire: Dublino, le richieste “in uscita” e i trasferimenti eseguiti nel primo semestre 2018 (fonte AIDA 2018).

Le varie amministrazioni nazionali investono molto tempo e risorse umane ed economiche sulle procedure per il trasferimento di richiedenti asilo all’estero solo per ritrovarsi con un numero all’incirca uguale di fascicoli per l’accoglienza di richiedenti asilo provenienti da altri Paesi.

I motivi su cui i procedimenti “di Dublino” si basano sono significativi. Le statistiche per il primo semestre 2018 confermano quanto registrato negli anni precedenti, in cui i “casi Dublino” nella maggior parte dei Paesi non erano correlati ai legami familiari, alla dipendenza, ai motivi di salute o ad altri fattori umanitari.

Eccezion fatta per la Grecia, la riunificazione familiare rimane un motivo marginale per le richieste di assunzione di competenza. La maggior parte dei Paesi continua a far riferimento alla “ripresa in carico”, seguita dalle disposizioni relative ai documenti e all’ingresso irregolare.

La Germania, dove a partire dalla scorsa estate si è molto dibattuto su misure per accelerare i trasferimenti “Dublino”, ha realizzato la maggior parte dei trasferimenti effettivi di richiedenti asilo (4.922), davanti alla Grecia (2.743), all’Austria (1.408) e ai Paesi Bassi (1.080).

Tuttavia, se si guarda alle 30.305 richieste in uscita emesse durante lo stesso periodo, ne emerge che quasi l’85% dei procedimenti avviati dalle autorità di Berlino non ha dato luogo a un trasferimento. Il tasso di trasferimento è più elevato in Svizzera (23,8%), nei Paesi Bassi (27,3%) e in Austria (43,9%). La Grecia, che ha emesso richieste “Dublino” soprattutto per motivi di riunificazione familiare, ha ottenuto un tasso di trasferimento dell’89%.

«È fondamentale per il dibattito politico ricordare che gli Stati non sono mai tenuti a trasferire un richiedente asilo in un altro Paese – afferma Minos Mouzourakis, senior AIDA coordinator presso l’ECRE –. Infatti il regolamento “Dublino” concede loro la facoltà di assumersi la responsabilità di valutare una richiesta di asilo in qualsiasi momento. Quindi dedicare tempo e risorse a migliaia di pratiche che mettono le persone in un limbo e ritardano l’accesso alla protezione solo per risolversi, nella maggior parte dei casi, con un mancato trasferimento, non è un obbligo ma una scelta».

(dall’Asylum Information Database, 3 ottobre 2018, traduzione a cura di Vie di fuga)

Allegato

The Dublin system in the first half of 2018 (AIDA, ottobre 2018, file .pdf)

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