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Frontiere orientali/ 2: capolinea Serbia, prigione Ungheria

Mentre nei Balcani i processi di ulteriore chiusura a migranti e rifugiati non conoscono sosta, l’UNHCR denuncia i respingimenti illegali adottati da sei Paesi: l’Ungheria, la Croazia, la Serbia e la Macedonia, ma anche la Bulgaria e la Grecia verso la Turchia.  *** Aggiornamento 7 marzo: il Parlamento ungherese ha approvato la detenzione automatica di tutti i richiedenti asilo per la durata dell’esame della loro domanda.

Serbia, inverno 2016-2017 (foto Save the Children).

 

L’agile rapporto Pushed Back at the Door (vedi news precedente), che per ognuno dei cinque Paesi presi in esame fa il punto sulle restrizioni normative e sulla situazione alla frontiera con “casi di studio” e raccomandazioni, è uscito nello scorso gennaio.

Ma da allora i processi di progressiva chiusura non si sono fermati. Un mese fa in Slovenia è diventata legge la facoltà per il Parlamento di Lubiana di «chiudere i confini» in caso di minacce alla sicurezza e all’ordine pubblico collegabili all’immigrazione (è la strada, del resto, su cui si sta muovendo anche la Polonia).

Mentre a Budapest il Parlamento ungherese sta per discutere un disegno di legge che, se approvato, estenderebbe il ricorso ai respingimenti collettivi e introdurrebbe la detenzione automatica per i richiedenti asilo. *** Aggiornamento 7 marzo: il Parlamento ungherese ha adottato gli emendamenti che consentiranno la detenzione automatica dei richiedenti asilo in container per tutta la durata dell’esame della loro domanda.

“Io respingo, tu respingi, lui respinge…”

Intanto, nel 2016 i respingimenti e gli ingressi negati nei Paesi orientali del’UE hanno fatto triplicare (dai 2.000 di luglio ai 7.000 di fine anno, fonte UNCHR) i rifugiati e i migranti bloccati in Serbia, esposti a un duro inverno di miseria e privazioni. E a sua volta la Serbia, in seguito alle restrizioni decise dall’Ungheria, nel 2016 ha vietato l’ingresso a 17 mila persone dalla Macedonia.

Nei giorni scorsi un nuovo rapporto di sintesi dell’UNHCR sui «Desperate journeys» (questo il titolo della pubblicazione) nel Mediterraneo e sulla “rotta” dei Balcani, ha denunciato le numerose notizie di respingimenti illegali «con il frequente uso di violenza» che chiamano in causa sei Paesi: l’Ungheria, la Croazia, la Serbia e la Macedonia, ma anche la Bulgaria e la Grecia verso la Turchia.

E mentre gli Stati balcanici alzavano barriere, «per attraversare i confini i rifugiati e i migranti hanno cercato vie più rischiose, con un tributo di parecchie vite umane», ha denunciato (e documentato) lo stesso rapporto.

Nelle conclusioni di Desperate Journeys si legge: «Le persone che hanno bisogno di protezione internazionale continueranno ad avere il bisogno di cercare sicurezza in Europa in questo 2017 e oltre, senza badare alle restrizioni, inclusi i respingimenti e gli altri abusi che subiscono alle frontiere nel tentativo di ridurne il numero».

Allegato

Desperate journeys (UNHCR, febbraio 2017, file .pdf)

Collegamento

Rotta dei Balcani… con inversione di marcia: il caso Croazia (Aylum in Europe, dicembre 2016)

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