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UE, la frontiera orientale nell’autunno dei diritti: stenti, pushback e i primi morti

La frontiera orientale dell’Unione Europea con la Bielorussia ha visto negli ultimi mesi un forte aumento del flusso di rifugiati e migranti che cercano di raggiungere la Lituania, la Lettonia e la Polonia. E oggi entra nell’autunno con testimonianze di “pushback” illegali, di un terribile abbandono nella “terra di nessuno” delle paludi e con le prime vittime: quattro i corpi appena ritrovati sul confine fra Bielorussia e Polonia.

(immagine Free Photos da Pixabay).

 

Alla fine “doveva” succedere. Sulla frontiera orientale fra Polonia e Bielorussia domenica sono stati ritrovati i corpi di quattro persone. Le loro nazionalità oggi erano ancora incerte. Ma sembra che almeno due siano irakeni, e sono morti assiderati.

Dalla fine della primavera la frontiera orientale dell’UE ha visto crescere il flusso (solitamente molto modesto) di rifugiati e migranti che dalla Bielorussia cercano di entrare in Polonia, Lituania e Lettonia.

Nel mese di giugno si sono contati oltre 400 attraversamenti “illegali” verso la Lituania, sei volte il dato di tutto l’anno precedente. In quelle stesse settimane sia la Lituania che la Lettonia hanno chiesto il supporto di squadre dell’agenzia Frontex. Alla fine di agosto gli attraversamenti di rifugiati e migranti registrati dall’inizio di questo 2021 sulla frontiera orientale dell’Unione sono stati più di 5.300. Nel totale, ben 4.100 riguardano il tratto confinario che separa Lituania e Bielorussia (dati Frontex).

“Stato di emergenza”

Cliccare per ingrandire (immagine BBC News).

Sul versante ovest della frontiera si accusa Minsk di “spingere” questi flussi in ritorsione alle sanzioni che, dal 2020, l’UE ha imposto al regime di Aleksandr Lukashenko per le violazioni dei diritti umani. Ma ancora una volta anche i Paesi UE interessati (e la stessa Unione) certo non stanno dando il meglio di sé.

La Polonia all’inizio di settembre ha dichiarato lo stato di emergenza sul proprio confine con la Bielorussia, in un quadro di tensione crescente che non riguarda solo i flussi migratori ma rischia di aggravare la situazione già difficile del diritto d’asilo e, in generale, del rispetto dei diritti umani nella regione.

Oggi l’OIM e l’UNHCR, in una nota congiunta, hanno denunciato i respingimenti sommari (pushback) che avvengono ai confini orientali dell’UE con la Bielorussia. Inoltre, aggiungono le due agenzie internazionali, «gruppi di persone sono rimasti bloccati per settimane senza poter accedere a una qualsiasi forma di assistenza, asilo o servizi di base. Molti sono stati abbandonati in condizioni terribili, esposti alle intemperie e all’ipotermia. Alcuni sono stati tratti in salvo in mezzo alle paludi».

OIM e UNHCR chiedono così un’indagine immediata sul ritrovamento delle quattro vittime, che si inizi a gestire la situazione secondo gli obblighi internazionali e «che gli Stati operino in modo collaborativo, dando la priorità ai diritti umani» e soccorrendo i gruppi di migranti con assistenza medica, cibo, acqua e riparo in vista dell’inverno.

 

«I richiedenti asilo e i migranti non dovrebbero mai essere usati dagli Stati per fini politici – ammoniscono le due agenzie -. Ma «i respingimenti sommari mettono in pericolo vite umane e sono illegali secondo il diritto internazionale».

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