* di Marco Calabrese
La BBC, basandosi su storie vere, ha provato a ricreare l’odissea quotidiana di milioni di siriani. Il risultato è una simulazione che si basa su un meccanismo semplice: ogni volta si è obbligati a scegliere tra due azioni o percorsi diversi, i quali condurranno a determinate circostanze. L’obiettivo, come per molti siriani in fuga nella realtà, è arrivare sani e salvi in Europa.
Come altri nove milioni di siriani sono stato costretto a lasciare la mia casa a Damasco: l’ho venduta per ventimila dollari, meno della metà del suo valore reale, ma grazie a quei soldi sono riuscito ad arrivare in Libano. Ora, mentre ci aggiriamo per le vie di Beirut, io e la mia famiglia dobbiamo decidere quale strada prendere per realizzare il nostro sogno: Egitto, e quindi tentare la traversata via mare, o Turchia, raggiungendo la Grecia. Non sappiamo molto, ma siamo consapevoli che sarà difficile e rischioso.
Scegliamo di andare verso l’Egitto: le condizioni di vita sono più dure rispetto alla Turchia ma è più conveniente. Qui ci sono moltissimi rifugiati come noi, anche se dal 2013 è vietato l’ingresso ai siriani sprovvisti di visto. Per fortuna riusciamo ad ottenerne uno e ci dirigiamo verso Il Cairo. Dopo una settimana conosciamo Ahmad, un trafficante, che sostiene di poterci aiutare a raggiungere l’Italia. Ci propone due soluzioni: la prima consiste nel tentare la traversata partendo da Alessandria, mentre la seconda prevede la partenza da Bengasi, in Libia.
Pur consapevoli della presenza di gruppi di miliziani presenti lungo il tragitto decidiamo di partire per Bengasi. Ahmad ci porta fino a El Salloum, una città egiziana al confine con la Libia. «Restate qui finché non ritorno», ci dice, dopo averci portati in una casa in fondo a un vicolo della città: «non voglio che veniate notati e denunciati» spiega prima di chiudere la porta e sparire. Discuto con la mia famiglia su cosa è meglio fare: siamo tutti preoccupati dalla traversata in mare e forse questa è l’ultima occasione per uscire e comprare qualche provvista per il lungo viaggio che ci attende, oltre chele medicine e i salvagente per il viaggio.
Nonostante le raccomandazioni di Ahmad sono uscito e sono riuscito a comprare acqua, snack e un salvagente gonfiabile. Dopo due giorni siamo pronti per partire, Ahmad ha trovato un camion per farci attraversare il confine tra Libia e Egitto. Ad Ajabya, una città libica, l’autista del camion ci dice che dobbiamo scegliere se andare a Bengasi per quattromila dollari a testa o a Zuwara per tremila dollari a testa.
Sebbene Zuwara sia più lontana e il rischio di essere catturati dai miliziani sia più alto, decidiamo di prendere questa strada. Per fortuna arriviamo sani e salvi, ma siamo tutti esausti dalla fuga e molto spaventati per ciò che ci attende. Un altro trafficante ci sistema in un appartamento per la notte: la sera successiva salperemo per l’Italia. La barca su cui il nuovo trafficante ci porta è lunga non più di dieci metri e a bordo ci sono già venti persone. Partiamo in piena notte, e dopo soli quindici minuti si avvicina un’altra imbarcazione: potrebbero essere miliziani o la guardia costiera libica. All’improvviso cominciano a sparare sulla nostra barca, probabilmente vogliono dei soldi da parte dei trafficanti. Molti si tuffano in mare e cominciano a nuotare verso la costa, ma noi decidiamo di restare sul nostro barcone.
Una volta consegnati i soldi all’equipaggio dell’altra imbarcazione, riprendiamo la nostra rotta verso l’Italia. Una volta arrivati in acque internazionali, però, lo scafo cede a causa dei colpi subiti durante la sparatoria. La barca si ribalta. Finiamo tutti in acqua, ma per fortuna abbiamo il salvagente a cui aggrapparci, mentre tutto attorno a noi cominciano a galleggiare i primi corpi esanimi. Dopo non molto tempo un’imbarcazione italiana spunta fuori dal buio e si dirige verso di noi che gridiamo per attirare la loro attenzione. Ancora infreddoliti ed esausti riusciamo a salire a bordo: finalmente siamo in Europa.
Sebbene sia una simulazione di più di un anno fa, si tratta ancora, purtroppo, di un argomento estremamente attuale. Inoltre, dati anche i recenti accordi tra Unione Europea e Turchia, la rotta non scelta all’inizio della simulazione, quella che avrebbe previsto il passaggio a piedi e via mare dalla Turchia alla Grecia, è resa ancor più difficile se non impossibile per moltissimi richiedenti asilo. Le decisioni che bisogna prendere in questa simulazione non concedono seconde possibilità: una decisione sbagliata durante la fuga, infatti, può voler dire essere catturati dalle autorità turche, libiche o egiziane o peggio ancora morire durante la traversata per mare, proprio come avviene nella realtà.
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