Fra marzo e luglio 2021 sono stati contati al Rifugio Fraternità Massi di Oulx per i migranti in transito verso la Francia 4.400 passaggi, e ad oggi più di 5.000. Oltre 60 le cittadinanze extra-UE degli ospiti: rappresentati tutti i continenti, Asia, Africa, Europa, America e perfino l’Oceania. Ma per un terzo si tratta di persone fuggite dal solo Afghanistan, spesso in gruppi familiari. Un monitoraggio di Rainbow for Africa ha contato al Rifugio 19 donne incinte, quattro al mese. Cure ambulatoriali per i disagi di lunghi viaggi a piedi, ma accertate anche lesioni da bastonate e torture, in particolare sulla rotta balcanica. Intanto, sull’altro lato della frontiera si trasferisce il Refuge Solidaire di Briançon.
Cinque mesi, e in una valle può passare il mondo. Solo fra marzo e luglio 2021 sono stati contati al Rifugio Fraternità Massi di Oulx per i migranti in transito verso la Francia 4.437 passaggi di persone con oltre 60 cittadinanze extra-UE. Sono rappresentati tutti i continenti, Asia, Africa, Europa, America e perfino l’Oceania, con due ospiti arrivati dalla Nuova Guinea.
Ma ben un ospite su tre è afghano (1.547 persone). A distanza, secondi, vengono gli iraniani, 715 (15%) e poi migranti e i profughi che hanno lasciato il Marocco, l’Algeria, il Mali, la Nigeria, il Gambia, il Pakistan, la Costa d’Avorio, la Somalia, la Guinea Conakry, l’Irak… È solo la lista dei gruppi più numerosi, ma già basta a “raccontare” gli effetti a distanza di alcune delle peggiori crisi umanitarie a livello globale.
I dati sono stati raccolti nei giorni scorsi da uno dei partner della rete di enti e associazioni impegnata al Rifugio di Oulx, l’ONG Rainbow for Africa, che in questo periodo col proprio progetto “Freedom Mountain” offre alla casa di ospitalità vicino alla stazione un servizio ambulatoriale con un infermiere o un medico dalle 8.00 di sera alle 8.00 di mattina.
Uno su due dalla rotta balcanica
Giovane l’età media degli ospiti al Rifugio, 28 anni (soprattutto maschi, cui si aggiunge un 15% donne). Però hanno pernottato anche anziani di ottant’anni e circa 670 minori, il 15% del totale degli ospiti, fra cui bambini anche piccolissimi. Tra gli under 18 gli operatori hanno contato 200 non accompagnati.
«La maggioranza delle persone sono afghane (33%), una nazionalità che tende a viaggiare in gruppi familiari – osserva Rainbow for Africa -. Per raggiungere Oulx l’itinerario più battuto dai migranti è la rotta balcanica (46% dei passaggi)», anche se «una percentuale elevata si trovava in Italia da oltre un anno (21%). Gli arrivi da traversate del Mediterraneo sono diminuiti».
Nel periodo sono approdate al Fraternità Massi 19 donne incinte, in media quattro al mese, una delle quali ha partorito a Susa e un’altra ha subito un aborto spontaneo.
Testimoni sulla via della Valsusa: “Corridoi umanitari, subito. Siamo già in ritardo”«Sono perlopiù famiglie. Sono perlopiù famiglie con minori a carico. Spesso famiglie allargate, mamma, papà, figli, zii e zi e nonne e nonni. Ci sono anche ragazzi e ragazze minori soli, sempre dall’Afghanistan. Sono per lo più maschi, e perlopiù hazara, una minoranza perseguitata. Non hanno avuto diritto di asilo. Hanno dovuto arrivare in Italia attraverso i Balcani, camminando per mesi, per anni. Anche i più piccoli hanno i segni delle lunghe camminate, fossero solo infinite punture di insetti, o il ricordo del lungo inverno passato nei campi. Non possono ricongiungersi ai loro familiari già presenti in Europa, in Francia, in Germania. Se era importante e vitale prima, diventa indispensabile ora: aprire le frontiere. Attivare corridoi umanitari. Attivarne molti di più di quanto già ci siano, di quanto già molte organizzazioni fanno. Dare la possibilità di fare di più. Rendere il viaggio semplice, sicuro, legale, per quanto possa essere semplice fuggire dalla guerra… Aprire subito. Siamo già in ritardo» (Rainbow for Africa su Facebook, agosto 2021).
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A tutti gli ospiti del Rifugio alle 8.00 di sera si misurano temperatura e saturazione e ci si informa da loro su eventuali sintomi di COVID-19. In caso di febbre, bassa saturazione e sintomi si fa in loco un tampone antigenico. Ma in tutto il periodo si sono registrati solo due positivi al coronavirus, che sono stati accompagnati all’ospedale di Susa.
Quasi tutti gli ospiti arrivano al Rifugio senza patologie acute, fatta eccezione per le fatiche del viaggio. «La maggior parte di coloro che si rivolgono alle nostre cure ambulatoriali soffrono di dolori alle articolazioni o alla gambe, di indolenzimento generale o di lesioni ai piedi, tutti collegati al lungo viaggio. È anche significativa la richiesta di cure dentistiche, che purtroppo non siamo in grado di offrire». Sono stati diagnosticati problemi psicologici e di salute mentale a una decina di persone.
Picchiati e feriti, ma vogliono proseguire
Sono 10 anche i migranti arrivati a Oulx con le conseguenze delle violenze subite in patria o ancora di più in viaggio, «soprattutto lesioni alle gambe per colpi di bastone inferti da agenti di polizia sulla rotta balcanica».
Due i casi più gravi: un minore afghano di 17 anni con gli arti inferiori deformati e con gravi lesioni. Il ragazzo ha riferito di essere stato colpito più volte a bastonate dalla polizia croata una settimana prima di arrivare a Oulx. Gli operatori gli hanno suggerito di far documentare le sue lesioni in ospedale per ricevere cure e tutela legale qui in Italia, ma lui ha preferito proseguire il suo viaggio dopo essere stato medicato.
Il secondo caso riguarda un iraniano di 36 anni. È entrato al Rifugio con una lesione da acido a una gamba, un piede deformato per una frattura non curata e un forte “disturbo da stress post-traumatico“. Ha riferito di portarsi dietro le lesioni dal suo Paese, dove è stato pestato e torturato per un mese in carcere. Ma anche lui ha preferito non fermarsi in Valsusa.
Rainbow for Africa ha aggiornato l’altroieri il numero dei migranti passati a Oulx da marzo: sono ormai oltre 5.000 (v. qui sotto).
Narcisi (Rainbow for Africa): “Oggi in valle gli afghani più ‘fortunati’…”«Da marzo 2021 al Rifugio Massi di Oulx sono passate oltre 5.000 persone, il 40% sono afghani, fuggiti quando hanno cominciato a capire che il loro mondo stava per cambiare e per questo hanno deciso di affrontare migliaia di chilometri di cammino, violenze, estorsioni, freddo e fame. Hanno deciso che la libertà era più importante di tutti i loro beni. Loro sono quelli che abbiamo incontrato finora, se vogliamo i più fortunati di questa tragedia. Fortunati perché hanno potuto programmare la fuga, prepararsi, allenarsi. E nonostante tutto il male che hanno affrontato, questo immagino sia poco rispetto a quello che affrontano e affronteranno quelli che invece scappano ora, mentre le cose succedono. Loro arriveranno ancora più stanchi, ancora più disperati nel cuore dell’inverno, pronti a rischiare la vita sui sentieri di alta montagna come avevano fatto i nostri nonni. Non ci sono soluzioni facili per questa vicenda, quello che facciamo sembra un cerotto messo su una ferita d’arma da fuoco. Persino il Rifugio è solo una carezza per chi ha sofferto così. Solo la creazione immediata di corridoi umanitari può essere una soluzione, insieme a un posto dove stare. Senza dimenticare chi è intrappolato nella rotta tra Iran e Croazia, ogni notte a giocare il Game, la roulette russa dove se vinci vai avanti, altrimenti ti ributtano indietro». Paolo Narcisi, presidente di Rainbow for Africa, su www.gruppoabele.org, 23 agosto 2021 |
Briançon, trasloca il Refuge solidaireIn un sanatorio ristrutturato il nuovo Rifugio delle “Terrasses Solidaires”, sulla strada di Grenoble. L’11 agosto il CDA dell’associazione Refuges Solidaires si era ritirato dalla gestione della vecchia sede di rue Pasteur, denunciando l’inazione dei servizi statali e sanitari.
«Sono quattro anni che il Rifugio è nato, che ha accolto, nutrito, alloggiato, ascoltato, curato quasi 15.000 esiliati. A Briançon la solidarietà ha spostato le montagne, i volontari del posto e d’altrove hanno permesso a questo luogo di esistere, di vivere. Se i muri potessero parlare racconterebbero la solidarietà dei cittadini, parlerebbero di gioia, rabbia e anche tristezza, in una parola mostrerebbero il mondo così com’è… Domani mercoledì 25 agosto a partire dalle 12.00 davanti al rifugio al 37 di rue Pasteur, unitevi a noi volontari ed esiliati, e portate qualcosa per condividere un pasto (torte salate, dolci…). Alle 14.00 saliremo insieme a piedi alle Terrasses Solidaires, che ospiteranno ormai il Rifugio. Un immenso grazie a tutti coloro che hanno permesso che questo sogno diventasse realtà. Stasera sulle alture di Briançon, da una finestra delle Terrasses, i colori del cielo dopo il temporale erano belli, carichi di speranza… A domani!» (dal profilo dell’associazione Refuges Solidaires su Facebook, 24 agosto 2021).
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Collegamenti
Afghanistan, l’appello all’accoglienza dell’arcivescovo di Torino Nosiglia (23 agosto 2021)
Afghanistan, ASGI: corridoi umanitari e libertà di movimento (23 agosto 2021)
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