In Africa sarebbero 25 gli Stati coinvolti in conflitti e 105 le milizie e i gruppi ribelli in azione in un territorio che va dai margini del Sahara alle giungle equatoriali. Si tratta principalmente di gruppi estremisti che pongono la religione prima di tutto, prima anche del rispetto per la vita.
La maggiorparte di questi gruppi sono legati ad Al Qaeda. Operano in un territorio che comprende il Maghreb islamico, il caso più noto alle cronache è il Mali, la Somalia, la penisola araba, soprattutto lo Yemen, e la Nigeria, dove vi è la supremazia dei Boko Haram, una setta islamica fondata nel 2002 e avente lo scopo di imporre la sharia e abolire il sistema secolare nel Paese.
Ai gruppi di matrice islamica si affianca l’Esercito di Resistenza del Signore (Lord’s Resistence Army), gruppo ribelle cristiano, capeggiato dal pluriricercato Joseph Kony, che terrorizza e impazza in Uganda, nella Repubblica Centrafricana, in Sudan del Sud e nella Repubblica Democratica del Congo.
Le cifre della scia di violenza che portano con sé le milizie sono allarmanti: nei primi 8 mesi del 2012 in Nigeria sono state uccise più di 800 persone dagli esponenti dei Boko Haram e secondo i dati dell’Ocha e dell’Unhcr dal 2008 al 2011 gli attacchi dell’Lra nella Rdc hanno causato lo sfollamento interno di 320.000 persone, mentre circa 30.000 cittadini congolesi hanno cercato rifugio nella Repubblica Centrafricana e nel Sud Sudan. E dal 2006 in Somalia, il gruppo islamico Al Shabaab, fa registrare numerosissimi attacchi suicidi che si immettono dolorosamente su un territorio che non vive la pace da moltissimi anni.
Secondo un’inchiesta del Washington Post, gli Stati Uniti di fronte all’impossibilità da parte degli Stati africani di controllare fenomeni di questo genere stanno moltiplicando le operazioni di intelligence in Africa attraverso la creazione di una rete di piccole basi aeree da cui partire per rintracciare e monitorare le azioni dei ribelli. Il motivo è quello di condurre una “guerra d’ombra” contro Al Qaeda, diventata agli occhi degli americani più impellente dopo il colpo di stato in Mali a marzo 2012.
Da parte africana non mancano aiuti e concessioni agli americani che dovrebbero ricambiare i favori con la condivisione delle informazioni raccolte. Ma questo tipo di accordi è molto pericoloso in un continente dove moltissimi governi non rispettano i diritti umani e dove delicate informazioni potrebbero essere usate con il fine di eliminare gli oppositori politici. Gli ufficiali statunitensi sostengono di non rilasciare le informazioni di questo tipo ma allo stesso tempo ammettono che è molto complicato assicurarsi che ciò non avvenga. Nessuna sicurezza quindi ma solo tanta incertezza e segretezza.
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