Inverno 2017/18, Isole greche. Si tratta del secondo inverno che migliaia di persone, rifugiate e richiedenti asilo, trascorrono, letteralmente intrappolate nelle Isole greche. L’allarme per il freddo e le condizioni di vita è stato lanciato già più di un mese fa sia dalla società civile che dalle organizzazioni umanitarie ma non ha sortito effetto.
Il motivo è sempre lo stesso: l’accordo UE-Turchia che impone delle restrizioni alla libertà di movimento a coloro che sono in fuga da Paesi terzi e che sono transitati per la Turchia. Di fatto l’accordo blocca queste persone sulle isole greche, per un periodo non definito (e non definibile) e proprio per questo i campi profughi che sono sorti non sono allestiti adeguatamente per tutte le stagioni.
il campo di Moria a Lesbo è ad esempio pericolosamente sovrappopolato. A oggi ci sono migliaia di persone intrappolate in questa area e gli arrivi sono rimasti costanti nei mesi, mettendo in seria difficoltà la gestione del campo. Nel campo non ci sono sufficienti docce e servizi igienici, l’accesso all’acqua è scarso e famiglie intere vivono in tende inadatte all’inverno. A Samos invece centinaia di persone dormono in tende senza alcun tipo di riscaldamento e in scarse condizioni igieniche.
Medici senza frontiere, che per rispondere a questa crisi, ha intensificato il suo intervento umanitario d’emergenza nel Paese, chiede da tempo “dignità e rispetto” per i migranti e rifugiati nelle isole greche: “Non vogliamo che le isole si trasformino in prigioni a cielo aperto”. “Per il secondo inverno consecutivo – scrive la sezione internazionale di Msf – le autorità stanno intrappolando migliaia di uomini, donne e bambini nelle isole greche, lasciandole sull’orlo di una emergenza umanitaria.”
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