I richiedenti asilo nell’UE “allargata” (quest’anno + 17% rispetto al 2018 secondo i nuovi dati EASO) a confronto con gli indicatori di pace e di sicurezza nei Paesi d’origine. L'”indice di pace” di sette dei 10 principali Paesi di provenienza è fra i più bassi al mondo. In questa lista, il mese di marzo ha registrato una forte crescita di richiedenti afghani e venezuelani, e questi ultimi sono stati la seconda cittadinanza per numerosità.
Almeno nei fascicoli e nei colloqui di protezione internazionale emergono ormai anche in Europa le conseguenze della guerra dimenticata in Yemen (dimenticata ma alimentata anche da forniture di armi italiane). Infatti, fra i richiedenti asilo che nel territorio dell’UE “allargata” vedono maggiormente riconosciuta la loro domanda spicca oggi la cittadinanza yemenita: secondo gli ultimi dati EASO, i richiedenti yemeniti ottengono il 91% di decisioni positive in prima istanza, alla pari di quelli siriani. E’ la percentuale più alta in assoluto (l’UNHCR, d’altro canto, ha calcolato in questi mesi che i rifugiati all’estero yemeniti sono ormai decine di migliaia, quasi 27 mila, mentre gli sfollati interni addirittura 2.100.000).
Primo trimestre 2019, + 17% rispetto al 2018
L’EASO ha aggiornato a marzo 2019, nei giorni scorsi, il quadro delle richieste di protezione nell'”UE+” (l’UE a 28 Paesi con Svizzera e Norvegia). Nel mese hanno chiesto asilo nell’area in totale 58.778 persone, un dato in lieve crescita rispetto a febbraio, ma anche «notevolmente più elevato (+ 20%) rispetto al marzo 2018 e in linea con il trend di crescita delle domande che si osserva dall’inizio del 2019».
Da gennaio a marzo di quest’anno hanno chiesto protezione nell’UE+ in totale 174.614 persone, contro le 149.677 dello stesso periodo 2018: l’aumento è del 17%.
«Gran parte delle domande registrate a marzo sono state presentate da persone che per entrare nell'”area Schengen” non avevano bisogno di un visto – dettaglia l’EASO -: circa il 28%, una concentrazione mai registrata nell’ambito dell’Early Warning and Preparedness System (EPS) europeo. Quattro di queste cittadinanze fanno parte della lista dei 10 Paesi di provenienza più numerosi fra i richiedenti asilo nell’UE+: Venezuela, Colombia, Albania e Georgia».
Nel mese, le nazionalità più numerose in assoluto sono state nel’ordine quella siriana, venezuelana e afghana. E’ costante il flusso di siriani, mentre «il maggior incremento di mese in mese si è registrato fra i richiedenti afghani, molto più numerosi (+ 48%) che nel marzo 2018».
Ma per il secondo mese di fila è “record” per il Venezuela, sempre più avvitato nella sua crisi socio-politica: ormai in seconda posizione assoluta, i suoi richiedenti asilo sono triplicati rispetto a un anno fa.
La lista dei 10 Paesi più rappresentati è completata da Iraq, Colombia, Nigeria, Pakistan, Iran, Albania e Georgia.
Agli antipodi
Il mappamondo aggiornato della geografia della fuga verso l’Unione Europea che riportiamo all’inizio di questa news può specchiarsi in quello più recente del Global peace index (indice di pace globale) che riportiamo qui sotto, realizzato e aggiornato ogni anno dall’Institute for Economics and Peace di Sydney.
In scena, due mondi agli antipodi: da una parte i (relativamente pochi) fuggiaschi che riescono ad arrivare in Europa, dall’altra la situazione disastrosa, stagnante o in peggioramento che essi si sono lasciati alle spalle sotto gli indicatori di sicurezza interna, instabilità politica, militarismo, guerre in corso.
Ad esempio, due dei tre Paesi d’origine con più richiedenti asilo a marzo, la Siria e l’Afghanistan, continuano a occupare per “indice di pace” le ultime posizioni globali. E il Venezuela, nella zona dell’indice di pace già “basso”, è peggiorato di due posizioni rispetto a un anno prima.
Per completare la lista dei 10 Paesi di provenienza: anche Iraq, Colombia, Nigeria e Pakistan si trovano nell’area dell’indice “molto basso” o “basso” (per quanto con situazione lievemente migliorata rispetto all’anno precedente); per quanto riguarda i restanti Paesi d’origine, la situazione sembra migliorata solo in Albania (area dell’indice di pace “alto”, del resto come l’Italia) mentre in Iran e Georgia (area “media”) è peggiorato.
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