Le suore del Progetto UISG Migranti: «A che serve tutto ciò e perché, in continuazione, si verificano queste situazioni? Davvero non esiste un altro modo umano e dignitoso?». Sulla rotta del Mediterraneo centrale è crollo di arrivi, ma rispetto al 2023 è raddoppiato il rapporto fra morti/dispersi in mare e migranti che ce la fanno a raggiungere vivi l’Italia o Malta: da uno ogni 63 l’anno scorso all’attuale uno ogni 31. *** Aggiornamento 26 giugno: “Lampedusa, le suore che soccorrono i migranti con il gruppo WhatsApp: ‘Nessuno immagina cosa vediamo'” (da Corriere.it) ***
«Quasi due mesi fa, il10 aprile, si presentavano ai miei occhi scenari incredibili al molo Favaloro: superstiti da rianimare e nove morti per cui pregare. Lo stesso scenario si è presentato il giorno 7 giugno: sono stati portati 11 corpi già in stato di decomposizione, avvistati dalla Seawatch e recuperati dalla Geo Barents nei pressi delle coste libiche… Arrivati a Lampedusa, dopo molte perplessità del sindaco circa la collocazione delle salme, sia pur provvisoria, è stato deciso di accoglierle nell’Area marina protetta, messa a disposizione dal Comune. Finalmente una collocazione! Protettao significa: riparato, custodito, difeso, aiutato, tutelato, preservato, soccorso. Ma di certo, per gli 11 fratelli (e poi 12) nessuna protezione! Partiti chissà da dove, per quali motivi, con che desideri. Nessuno lo saprà mai. Nessun nome, nessuna identità geografica. Solo corpi putrefatti! Non ho potuto dare nessuna carezza come era invece accaduto dopo i disastrosi eventi del 10 aprile. Sono rimasta a lungo all’esterno delle sale di ispezione con il sacerdote, don Pastor, e le mie consorelle della comunità, in attesa di poter dare la benedizione. Con il cuore spezzato ho pregato Dio perché prendesse con sé questi fratelli, sconosciuti agli occhi di noi uomini ma non a lui: Dio creatore di ogni creatura».
A dare questa testimonianza è suor Angela Cimino della comunità intercongregazionale del Progetto UISG Migranti, da anni impegnata nell’accoglienza e nell’assistenza dei migranti a Lampedusa.
“Gli abbiamo restituito un nome”
Il 9 giugno, con lei ha partecipato alla benedizione delle ultime salme di Lampedusa una consorella, suor Danila Marta Antunovic. Che è rimasta colpita dal modo in cui erano state segnate le bare: con la stampata di una lettera, vittima “A”, vittima “B”, vittima “C”, “D”, “E” e così via.
«Ho notato che stavolta non c’erano numeri come spesso accade al molo – ha testimoniato suor Danila -.E ho pensato di dare un nome che iniziasse con ognuna delle lettere, Admin, Beatrice, Celestina, Davide, Emin, Faruch, Giovanni, Hasan… Ho volutamente mescolato i nomi della tradizione cristiana a quelli della tradizione musulmana perché musulmani in terra cristiana».
«Mi sto chiedendo con cuore spezzato – ha poi aggiunto – a che serva tutto ciò e perché, in continuazione, accadano queste situazioni. Davvero non esiste un altro modo umano e dignitoso? Spero che chi è responsabile si renda conto e cominci a cambiare qualcosa!»
Mediterraneo: sempre più letale la rotta verso l’ItaliaI monitoraggi OIM rivelano che nel 2023 la rotta del Mediterraneo centrale ha visto un morto o disperso ogni 63 arrivi in Italia o a Malta, un dato già in peggioramento rispetto al 2022 (uno ogni 75). Ma questa prima parte di 2024, nel quadro di un vero e proprio crollo di arrivi (ad oggi circa 23 mila persone sbarcate contro le 56 mila dello stesso periodo dell’anno scorso), vede un rapporto di vittime e dispersi raddoppiato: uno ogni 31 arrivi. I morti e dispersi stimati per difetto dall’OIM sulla rotta al 6 giugno sono già 749. |
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