Il numero delle persone costrette a fuggire dalle loro case per guerre, violenze generalizzate, persecuzioni o violazioni dei diritti umani nel mondo potrebbe superare per la prima volta i 60 milioni alla fine di quest’anno secondo il rapporto Mid-Year Trends 2015 dell’UNHCR. In peggioramento anche diverse “aree chiave”, come quella dei rimpatri volontari: oggi chi diventa rifugiato ha le probabilità di far ritorno in patria più scarse mai registrate negli ultimi 30 anni. Mentre la «generosità» della prima accoglienza continua a concentrarsi (e pesare) in gran parte sui Paesi confinanti con le aree di catastrofe umanitaria.
«Il 2015 potrebbe essere l’anno in cui le persone costrette a fuggire dalle loro case supereranno i 60 milioni, per la prima volta». Lo afferma l’UNHCR sulla base dei dati consolidati del recente rapporto Mid-Year Trends 2015, che fotografa la situazione delle migrazioni forzate nel mondo alla metà di quest’anno (cioè alla vigilia della drammatica, ultima estate nel Mediterraneo).
Questi i dati-chiave al 30 giugno. Numero dei rifugiati nel mondo: un anno fa era di 19,5 milioni, ha superato la soglia dei 20 milioni (20,2 milioni) a metà del 2015, «per la prima volta dal 1992». Richieste d’asilo: più 78% (993.600 in numero assoluto) rispetto allo stesso periodo del 2014. Sfollati interni: 34 milioni.
Rimpatri barometro di pace (e di guerra)
«Al di là delle statistiche principali – osserva l’UNHCR – il report mostra un peggioramento delle condizioni in diverse aree chiave. La percentuale di rimpatri volontari, che indica il numero di rifugiati che hanno la possibilità di tornare a casa e misura lo stato dei conflitti a livello mondiale, ha raggiunto il livello più basso degli ultimi tre decenni»: si è trattato di circa 84 mila persone, contro le 107 mila dello stesso periodo un anno fa. «In pratica, chi diventa rifugiato oggi ha le probabilità di tornare a casa più basse degli ultimi 30 anni».
Se non ci fosse la Siria…
Invece è aumentato vertiginosamente il numero di nuovi rifugiati: circa 839 mila negli ultimi sei mesi (gennaio-giugno), cioè circa 4.600 persone costrette ogni giorno ad abbandonare il proprio Paese.
«La guerra in Siria rimane la crisi che crea il maggior numero di rifugiati e sfollati interni. Ad ogni modo, il rapporto sottolinea che, anche escludendo dal calcolo tale conflitto, la tendenza generale è quella di un aumento delle migrazioni forzate in tutto il mondo».
… e se non ci fossero Turchia, Libano, Etiopia
L’UNHCR ricorda, infine, la «generosità» di alcuni Paesi che non fanno parte del “club” degli Stati più ricchi e avanzati del pianeta. La Turchia rimane il Paese che ospita più rifugiati al mondo, 1,84 milioni. Il Libano ospita il maggior numero di rifugiati rispetto alla propria popolazione (209 rifugiati ogni mille abitanti). Mentre l’Etiopia «è il Paese che spende di più in rapporto alla dimensione della sua economia», con 469 rifugiati per ogni dollaro di PIL pro capite.
«Nel complesso, la maggior parte della responsabilità globale di ospitare i rifugiati continua ad essere sostenuta da Paesi confinanti con le zone di conflitto, molti dei quali sono in via di sviluppo».
Allegato
Il rapporto Mid-Year Trends 2015 integrale (file .pdf 1,6 mbyte)
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