Un monitoraggio delle notizie sull’immigrazione apparse nei telegiornali di prima serata rivela che in 12 anni i riferimenti all’immigrazione sono aumentati di oltre 10 volte. «Negli ultimi anni di immigrazione si parla di più, ma in termini perlopiù allarmistici. O almeno è questo l’effetto ottenuto sugli spettatori italiani», denuncia il nuovo Rapporto immigrazione di Caritas e Fondazione Migrantes presentato in queste ore a Torino.
Migrazioni? Il “dibattito” è aperto. La mobilità umana si conferma fra i temi oggi più discussi. Un monitoraggio delle notizie sull’immigrazione apparse nei telegiornali di prima serata delle reti Rai, Mediaset e La7 rivela che in 12 anni, dal 2005 al 2017, i riferimenti all’immigrazione sono aumentati di oltre 10 volte, passando dalle 380 notizie del 2005 alle 4.268 del 2017.
Il XXVII Rapporto immigrazione 2017-2018 di Caritas e Fondazione Migrantes, che viene presentato oggi a Torino e che porta il titolo Un linguaggio nuovo per le migrazioni, approfondisce questi dati in un focus ad hoc, dedicato a “Linguaggio e media”.
«Appare sistematica la correlazione fra l’aumento di interesse mediatico verso i flussi migratori diretti verso l’Italia e gli eventi di natura politica che coinvolgono il Paese – osservano i curatori del Rapporto -. Colpisce constatare che la sensazione di minaccia alla sicurezza e all’ordine pubblico ricondotta all’immigrazione sperimenta dal 2013 una crescita costante». E infatti, nel 2017 i Tg di prima serata si soffermano perlopiù sui flussi migratori (40%), riservando quasi la metà delle notizie ai numeri e alla gestione degli sbarchi sulle coste italiane. Un altro 34% dei servizi telegiornalistici è dedicato a questioni che mettono in relazione immigrazione, criminalità e sicurezza.
«Per trovare il primo tema dotato, almeno potenzialmente, dei caratteri di “buona notizia” è necessario scendere al terzo posto, dove si colloca il racconto dell’accoglienza, al quale nel 2017 è riservato l’11% delle notizie».
Nel 2016, invece, le notizie dedicate all’accoglienza erano state ben il 36% di quelle diffuse dai telegiornali. Le cronache sui flussi e sulla criminalità stavano rispettivamente al secondo (27%) e terzo (24%) posto.
«Negli ultimi anni di immigrazione si parla di più, ma in termini perlopiù allarmistici. O almeno è questo l’effetto ottenuto sugli spettatori italiani».
«È evidente – affermano nell’introduzione al Rapporto don Francesco Soddu e don Giovanni De Robertis, rispettivamente direttore di Caritas Italiana e direttore generale della Migrantes – che ci troviamo di fronte ad una ‘emergenza culturale’ che richiede un intervento strutturato e di lungo periodo. È necessario mettere in campo tutte le risorse educative capaci di stimolare, da un lato, il necessario approfondimento rispetto a temi che sono ormai cruciali, e dall’altro lato di accompagnare le nostre comunità verso l’acquisizione di una nuova ‘grammatica della comunicazione’ che sia innanzitutto aderente ai fatti e rispettosa delle persone».
Nel complesso il XXVII Rapporto immigrazione (pensato quest’anno in una nuova e più agile veste grafica, pubblicato dall’editrice Tau in 182 pagine e disponibile a un prezzo di 15 euro) presenta una sezione internazionale che si focalizza sulle dinamiche a livello globale ed europeo, e una parte nazionale che si concentra sulla presenza nel nostro Paese di oltre 5 milioni di cittadini stranieri (l’8,5% della popolazione) sotto varie angolature: il lavoro, la scuola, la cittadinanza, la salute, la devianza e la religione sono i principali temi d’analisi.
Il tutto à arricchito dalla voce di vari esperti che hanno dato il loro contributo su alcuni ambiti di particolare attualità nel dibattito pubblico.
Allegati
Il XXVII Rapporto immigrazione 2017-2018: la sintesi (file .pdf)
1 commento
Migrazioni. Il dibattito è aperto.
Secomdo l’oggi più immediato non c’è sicurezza sia nei porti di attracco, nè sul Mediterraneo tutto che coinvolge ben 24567 miliardi di persone ca. nel mare più importante del mondo, che scappano- adesso- anche dal cambiamento climatico sul quale non solo la Chiesa deve agire in prima linea, ma farsi promotrice di un salto di qualità generoso per stimolare le pratiche che, gli stessi poveri con i ricchi possono mettere in atto. 2019 uguale lotta all’idiozia di un sentirsi divisi, separati, angosciati, delusi. I cittadini di altre etnie sono 90 milioni e a me pare, come cittadina responsabile, che ne muoiano altrettanti in Siria, Libia, Nigeria, Ghana, Bangladesh, Angola, Congo, Albania, Giordania, Israele, Emirati Arabi Uniti…
Cosa possiamo fare? Ben poco. No! Mettiamo in campo la voglia di reagire al cambiamento con ad esempio un simbolo elettorale che raggruppi cattolici e laici di tutte le confessioni con tre cerchi: uno blu, uno verde e uno arancione, intrecciati con le rispettive parole PACE, LEGALITA’, UGUAGLIANZA per poi presentarlo a maggio alle europee. Se ne parli, per favore, il popolo europeo ne ha bisogno.