Miracolo a Le Havre – di Aki Kaurismäki – Commedia – Finlandia Francia Germania 2011 – 93′
Con un passato da scrittore (ora chiuso in un cassetto) Marcel Marx fa il lustrascarpe a Le Havre. Vive con la compagna Arletty – donna di una bontà fuori dal comune e quasi astratta che pare averlo salvato dalla grigia vita di clochard – in un quartiere portuale della città francese. La routine delle giornate di Marcel, tutte ugualmente spese tra la stazione in cerca di clienti e il fumoso pub di quartiere con gli amici di sempre, viene interrotta quando incontra il piccolo Arissa, un giovane clandestino africano in fuga dalla polizia la quale vorrebbe destinarlo, assieme ai suoi compaesani, ai centri di accoglienza ed espulsione. Nel frattempo, Marcel apprende anche che la sua dolce metà Arletty è gravemente malata.
Scatterà nell’uomo la ferrea volontà di rimboccarsi le maniche e dare un contributo personale al mondo, con i mezzi a sua disposizione, aiutando Arissa a sfuggire alla polizia e poter raggiungere la madre in quel di Londra. Un gesto fortemente simbolico e di estrema solidarietà che contribuirà all’avverarsi di quei due miracoli umani ritratti nel film e quasi sovrapposti, da una parte una comunità pronta a donarsi per la libertà di un clandestino e dall’altra la guarigione di Arletty.
Miracolo a Le Havre è un film che arriva come una bella sorpresa. Normalmente i film che trattano la tematica dell’immigrazione clandestina sono duri come degli schiaffi in pieno volto e lasciano ben poco spazio alla speranza. Nel film di Kaurismäki c’è la speranza perché c’è un profondo e nobile senso di indignazione che è il motore di tutte le vicende di solidarietà e di lotta narrate. A partire da un’immagine del mondo in cui la Legge imprigiona e respinge degli uomini e delle donne a causa del loro paese di provenienza Marcel e i suoi amici del quartiere sono il motivo per cui è necesario continuare a credere nell’umanità, nella sua capacità di empatia e di solidarietà. «Perché senza solidarietà la lotta è vana e senza lotta la solidarietà si riduce a meri buoni propositi.»
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