Vie di fuga ha partecipato alla conferenza “Moving Stories: Narratives of Migration Crossing Europe” (narrative della migrazione in Europa) di UNITED for Intercultural Action, tenutasi dal 22-27 aprile vicino a Torino.
Si è svolta nelle scorse settimane, nei pressi di Torino, la conferenza “Moving Stories: Narratives of Migration Crossing Europe” di UNITED for Intercultural Action in collaborazione con l’Associazione torinese Trepuntozero. UNITED for Intercultural Action, la rete europea che opera contro nazionalismi, razzismi e fascismi e a supporto di migranti e rifugiati, organizza ogni anno due conferenze invitando rappresentanti di associazioni, ONG e attivisti del settore con l’obiettivo di mettere in rete realtà, favorire lo scambio di buone pratiche e costruire uno spazio di dialogo. E ad aprile, fra le realtà italiane rappresentate, eravamo presenti anche noi di Vie di fuga.
Narrativa mediatica? Contro-narrativa “di comunità”
Focus di questa conferenza, le “Narrative sulla migrazione attraverso l’Europa”. Attraverso discussioni, lavori di gruppo e interventi di esterni abbiamo analizzato la particolare “narrativa della migrazione” costruita dai media. L’analisi di articoli ci ha riportati al “pericolo delle parole” che veicolano significati distorti, falsi o ambigui in particolare su rifugiati e richiedenti asilo in vari Paesi europei. Dal banale “ci rubano il lavoro” alla percezione dell’ “invasione“, all’idea che chi scappa da guerre, violenze, discriminazioni e calamità “scelga” il Paese di destinazione solo in base al calcolo economico dei benefit riconosciuti in tale Stato ai rifugiati e ai richiedenti asilo.
Solo partendo da questa narrativa è possibile decostruire tassello per tassello i “falsi miti” per ricostruire una “contro-narrativa”, un nuovo racconto, colmando la discrepanza fra i dati oggettivi e la loro distorsione. Come ha sottolineato Ilda Curti, assessore del Comune di Torino, “abbiamo bisogno di una nuova narrativa su rifugiati e migrazioni forzate, e per arrivarci bisogna coinvolgere la comunità nell’accoglienza, renderla protagonista“.
Drogati di Storia
La narrativa che potremmo genericamente indicare come anti-immigrazione è frutto non solamente della manipolazione dei media o dei politici, ma è stata e viene costruita anche nelle scuole, attraverso un’educazione eurocentrica della storia del mondo.
Con Jonathan Even-Zohar, direttore della European Association of History Educators (EUROCLIO), abbiamo perciò approfondito l’uso e l’abuso della Storia e il suo ruolo nella costruzione di una narrativa che vede, ad esempio, “l’islam incompatibile con la democrazia” fin dalle lontane Crociate o la necessità di “proteggere i nostri valori ebreo-cristiani“.
La Storia, essendo essa stessa una narrazione, seleziona inevitabilmente le verità da raccontare tralasciandone altre. L’Europa risulterebbe in tal senso “drogata della propria Storia“, incapace di raccontare le vicende dei periodi di pace e cooperazione, di riconoscere che l’uomo è da sempre in movimento e che la mobilità rappresenta un elemento chiave della storia del mondo: “Esclusi gli uccelli, siamo la specie più migratoria. Siamo anche andati sulla luna, amiamo viaggiare“, ricorda Even-Zohar.
Occorre quindi guardare alla Storia comune precedente ai nazionalismi del XIX secolo per “restituire” una storia multi-prospettica che abbia senso, oggi, all’interno delle scuole e rispondere così al bisogno di comprendere la complessità del presente.
Quella narrativa formato ONG…
Le varie narrative sulle migrazioni possono essere disposte su un continuum ai cui estremi si trovano da un lato le idee dell’invasione e del problema sicuritario, e dall’altro le idee della vulnerabilità assoluta delle persone costrette a fuggire da persecuzioni e guerre e della sola compassione da ciò suscitata.
Come sostenuto dal sociologo Stefano Volpicelli nel suo intervento, l’abuso da parte di attivisti, organismi internazionali e ONG dell’immagine “passiva” di chi scappa non promuove una contro-narrativa positiva, ma alimenta stereotipi ed etichette che non restituiscono voce e capacità di azione.
Il punto, secondo il sociologo, sta proprio nell’uscire dalla logica della narrativa, e quindi da una mera storia soggetta a inevitabili semplificazioni e manipolazioni, per sostituirla con un discorso sulla realtà complessa, basato su dati e fatti concreti. Fatti e dati indispensabili, ma che spesso però sono di difficile accesso e ricostruzione, come nel famoso “caso Colonia”, da noi analizzato in gruppi insieme all’attivista kossovaro residente in Italia Ron Salaj.
Testimonianze ed esperienze
Parte fondamentale della conferenza sono state le testimonianze di storie individuali e di buone pratiche realizzate dalle varie realtà rappresentate, difficili da riassumere in queste righe e a cui dedicheremo specifici approfondimenti.
Protagonisti con le proprie storie personali sono stati Nour Ibrahim del Romanian National Council for Refugees e Daniel Ocbe del Nation Coalition Building Institute Switzerland, entrambi rifugiati rispettivamente dalla Siria in Romania e dall’Eritrea in Svizzera.
Fra le realtà che si sono raccontate, invece, ricordiamo la Youth Action for Rights Development di Milano, il Norsensus Mediaforum di Oslo, lo EU-Russia Civil Society Forum, i Jamboy dalla Danimarca, Pocket Stories dall’Olanda, Iliaktida dalla Grecia, la Regione Piemonte nella persona dell’assessora regionale Monica Cerutti e la Diaconia Valdese, accompagnata da due richiedenti asilo della Guinea Bissau accolti in provincia di Torino.
La promozione dello scambio di pratiche ed esperienze è stata poi oggetto di più attività anche informali come speed date, giochi e serate, proprio nello spirito della costruzione di relazioni e di “ponti” che andassero oltre la conferenza stessa.
“Incorporiamo” la nostra narrativa!
A conclusione dei lavori, cinque diversi workshop (la costruzione di una campagna, gli strumenti della rete, la preparazione di un’azione locale, la scrittura di comunicati stampa sul tema dei diritti umani e il fund raising per le ONG) e gli interventi di Michael Pivot dello European Network Against Racism (ENAR) e di Balint Josa di UNITED ci hanno restituito uno sguardo d’insieme e la spinta ideale da “portare a casa”.
Dopo aver decostruito e analizzato le varie narrative allarmistiche o compassionevoli sulle migrazioni, non è sufficiente proporne di nuove o elaborare nuovi discorsi: occorre mettere a punto strategie precise, comuni e condivise e, cosa più importante, “incorporare la narrativa che proponiamo” per poter modellare concretamente il futuro.
La conferenza è stata possibile grazie al supporto del Consiglio d’Europa (European Youth Foundation), a Erasmus+ Programma dell’Unione Europea e al Forum della Società Civile UE-Russia.
Per approfondire:
Comunicato stampa di UNITED a fine lavori: www.unitedagainstracism.org/blog/2016/04/21/press-release-moving-stories-united-network-conference-in-italy
Le conferenze passate e future di UNITED: www.unitedagainstracism.org/conferences
La pagina Facebook di UNITED Conference Against Racism: www.facebook.com/UNITEDnetworkConference
Ancora nessun commento, aggiungi il tuo qui sotto!