di Silvia Ponzio
Il teatro solitamente richiama alla mente un luogo artistico dove estraniarsi dal mondo circostante e ripiegarsi su se stessi. Nel comune di San Lazzaro di Savena (BO), il Teatro dell’Argine ha sovvertito questa idea diventando un punto di riferimento per un’intera comunità e presentandosi prima come luogo di incontro, di riflessione sulla società, di creazione di rapporti interpersonali e interculturali e solamente in seguito come luogo teatrale.
Al Teatro dell’Argine si sperimenta la propria creatività e si partecipa laboratori diversi, adatti a tutti. Accoglie tra le sue fila non solo studenti delle scuole superiori, bambini e adulti con difficoltà di inserimento sociale, attori professionisti e non, ma anche stranieri e rifugiati politici. Dal 2005 organizza laboratori interculturali che coinvolgono richiedenti asilo e rifugiati, ospitati in due strutture di accoglienza di Bologna. I Paesi di provenienza sono diversi (Pakistan, Afghanistan, Sierra Leone, Camerun, Nigeria, Sudan, Congo, Mongolia, Turchia, Iran, Russia, Iran, Cina, Giappone, Marocco) e tutti collaborano attivamente nella Compagnia dei Rifugiati che ogni anno dà vita ad uno spettacolo nel periodo estivo. Lo staff della compagnia è composto da Pietro Floridia (regista, drammaturgo, Presidente e responsabile della direzione didattica e dei progetti multiculturali del Teatro dell’Argine), Viviana Salvati (drammaturga), Vincenzo Picone (aiuto regista e co-conduttore del laboratorio) e Alice Marzocchi (assistente alla regia e coach dei partecipanti).
Gli obiettivi della Compagnia dei Rifugiati sono diversi. Da un lato mirano a facilitare l’apprendimento della lingua italiana e la capacità di scherzare con l’italiano, a sviluppare la sicurezza e l’autostima attraverso la messa in atto di tecniche teatrali e personaggi differenti. Ma non solo, il teatro permette di acquisire la capacità di parlare in pubblico, di scoprire talenti da avviare a un percorso di formazione professionale che in alcuni casi ha portato a contratti di lavoro, e, non meno importante, permette di sfogare lo stress e le emozioni negative alle quali sono sottoposti nella vita quotidiana.
Dall’altro lato permette la creazione di relazioni interpersonali anche con gli italiani, sensibilizza e informa il territorio, cerca di mutare tutti gli stereotipi legati agli stranieri e fissati nell’immaginario pubblico.
La Compagnia dei Rifugiati è una ricchezza che va in una doppia direzione: verso la società d’accoglienza e verso le singole persone. Proprio grazie a questa apertura, nel 2012 il Teatro dell’Argine è stato insignito del Premio Camillo Grandi con la seguente motivazione:
«Il Teatro dell’Argine opera nel teatro a 360 gradi, producendo e ospitando spettacoli, seguendo giovani compagnie, tenendo laboratori. Non è un gruppo chiuso nelle fortezze della creazione estetica, ma una compagnia che dialoga con le ricchezze e le tensioni del territorio dove vive. Una parte non trascurabile della sua attività è dedicata all’integrazione dei problemi della società che ci circonda e al dialogo tra le culture diverse, con creazioni e rassegne che coinvolgono immigrati di ogni parte del mondo. (…)
Ma l’impegno a un teatro delle diversità, a uno sguardo acuto su situazioni di differenze e disagio, da trasformare in risorse per l’arricchimento dei soggetti coinvolti e della nostra comunità tutta, si è esplicato anche in progetti di formazione europea come Crossing Paths e nel prossimo Impronte d’Europa, un viaggio teatrale, politico, culturale da Reggio Emilia a Bruxelles per togliere il velo del silenzio dalla tragedia del popolo congolese».
Il Teatro dell’Argine con la Compagnia dei Rifugiati, come pure il progetto Impronte d’Europa, hanno in comune la volontà di non rimanere progetti meramente artistici e ideali, ma ambiscono ad avere ripercussioni sulla realtà e su una società difficile, dove spesso l’individuo viene dimenticato e abbandonato se non appartiene ad una categoria sociale ed economica forte. Il teatro diviene il mezzo per ricordare che l’individuo ha valore e lo può esprimere con la propria sensibilità, la propria storia, le proprie esperienze e tradizioni in quel linguaggio universale che è proprio del teatro. Tutto ciò in un’ottica di scambio e condivisione che mira ad abbattere quei muri individuali, interpersonali, sociali e culturali di cui la nostra società è satura. È un incontro fra persone e culture diverse che arricchisce ciascun partecipante. Il desiderio è quello di stare insieme e di costruire una comunità di persone aperte agli altri, alle differenze, senza per questo rinunciare alle proprie particolarità.
La poesia e l’utopia di questo progetto rimangono sullo sfondo non appena si intravedono dei risultati concreti e l’immaginazione diventa pratica.
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