All’ultima lista sono stati aggiunti sei Stati. Colpisce in particolare la “promozione” di Colombia e Camerun, due Paesi classificati fra i Paesi al mondo più precari per quanto riguarda gli indicatori di pace e sicurezza interna, ma anche dell’Egitto, che si trova fra gli ultimi Paesi dell’area “media” del Global Peace Index. ***Aggiornamento 14 maggio: “Io, fuggito dal Camerun perché perseguitato come cristiano” (una testimonianza raccolta da MEDU a Oulx)***
Il ministero degli Esteri ha aggiornato al rialzo, con un decreto pubblicato sulla Gazzetta ufficiale di ieri 7 maggio, la lista dei cosiddetti “Paesi sicuri” per quanto riguarda le richieste di protezione internazionale, che ora viene a contare 22 Stati: Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Erzegovina, Camerun, Capo Verde, Colombia, Costa d’Avorio, Egitto, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Nigeria, Perù, Senegal, Serbia, Sri Lanka e Tunisia. Rispetto al penultimo aggiornamento i nuovi ingressi sono sei, il Bangladesh, il Camerun, la Colombia, l’Egitto, il Perù e lo Sri Lanka.
Nel provvedimento (“Aggiornamento della lista dei Paesi di origine sicuri prevista dall’articolo 2-bis del decreto legislativo 28 gennaio 2008, n. 25“) colpisce in particolare la “promozione” di Colombia e Camerun, fra i Paesi al mondo più precari per quanto riguarda gli indicatori di pace e sicurezza interna, per la precisione nell’area “bassa” del Global Peace Index (GPI), ma anche dell’Egitto, che si trova fra gli ultimi Paesi dell’area “media“.
I vari decreti sui Paesi “sicuri” hanno introdotto una presunzione di infondatezza delle domande d’asilo presentate dai cittadini dei Paesi elencati, perché “in via generale e costante” non vi si registrerebbero persecuzioni, torture o violenze indiscriminate.
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