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Popolazione: 231.000.000 (2021)
Capitale: Islamabad

Pakistan

Il Pakistan (o Repubblica Islamica del Pakistan) è uno stato asiatico confinante con India, Afghanistan, Iran e Cina. Esso occupa una posizione di rilevanza strategica ponendosi al centro di un incrocio formato dall’Asia meridionale, l’Asia centrale e il Medio Oriente. Lo stato attuale è nato il 14 agosto 1947 dalla scissione con l’India di cui aveva fatto fino ad allora parte.

Il Pakistan è il sesto Paese nella classifica dei più popolosi al mondo ed è un vero e proprio mosaico etnico, linguistico e anche religioso. A livello politico è una federazione di provincie e di territori che hanno delle leggi proprie ma che sono sottoposti formalmente al controllo del governo centrale che ha sede nella capitale Islamabad.
La Repubblica Islamica del Pakistan, nata dalle ceneri del Raj britannico, è divisa in quattro Province, due Territori autonomi e il Territorio della capitale Islamabad.

Tipo di governo e politica recente
Il Pakistan è una repubblica federale in cui i due maggiori partiti politici sono il Partito del Popolo Pakistano (PPP) e la Lega Musulmana Pakistana (PML-Q). La storia del Pakistan è intessuta di feroci dittature militari durate fino alla fine degli anni ’90 del 1900. Nel 1999 il generale Pervez Musharraf prese il potere in Pakistan con un colpo di stato che trovo legalizzazione retroattiva nel 2004. Ciò permise a Musharraf di restare presidente del paese fino al 2007, nonostante in più di un occasione referendum ed elezioni a lui favorevoli furono accusate di brogli.

La politica pachistana ha subito un ribaltone nell’aprile 2022, quando il Parlamento ha sfiduciato il premier Imran Khan, fondatore e Presidente del Pakistan Tehreek-e-Insaf (Pti), partito che nelle elezioni del 2018 aveva ottenuto 115 seggi nell’Assemblea Nazionale. Il giorno 11 aprile 2022 in seguito alla crisi di governo innescatasi dopo l’approvazione da parte del Parlamento del Pakistan della mozione di sfiducia nei confronti del premier Imran Khan, in quanto leader dell’opposizione subentra come Primo ministro alla guida di un gabinetto che governerà il Pakistan fino alle prossime elezioni generali previste per il mese di agosto del 2023

Guerre e situazioni di crisi

Un abitante del villaggio di Arnia, nella parte pachistana del Kashmir, guarda attraverso un muro danneggiato dagli scontri a fuoco tra soldati indiani e pachistani. Jaipal Singh, Epa/Ansa

Esistono due zone di guerra in Pakistan. La prima riguarda la zona del Kashmir e la seconda le aree tribali di amministrazione federale FATA. Il territorio del Kashmir è conteso da India (per il controllo dell’accesso alle pianure indiane dall’Himalaya e dal Karakorum) e Pakistan (per la volontà di unire sotto la sua bandiera tutti i musulmani del sub-contimente) fin dall’anno dell’indipendenza dei due paesi, nel 1947.  La crisi post 11 settembre ha causato inasprimenti e tensioni fra le due nazioni, seguita da segnali distensivi e da scoraggianti scoperte (nel 2009 sono stati rinvenuti oltre 1500 corpi in una fossa comune nel kashmir indiano).

Le aree tribali invece sono governate a livello nominale dal governo pakistano ma in realtà sono controllate dalle tribù Pashtun, fieramente indipendenti, che le abitano. Parte del territorio delle aree tribali risulta perciò assolutamente impenetrabile dall’esterno. Nel 1893 l’impero britannico stabilì la linea di confine fra il Pakistan e l’Afghanistan tagliando di fatto in due i territori abitati dall’etnia Pashtun e lasciando uno strettissimo collegamento fra i due paesi. Questa divisione ha portato le sue conseguenze fino a oggi con lo scoppio di conflitti interni, soprattutto nel distretto del Waziristan, dove hanno sempre trovano rifugio i Talibani in fuga dall’Afghanistan.

In Pakistan esiste una galassia variegata di attori armati: tra questi, si trovano gruppi riuniti sotto il cappello del Tehrek-e-Taleban Pakistan (Ttp), che lottano per una rifondazione islamista del Paese, e altri di matrice religiosa anti-sciita o etno-nazionalista e separatista, specie nelle province del Belucistan e del Sindh. Nel 2020, il Ttp e altri gruppi a esso affiliati hanno condotto 95 attacchi in Pakistan, causando la morte di 140 persone, soprattutto nella Provincia del Khyber Pakhtunkhwa (KP), che nel 2018 ha assorbito le sette agenzie che componevano la cosiddetta “area tribale”. Nel 2021 e nel 2022, gli attacchi sono diminuiti, ma l’accordo di cessate-il-fuoco negoziato nel novembre 2021 è fallito come i precedenti. Questa volta i negoziati erano stati mediati dai talebani afgani con i quali il Pakistan ha, dalla loro presa di potere a Kabul nel 2021, rapporti più difficili in quanto Islamabad accusa Kabul di ospitare i militanti del Ttp.

Profughi, sfollati, rifugiati

Il Pakistan è il primo Paese al mondo per presenza di profughi afgani sul suo suolo. Ben l’80 per cento di queste persone sarebbero donne e bambini. A dicembre 2022 secondo le stime dell’UNHCR gli afghani presenti in Pakistan erano pari a 1.35 milioni. La comunità è presente da più di 40 anni.

Il Pakistan è anche un Paese da cui si fugge, infatti la carica di violenza che scaturisce dalla società pakistana è così forte da mettere in ombra anche lo sviluppo economico di cui bene o male il paese è protagonista. L’Italia è una delle mete più popolari fra i pakistani, superata nel continente europeo solo dal Regno Unito, paese di storica immigrazione dal Pakistan.

 Bambini afgani rifugiati giocano a palla nei dintorni di Islamabad, in Pakistan. Muhammed Muheisen, Ap/Ansa

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