Con il titolo “Perseguitati. Cristiani e minoranze nella morsa fra terrorismo e migrazioni forzate”, un dossier Caritas permette di “leggere” su scala non solo mediorientale le cronache di un fenomeno contemplato dalla Convenzione di Ginevra.
La Convenzione di Ginevra del 1951 e la direttiva “Qualifiche” dell’Ue (2011/95) riconoscono lo status di rifugiato, fra l’altro, a chi ha il fondato timore di essere perseguitato per motivi religiosi.
In questi anni, in particolare le cronache mediorientali e da alcuni Paesi africani raccontano tutta la fondatezza di questo “timore” (leggi qui per uno degli ultimi episodi).
Ma il tema della persecuzione per motivi di fede può e deve essere collocato in un quadro più vasto. Offre un contributo in questa direzione il dossier Perseguitati. Cristiani e minoranze nella morsa fra terrorismo e migrazioni forzate pubblicato quest’anno dalla Caritas Italiana.
«Se i cristiani sono le vittime più numerose – si legge nel dossier, dal quale abbiamo tratto la mappa di sintesi in testa a questa notizia – non va trascurato che le persecuzioni colpiscono molte altre minoranze etniche e religiose in varie parti del mondo, popoli che senza alcuna colpa si trovano ad abitare un territorio dove non sono “voluti” dalla maggioranza».
Quella “religione” umana, troppo umana…
Ma il dossier Perseguitati cerca di fare fa chiarezza anche su un altro punto decisivo: «È vero che molte violenze hanno il colore odioso della persecuzione religiosa ed è altrettanto vero che questo tipo di violenza sta crescendo e va denunciato. Ma è altrettanto importante il clima di violenza esistente nel mondo per la pura gestione del potere, del territorio e delle risorse economiche, a prescindere dalle appartenenze religiose, che diventano solo uno strumento di sostegno a scopi molto terreni».
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