Presentati oggi i risultati del lavoro di monitoraggio e ascolto di 37 realtà attive nel Sud e nel Nord del Paese realizzato dal Forum per cambiare l’ordine delle cose in collaborazione con Refugees Welcome, Grei250, Fondazione Migrantes e Rete EuropAsilo. Un contributo di analisi, denuncia e proposta che guarda a un obiettivo ben preciso: il nuovo Piano nazionale per l’integrazione. Dovrebbe vararlo il Governo, spiega il dossier, a partire dall’art. 5 del DL 130. Ma a oggi i lavori in tal senso non sono noti…».
Dall’Afghan Community in Italia a Zalab di Roma, sono 37 le realtà piccole e grandi, note e meno note, che hanno partecipato all’inedito monitoraggio “dal basso” coordinato dal Forum per cambiare l’ordine delle cose in varie italiane sul tema Accoglienza: mappature del reale per un futuro da creare.
Dopo mesi di ascolto e di lavoro ne è nato un dossier che è stato presentato oggi in conferenza stampa on line. Il Forum, insieme alle organizzazioni con cui ha collaborato (Refugees Welcome, Grei250, la Fondazione Migrantes e la Rete EuropAsilo), lo offre come contributo di analisi, denuncia e proposta per un obiettivo ben preciso: il nuovo Piano nazionale per l’integrazione. Dovrebbe vararlo il Governo, spiega il dossier, «secondo il decreto legislativo 18/14 e a partire dall’art 5 del DL 130/2020 convertito in legge n.173 il 18 dicembre. Ma a oggi i lavori in tal senso non sono noti…».
Dalla valutazione alla “voce che non c’è”
«Guardando a quanto c’è o ci sarebbe da fare – si legge ancora nell’introduzione – crediamo sia necessario che le istituzioni promuovano un confronto collegiale e continuativo, al fine di prendere in considerazione le molte esperienze di inclusione che si esplicitano nei territori; esperienze che abbiamo voluto rafforzare attraverso la programmazione di incontri territoriali tra attivisti, migranti, operatori legali e giuristi. Lo abbiamo fatto concentrandoci sul sistema di accoglienza e sui percorsi di inclusione che questo dovrebbe promuovere, facendo emergere da una parte le criticità e dall’altra i punti di forza delle molte esperienze di base che, ogni giorno, costruiscono alternative reali e concrete, nonostante le lacune istituzionali».
Il dossier prende le mosse da due evidenze trasversali e condivise: da un lato, prima di tutto, le forti criticità strutturali del sistema di accoglienza, dall’altro la necessità di un monitoraggio del sistema e dei processi di inclusione che l’accoglienza dovrebbe generare, al di là della mera rendicontazione delle spese e dei servizi offerti.
Un’altra constatazione generale riguarda invece «la voce che non c’è», cioè la voce dei protagonisti, i migranti e rifugiati che dei servizi sono i beneficiari: «I e le beneficiari/e dei servizi di accoglienza continuano a essere identificati come soggetti totalmente passivi, privati della possibilità di partecipare attivamente alle varie fasi di implementazione delle azioni, da quella decisionale a quella operativa, arrivando a quella valutativa».
Casa, lavoro, welfare. E quel “vuoto istituzionale”
Il dossier passa poi alle «criticità, urgenze e proposte» sui temi della casa, del lavoro, del welfare e del «vuoto istituzionale», unendo alla denuncia dei problemi la presentazione, in sintesi, di alcune buone pratiche locali.
Seguono alcune Raccomandazioni (all’inizio delle quali Forum e collaboratori ricordano come «nelle società inclusive la migrazione migliora le condizioni economiche e sociali delle comunità locali sia dei Paesi di origine che di destinazione») e infine i report delle consultazioni locali che hanno permesso la realizzazione del dossier.
Per i diritti di tutti e tutte
Il documento è già stato presentato e consegnato ai ministeri dell’Interno e del Lavoro. E sarà al centro, forse già prima della fine di dicembre, di una presentazione pubblica per la quale sono già stati invitati anche altri dicasteri e varie Regioni.
Tira le somme il Forum per cambiare l’ordine delle cose: «L’Obiettivo delle (nostre, ndr) associazioni è quello di fornire al governo una panoramica dello status quo in merito ad accoglienza e percorsi di inclusione, per allargare il campo e indicare suggerimenti di policy e proposte concrete. È un ruolo attivo quello rivendicato dalle realtà che, oggi, hanno presentato il “piano dal basso” e sollecitano le istituzioni a costruire un dialogo con chi si impegna sul campo per la garanzia dei diritti di tutte e tutti e la tutela dei processi di inclusione».
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