Una ricerca del network Global Initiative against Transnational Organized Crime ha esplorato le “rotte del deserto” dei migranti e richiedenti asilo che partono dall’Africa subsahariana. Nell’80% dei casi i loro viaggi sono “facilitati” da trafficanti e gruppi criminali.
«Il viaggio nel deserto non ha niente a che vedere con la traversata via mare, anch’essa molto difficile. Nel deserto non hai informazioni affidabili, niente guida. Può succederti di tutto: devi mettertelo in testa. Sei costretto a imparare. Fai errori e ogni errore serve a non ripeterlo; è un viaggio di fortuna, di destino, di coincidenze; i programmi che fai valgono poco o niente ed è tutto imprevedibile…».
La testimonianza di Dagmawi Yimer, documentarista etiope, è stata raccolta nell’ambito del progetto di ricerca Futuri contrabbandati, realizzata dal network Global Initiative against Trnsnational Organized Crime. L’indagine, uscita in queste settimane in versione italiana, ha esplorato «il pericoloso percorso dei migranti dall’Africa all’Europa».
Le vie dell’Ovest, dell’Est, del centro
Sono tre le rotte principali di “contrabbando” che caratterizzano, via terra, i flussi di migranti e richiedenti asilo dall’Africa verso l’Italia (vedi la mappa sopra riportata) e poi verso i Paesi europei più settentrionali.
La prima è la cosiddetta “rotta occidentale”, dove i Paesi d’origine sono il Mali, il Gambia e il Senegal. Spesso, nel Sahel, la rotta occidentale incrocia quella “centrale”, che ha come Paesi d’origine la Nigeria, il Ghana e il Niger. Infine la via “orientale” ha come Paesi d’origine la Somalia, l’Eritrea e il Darfur nel Sudan meridionale e tende a tagliare di netto il Nord Africa passando attraverso Sudan ed l’Egitto, per poi raggiungere la costa settentrionale del Mediterraneo.
Questi tre percorsi convergono sul Maghreb e negli ultimi anni sulla Libia, dalla quale partono le traversate in mare verso l’Italia.
Una quarta via, quella “costiera” diretta verso la Spagna, è oggi chiusa.
Senza trafficanti non ce la fai
Su questi itinerari «si stima che nell’80% dei casi il viaggio venga “facilitato” dai cosiddetti contrabbandieri di migranti e dai gruppi criminali disposti a fornire una serie di servizi, tra i quali il trasporto, la falsificazione dei documenti, la corruzione dei funzionari di frontiera e i servizi di insediamento».
«Le interviste condotte in Libia a un gruppo di migranti, rafforzate dai rapporti delle organizzazioni internazionali, sottolineano che molti tentano inizialmente di intraprendere il viaggio verso Nord senza l’aiuto dei gruppi criminali – si legge ancora nella ricerca -, ma incontrano quasi sempre ostacoli di natura legale, geografica o finanziaria. I tentativi falliti li spingono a rivolgersi ai gruppi criminali locali che incontrano tra una tappa e l’altra del viaggio».
Perché si parte, cosa si rischia
La decisione di migrare può essere alimentata da numerose ragioni: «Il tasso di crescita della popolazione africana è il più veloce al mondo, e benché il continente continui a registrare risultati economici epocali, i governi non sembrano capaci di tradurre tali risultati in un miglioramento dei mezzi di sussistenza per i più giovani. Le disparità sociali ed economiche, i conflitti e la criminalità nei diversi Paesi di tutto il continente fanno si che molti africani cerchino nuove opportunità di futuro nelle regioni del Mediterraneo».
Ma prima, e prima del mare, c’è già un viaggio di pericoli e di stenti. «I sopravvissuti raccontano storie terribili di contrattempi, estenuanti attese senza riparo, periodi di fame e sete e pericolosi attraversamenti notturni nelle aree di confine». Per molti il viaggio diventa più lungo e costoso del previsto. «Possono volerci settimane se non addirittura anni e molti migranti restano spesso “bloccati” nelle città lungo la costa».
Uno di loro di nome Osas, originario del Benin, ha raccontato: «Per la prima parte del viaggio ho camminato, poi ho viaggiato in motocicletta e infine in autobus, pagando circa 300 dollari». Poi, raggiunta la Libia dopo circa 10 giorni di viaggio, senza denaro, ha lavorato come muratore per circa un anno prima di riuscire a pagare gli 800 dollari richiesti dai contrabbandieri per raggiungere l’Italia via mare.
La ricerca Futuri contrabbandati è stata realizzata attraverso una serie di interviste in Libia, nei Paesi della regione del Sahel e a migranti dell’Africa occidentale e settentrionale. Ulteriori interviste sono state condotte in Italia, in Niger e in Burkina Faso. Il lavoro è stato completato da un’analisi dei dati già disponibili sull’argomento.
Allegati
Futuri contrabbandati: la traduzione italiana della ricerca (file .pdf)
Le ultime statistiche Unhcr relative al Mediterraneo (26 agosto 2014, tabella .xls)
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