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Protezione internazionale nell’UE, i primi dati 2019: una “domanda” in crescita nonostante l’anomalia italiana

E’ sempre più evidente l’“anomalia italiana”, forzata dalle pesanti scelte politiche interne degli ultimi due anni: la domanda di protezione internazionale rivolta all’Unione Europea è in crescita (+ 21% le richieste d’asilo presentate a gennaio rispetto a dicembre, e + 9% rispetto al gennaio 2018). Mentre gli esiti positivi nel territorio dell'”UE+” (UE a 28 Paesi con Svizzera e Norvegia) registrano una percentuale doppia rispetto al nostro Paese. 

Cliccare per ingrandire: richiedenti, provenienze, esiti, casi pendenti: i primi dati 2019 sull’asilo e serie storica mensile dal gennaio 2017 (fonte EASO).

 

Sono 58.609 le domande di protezione internazionale presentate a gennaio nel territorio dell'”UE+”. L’aumento rispetto allo scorso dicembre è molto elevato, + 21%, ma anche “stagionale”, come informa l’EASO (che come sempre è la fonte di questi dati mensili), «poiché in genere dicembre è caratterizzato da un numero inferiore di domande registrate a causa delle festività».

Però è significativo che il dato di questo gennaio segni +9% rispetto al gennaio 2018, anzi, che superi tutti i parziali mensili registrati l’anno scorso, tranne quello di ottobre: vedi nei grafici qui sopra l’istogramma “Asylum applications EU+”.

Siria, Afghanistan, Venezuela, Nigeria

Siria, Afghanistan e Irak perpetuano la situazione del 2018 come i tre Paesi di provenienza più numerosi.

Gli aumenti registrati in questo gennaio superano il + 21% medio per quanto riguarda i richiedenti siriani, che rispetto a dicembre sono aumentati del 25% (per un totale di 6.099 domande presentate). Quanto agli afghani, «hanno presentato un numero di richieste notevolmente più elevato rispetto a gennaio 2018, confermando un trend in crescita dalla seconda metà del 2018».

Però gli aumenti maggiori si sono verificati per la cittadinanza venezuelana (+ 49%) e soprattutto nigeriana (+ 57%). Significative le presenze di georgiani (circa 2.400) e moldavi (658), due nazionalità che, sempre su scala mensile, hanno chiesto protezione con una numerosità pressoché inedita rispetto all’ultimo quinquennio. Ma forti anche gli incrementi registrati dai richiedenti fuggiti dalla Somalia (+ 36%), dalla Colombia (+ 42%) e dal Marocco (+ 30%).

Esiti positivi, più del doppio rispetto all’Italia

Nel primo mese di questo 2019 nel territorio dell’UE+ sono stati esaminati  46.833 richiedenti (l’11% in più rispetto a dicembre, ma a un livello pur sempre inferiore a buona parte degli altri mesi del 2018).

Hanno ricevuto un esito positivo il 35% di essi (uno su tre), poco al di sotto della media del 36% registrata nell’ultimo semestre. Il dato comprende solo lo status di rifugiato e la protezione sussidiaria, escludendo quindi le concessioni di protezione umanitaria.

A confronto nazionale con l’Italia, vale la pena di rimarcare come, sempre a gennaio, il nostro Paese abbia garantito lo status di rifugiato o la protezione sussidiaria ad appena il 15% dei richiedenti esaminati (9% rifugiati e 6% sussidiaria, rispettivamente 670 e 426 persone): neanche la metà della percentuale europea. Senza contare che in Italia il quadro è aggravato dall’estinzione della protezione umanitaria, per la quale il dato di gennaio è ormai prossimo allo zero: 2% di concessioni (150 casi) rispetto a tutti i richiedenti esaminati.

Come è noto l’UE+ comprende i 28 Paesi membri dell’Unione (ancora incluso il Regno Unito) più la Svizzera e la Norvegia, anche se questa serie statistica EASO per gennaio raccoglie i dati di soli 29 Paesi.

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