A dispetto degli «imprenditori della paura» e dei luoghi comuni, il Rapporto immigrazione 2015 di Caritas e Migrantes parla di stabilità. Alla presentazione del Rapporto, un affondo del segretario generale della CEI Galantino contro l’equazione “immigrazione-terrorismo”.
«La strage di Dacca, ma non solo quella, ha inferto un colpo decisivo all’equazione – data per scontata dagli imprenditori della paura – tra immigrazione e terrorismo. Dobbiamo riconoscere che a tutt’oggi gli attentatori non sono praticamente mai gente arrivata in Belgio, in Francia o in Bangladesh con i barconi… Non a caso i commenti sull’identità degli autori del massacro oggi si appuntano sul fatto che si tratta di giovani rampolli di famiglie note e di ampie possibilità economiche, ben diverse dalla popolazione poverissima che abita il Paese. Ma anche una seconda facile equazione è stata smentita. I dati diffusi dal FMI, dal Rapporto Caritas-Migrantes, come i risultati della ricerca della Commissione Bilancio della Camera, ci dicono che l’immigrazione – sul piano meramente economico – conviene; anzi ne abbiamo perfino bisogno. Questi due elementi obbligano tutti ad affrontare il tema dell’immigrazione lasciando sullo sfondo i luoghi comuni…».
Lo ha detto mons. Nunzio Galantino, segretario generale della CEI, alla presentazione a Roma, in questi giorni, del XXV Rapporto immigrazione 2015 di Caritas e Migrantes.
Il 2015 della stabilità
I numeri del nuovo Rapporto parlano di «stabilità» sulla presenza di immigrati nel nostro Paese: «Sono infatti sostanzialmente stabili i numeri dei cittadini stranieri residenti nel nostro Paese, pari a cinque milioni circa (+1,9%) nel 2015».
«La tanto temuta “invasione” che qualcuno paventava con gli sbarchi dello scorso anno, non ha praticamente prodotto effetti sulla composizione del panorama migratorio nazionale», sintetizza Oliviero Forti di Caritas Italiana.
Molti di coloro che sono giunti via mare hanno lasciato il nostro Paese mentre solo una parte ha chiesto l’asilo. «Sono altri i Paesi in Europa che nel 2015 hanno visto crescere sensibilmente la popolazione straniera, tra cui Germania e Gran Bretagna».
Stranieri in Italia: non solo migrazione forzata
Aggiungono nell’Introduzione mons. Gian Carlo Perego e mons. Francesco Soddu, direttori rispettivamente della Fondazione Migrantes e della Caritas: «Non bisogna dimenticare gli oltre cinque milioni di persone di cittadinanza non italiana che strutturalmente vivono in Italia, da più o meno anni, mentre si affronta il recente fenomeno dei richiedenti asilo e rifugiati (sicuramente cresciuto a livello numerico in questo momento e con maggiore urgenza di risoluzione in un quadro di mobilità europea e nazionale)».
L’Italia, infatti, «è molto di più di questa recente storia di migranti forzati. Bisogna darne atto per rispetto della verità e dell’impegno di tante strutture che oggi come in passato, dedicano professionalità e responsabilità al dialogo costante e arricchente con la diversità, sensibilizzando la società civile e creando continui e fruttuosi ponti di scambio».
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