«Quanto più l’integrazione si realizza a partire dal coinvolgimento di tutti, tanto più questa produce un effetto positivo nel ridurre diffuse derive xenofobe…». Presentata a Roma l’edizione 2016 del Rapporto sulla protezione internazionale in Italia di Fondazione Migrantes con la redazione di Vie di fuga, Caritas Italiana, Cittalia, ANCI e Servizio centrale dello SPRAR in collaborazione con l’UNHCR. Le cifre e il punto della situazione su asilo e accoglienza, con i primi dati SPRAR per il 2016. E, quest’anno, un focus su salute mentale e immigrazione nel nostro Paese.
«Investire su accoglienza e integrazione significa non solo restituire dignità e futuro a una persona, ma contestualmente produrre legalità e contrastare le molteplici forme di sfruttamento a cui assistiamo. D’altronde, che convenga puntare su un sistema di accoglienza strutturato e coordinato è facilmente desumibile dal fatto che una persona lasciata al suo destino diviene facilmente oggetto di attenzioni da parte della criminalità, che non di rado utilizza i canali dell’asilo per far proliferare i propri traffici». E ancora: «Quanto più l’integrazione si realizza a partire dal coinvolgimento di tutti, tanto più questa produce un effetto positivo nel ridurre diffuse derive xenofobe…».
Fondazione Migrantes con la redazione di Vie di fuga, ANCI, Caritas Italiana, Cittalia e Servizio centrale dello SPRAR, in collaborazione con l’UNHCR, hanno presentato in queste ore a Roma il Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2016.
Ormai alla terza edizione, il Rapporto, unico in Italia, fa il punto sia sul fenomeno dei migranti forzati nel mondo sia su quello dei richiedenti protezione internazionale in Italia e in Europa, quest’anno con l’aggiunta di un focus su salute mentale e immigrazione nel nostro Paese. Come ormai di consueto, i capitoli di analisi sono preceduti dalle Raccomandazioni delle realtà curatrici della pubblicazione.
Riassumiamo di seguito le questioni e i dati chiave contenuti nel Rapporto o emersi durante la presentazione. In allegato, invece, un’ampia sintesi del documento.
L’Italia “accogliente”
Nel difficile contesto europeo attuale, secondo il Rapporto l’Italia «si è “riscoperta” accogliente, capace di ridisegnare il suo ruolo di Paese d’immigrazione in chiave nuova rispetto a un passato recente nel quale ha prevalso la politica dei respingimenti».
Dopo lo sbarco nel 2014 di 170 mila persone, «ci apprestiamo a chiudere il 2016 con numeri che superano sostanzialmente quelli degli anni precedenti».
Europa, se funzionano solo gli hotspot…
«L’arrivo in Europa di oltre un milione di profughi nel corso del 2015 ha messo definitivamente in crisi quelle certezze su cui il vecchio continente ha cercato negli ultimi 50 anni di costruire un’identità comune… L’unico strumento previsto dall’Agenda europea che ad oggi ha trovato un’effettiva attuazione sono i centri all’interno dei quali è stato assunto l’approccio hotspot, che sono parte di un sistema respingente che non di rado nega l’accesso alla procedura di protezione internazionale… In tanta confusione e indeterminatezza, a pagarne le spese sono i migranti a cui talvolta, come viene ricorrentemente ricordato dalle associazioni di tutela, non è garantita la possibilità di accedere alla richiesta di asilo creando quella che qualcuno ha definito la fabbrica della “clandestinità di Stato” che produce centinaia di nuovi fantasmi, persone in carne ed ossa che rischiano il rimpatrio o la detenzione nei CIE, o nel migliore dei casi, un soggiorno in un limbo infernale di sfruttamento e ricattabilità. Ne incontriamo molti sui territori. Si tratta di persone disorientate che si rivolgono alle organizzazioni umanitarie per chiedere un sostegno o semplicemente un orientamento».
Quando lo straordinario diventa ordinario
Alla presentazione del Rapporto sulla protezione sono stati diffusi i dati sull’accoglienza di richiedenti asilo, rifugiati e migranti alla fine di ottobre: si tratta in tutto di 171.938 persone, di cui 1.225 negli hotspot, 14.015 nei centri di prima accoglienza, ben 133.727 nelle strutture temporanee (i CAS coordinati dalle Prefetture) e solo 22.971 nei progetti SPRAR, la rete degli enti locali per l’accoglienza di richiedenti e rifugiati.
Se questo è un “sistema” che ha «fornito una risposta immediata al bisogno, non sempre tuttavia la qualità della risposta è stata soddisfacente. L’uso di alberghi o di altre strutture ricettive, a vocazione turistica e dunque diverse da quelle previste per l’accoglienza di richiedenti la protezione internazionale, è diventato da straordinario a ordinario, tant’è che le strutture straordinarie (i CAS, ndr), costituiscono percentualmente circa l’80% dei posti d’accoglienza oggi disponibili in Italia».
SPRAR, i primi dati 2016
Non altrettanto, invece, è cresciuta la rete SPRAR, quella che offre i servizi migliori ma richiede un’assunzione di titolarità da parte degli enti locali.
Nel primo semestre 2016, si legge nel Rapporto, «i progetti finanziati dal FNPSA sono stati 674, 244 in più rispetto al 2015 (per complessivi 27.089 posti in accoglienza), di cui 520 destinati all’accoglienza di richiedenti e titolari di protezione internazionale appartenenti alle categorie ordinarie (24.593 posti), 109 destinati a minori non accompagnati (1.916 posti) e 45 a persone con disagio mentale e disabilità fisica (580 posti). Gli enti locali titolari di progetto sono stati 574 in tutto: 533 Comuni, 29 Province e 12 unioni di Comuni».
MSNA: “Questi ragazzi ci preoccupano”
Desta preoccupazione «la condizione di estrema precarietà che colpisce i minori stranieri non accompagnati, per i quali non si riesce a implementare un sistema in grado di dare risposte immediate».
«Seppure il sistema di accoglienza teoricamente sia oramai stato delineato (sia nell’Intesa del 2014 sia nel DLgs 142 del 2015), allo stato attuale, con un gravissimo ritardo di quasi due anni, il percorso di accoglienza per i minori stranieri non accompagnati risulta ancora carente, non strutturato e definito. La presa in carico dei minori non accompagnati in Italia si caratterizza, ancora oggi, per la forte eterogeneità delle politiche sociali e socio-educative, per l’assenza di un unico modello sociale di riferimento e per la ricaduta differenziata a livello locale del fenomeno stesso».
Dinieghi e tensioni
Preoccupa inoltre, soprattutto negli ultimi mesi, «l’incremento esponenziale dei dinieghi (circa il 60%) pronunciati dalle Commissioni territoriali competenti sulle istanze per il riconoscimento della protezione internazionale (asilo o protezione sussidiaria) o umanitaria, e il corrispondente innalzamento del livello di tensione nei centri di accoglienza variamente denominati, nei quali i migranti rimangono in attesa di una decisione sul loro status».
Focus: migrazione e salute mentale
«Nonostante manchino ancora ricerche e dati affidabili, gli operatori del settore hanno rilevato un aumento di richieste di ricoveri e cure psichiatriche da parte di migranti con vissuti di psico-traumatologia e talvolta di emarginazione sociale precedenti la migrazione».
«Nonostante la presenza di strutture dedicate di alto livello (la stessa rete dello SPRAR comprende progetti specifici dedicati ai richiedenti e rifugiati con disagio mentale e disabilità fisica), di fronte a una crescente domanda di assistenza psichiatrica, la risposta dei servizi italiani appare difficoltosa sia per la forte pressione cui essi sono stati sottoposti in modo relativamente inaspettato, sia per la necessità di sviluppare competenze cliniche e fornire soluzioni organizzative nuove… Per quanto tuttavia la situazione possa apparire complessa, tali difficoltà possono rivelarsi un’opportunità preziosa per promuovere la crescita e la maturazione complessiva di tutti i servizi assistenziali e sanitari coinvolti, con potenziali ricadute positive su tutto il sistema».
Nel mondo: chi fugge e perché
«Nel 2015 e nel primo semestre del 2016 si è assistito all’acuirsi e cronicizzarsi di molte situazioni di guerra, tanto che si contano 35 conflitti in atto e 17 situazioni di crisi. Tali scenari, oltre a causare morte e distruzione, provocano la fuga di un numero tanto maggiore di persone quanto più lungo e cruento diventa il conflitto o quanto più perdurano nel tempo situazioni di insicurezza, violenza e violazione dei diritti umani».
«Altri motivi di fuga sono costituiti dalle disuguaglianze economiche, dalle disuguaglianze nell’accesso al cibo (per mancanza di un’equa distribuzione della produzione mondiale) e all’acqua, dal fenomeno del cosiddetto land grabbing, che sottrae terre produttive ai Paesi più poveri, e dall’instabilità creata dagli attentati terroristici».
Allegato
Rapporto sulla protezione in Italia 2016, la sintesi (file .pdf 2,83 mbyte)
Ancora nessun commento, aggiungi il tuo qui sotto!