In occasione della presentazione del Rapporto sulla protezione internazionale 2017, un richiamo alla vita vissuta e alla vicinanza di volti e persone, e un avvertimento: «Dobbiamo interrogarci sulla nostra effettiva capacità di costruire comunità e di alimentare e promuovere una cultura della solidarietà…».
«La situazione della protezione internazionale in Italia e in Europa ha aspetti in bianco e nero, ma a noi è sembrato importante fornire, oltre a un quadro normativo e statistico, anche la possibilità di ascoltare e incontrare dal vivo persone che vivono ogni giorno e spesso subiscono l’esperienza di ricerca di protezione e le contraddizioni ad essa collegate. Per questo nel concerto alla Basilica dei Santi XII Apostoli ascolteremo questa sera alcune testimonianze, sperando che grazie alla loro generosità diventi possibile una vera comprensione e, quindi, un vero incontro»: è un richiamo alla vita vissuta e alla vicinanza di volti e persone quello di don Giovanni De Robertis, direttore della Fondazione Migrantes, in occasione della presentazione del quarto Rapporto sulla protezione internazionale in Italia (v. nella news precedente).
«La gestione dell’accoglienza – ha affermato invece il delegato ANCI all’immigrazione Matteo Biffoni – è uno sforzo costante per le nostre comunità. Un’accoglienza sostenibile è l’unica strada per gestire sui territori gli arrivi dei richiedenti asilo. Per questo come ANCI siamo sempre accanto ai sindaci per risolvere le criticità e per sostenere un’accoglienza diffusa. I passi avanti fatti sono notevoli, anche se resta ancora molto da fare: crescono i posti SPRAR, aumenta il numero dei Comuni aderenti, il ministero dell’Interno ha varato un nuovo piano di ripartizione dando risposta alle richieste dei territori ed è stata messa a sistema la fondamentale collaborazione interistituzionale tra Comuni e Prefetture».
Avverte però Stephane Jaquemet, delegato UNHCR per il Sud Europa: «Il numero di persone costrette a fuggire da conflitti e persecuzioni in tutto il mondo sta raggiungendo i 66 milioni, e di questi il 51% sono bambini e bambine, che meritano un futuro lontano dalla guerra, dalla violenza, dallo sfruttamento e dalla paura. Per loro e per tutti gli altri rifugiati nel mondo è di fondamentale importanza che la comunità internazionale si impegni per garantire accoglienza e protezione, lavorando alla risoluzione dei conflitti».
«Il sentimento sempre più diffuso di ostilità ci preoccupa fortemente e deve farci interrogare anche sulla nostra effettiva capacità di costruire comunità e di alimentare e promuovere una cultura della solidarietà», mette in guardia anche il direttore della Caritas italiana Don Francesco Soddu. «Come rete ecclesiale – aggiunge Soddu – i nostri sforzi si concentrano in questa direzione, sperimentando nuove forme di accoglienza con il coinvolgimento di strutture parrocchiali, diocesane e anche di nuclei familiari».
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