Il Parlamento Europeo sta affrontando la “riforma” del regolamento Dublino III, avviata nel 2016 con la presentazione di una discussa proposta della Commissione Juncker. A marzo è arrivata a Strasburgo una qualificata proposta italiana. Sul tappeto, numerose questioni “tecniche” che avranno però importanti ricadute su migliaia e migliaia di richiedenti asilo. E sulle quali la società civile sta almeno provando a intervenire.
Dublino (sistema di): meccanismo per la determinazione dello Stato membro dell’UE competente per l’esame di una domanda d’asilo, normato dall’omonimo regolamento, oggi in vigore nella sua terza edizione (“Dublino III”)… Per molti è un sistema iniquo e vessatorio per via dei trasferimenti di persone, adulti e minori, che attua verso i Paesi di primo arrivo nel territorio dell’Unione. Per tutti è ormai assodato che è un colosso inefficiente, sia per il numero di trasferimenti che realizza effettivamente in rapporto allo sforzo burocratico che impone, sia per la contraddizione con i flussi dell’attuale programma europeo di relocation: quest’ultimo, infatti, sta trasferendo (dovrebbe traferire) persone verso Paesi che ne respingono indietro altre secondo le regole, appunto, del Dublino III.
La Commissione Europea nel maggio 2016 ha proposto una riforma che ha suscitato serie preoccupazioni, fra l’altro, in autorevoli organismi internazionali come l’ECRE.
In sede di Europarlamento la deputata svedese Cecilia Wikström (gruppo liberal-democratico ALDE), relatrice per la “riforma” del Dublino III, ha presentato un mese fa un progetto di relazione migliorativo in vista della discussione della riforma nell’ambito della commissione parlamentare Libertà civili (LIBE) e dell’Assemblea di Strasburgo.
Ma sempre nelle scorse settimane, per migliorare ulteriormente il progetto di relazione Wikström, l’ASGI e l’Osservatorio sul diritto europeo dell’immigrazione dell’Università di Pisa hanno inviato alla relatrice e agli europarlamenti una lista di emendamenti mirati. Obiettivo di fondo, dimostrare che un diverso sistema Dublino, più rispettoso dei diritti delle persone ma anche del principio di solidarietà ed equa distribuzione delle responsabilità fra gli Stati membri (artt. 78 e 80 del Trattato sul funzionamento dell’UE), è non solo desiderabile e opportuno, ma anche tecnicamente realistico.
(segue nella news successiva)
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