Ancora in aumento il numero di rifugiati reinsediati nell’UE da precari Paesi di primo asilo: sono stati 26.855 nel 2019 contando ancora il Regno Unito, contro i 24.815 del 2018. Ma in tutto il mondo le persone che avrebbero bisogno urgente di resettlement sono 1.400.000. Il blocco per la pandemia da coronavirus.
È ancora cresciuto nell’ultimo anno il numero di rifugiati “reinsediati” nell’UE da precari Paesi di primo asilo. Se si conta (per l’ultima volta) il Regno Unito, uscito ufficialmente dall’Unione alla fine dello scorso gennaio, nel 2019 i rifugiati accolti in resettlement nei 28 Paesi membri sono stati 26.855, contro i 24.815 del 2018.
Questo trend di crescita dura almeno dal 2013 (dati Eurostat e Report 2019 Fondazione Migrantes).
Fra i singoli Paesi dell’UE, quello più “accogliente” con la formula del resettlement è stato proprio il Regno Unito (5.610 accolti nel ’19), subito seguito dalla Francia (5.600), dalla Svezia (4.955) e dalla Germania (4.890 rifugiati). Più a distanza l’Olanda, con 1.855 accolti, e l’Italia, con 1.355.
Nel nostro Paese, i rifugiati accolti in reinsediamento nel 2018 erano stati 1.180, nel 2017 1.515, nel 2016 1.045, nel 2015 95 e nessuno sia nel 2014 che nel 2013.
Quella misura salvavita
La tendenza all’aumento degli ultimi anni deve però essere messa a confronto, ancora una volta, con la “domanda” globale di resettlement: secondo l’UNHCR, nel mondo i rifugiati che dovrebbero essere reinsediati con urgenza sono 1.400.000.
Mediante l’Alto commissariato ONU per i rifugiati, l’anno scorso ne sono stati reinsediati solo 63.696, il 4,5%, anche se la tendenza rispetto al 2018 (55.680) è, di nuovo, in crescita.
«Il reinsediamento non rappresenta una soluzione a disposizione di tutti i rifugiati su scala mondiale, ma costituisce una misura salvavita volta ad assicurare la protezione di coloro che sono maggiormente a rischio e le cui vite spesso dipendono da essa», ha chiarito nei mesi scorsi lo stesso Alto commissariato ONU.
Sospensione pandemia, “ma non nei casi più urgenti”
Nelle ultime settimane la pandemia da coronavirus ha portato sia l’UNHCR che l’OIM a sospendere i trasferimenti, anche se le due agenzie hanno chiesto agli Stati di continuare a garantirli per i casi di estrema urgenza, «dato che per molti rifugiati il reinsediamento costituisce uno strumento salvavita».
L’anno scorso, il maggior numero di partenze facilitate dall’UNHCR nell’ambito del programma di reinsediamento ha avuto come meta gli Stati Uniti e il Canada, seguiti dai Paesi UE di Regno Unito, Svezia e Germania.
La maggior parte dei rifugiati reinsediati erano originari della Siria, della Repubblica Democratica del Congo e del Myanmar.
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