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Report asilo 2022: “Quell’UE e quell’Italia ‘sdoppiate’…”

La protezione temporanea per i rifugiati dall’Ucraina. Minori non accompagnati dall’Ucraina e dal Niger. Il ritorno dei muri in Europa. Ma anche il sistema di accoglienza in Italia a vent’anni dalla nascita dello SPRAR (“Poche cose da celebrare e molte su cui intervenire”). Se ne parla nell’edizione 2022 del rapporto su “Il diritto d’asilo” della Fondazione Migrantes.

Mala Rohan, a est di Kharkiv, 14 maggio 2022: una famiglia rimuove i detriti e ricostruisce la propria casa distrutta da un missile russo (foto F. Bucciarelli).

Diritto d’asilo, anno 2022. L’anno in cui la guerra d’Ucraina nel giro di poche settimane ha disperso nel cuore d’Europa rifugiati e sfollati a milioni, come non si vedevano dai tempi della Seconda guerra mondiale. L’anno già difficile in cui l’Europa ha saputo accogliere milioni di profughi senza perdere un decimale in benessere e “sicurezza” (oltre 4.400.000 le persone registrate per la protezione temporanea solo nell’UE fino all’inizio di ottobre). Ma anche l’anno in cui la stessa Unione e i suoi Paesi membri hanno fatto di tutto (hanno continuato a fare di tutto) per tener fuori dai propri confini, direttamente o per procura, ora decine di migliaia, ora migliaia, ora poche centinaia o decine di migranti e rifugiati altrettanto bisognosi di protezione (se non ancora più fragili): è avvenuto in Grecia e in tutti i Balcani, in Libia e alla frontiera con la Bielorussia, nelle enclave spagnole sulla costa africana e nelle acque mortifere del Mediterraneo e dell’Atlantico sulla rotta delle Canarie fino, ultima “novità” dell’anno, ai moli dei porti italiani.

Cioè quelli di un Paese i cui governi di ogni colore ripetono da anni che l’«Italia non può fare tutto da sola», ignorando le statistiche sui rifugiati presenti nei Paesi europei che l’UNHCR, l’Agenzia ONU per i rifugiati, aggiorna ogni semestre. Alla fine dello scorso giugno, ormai nel pieno della crisi umanitaria ucraina, vivevano in Italia poco meno di 296 mila “rifugiati” (cioè rifugiati in senso stretto e persone con protezione complementare o temporanea, e quindi profughi ucraini inclusi: la cifra equivale a cinque persone ogni mille abitanti). Però alla stessa data i rifugiati in Francia erano 613 mila e in Germania addirittura 2.235.000.

Alla fine del ’21, prima della guerra, i rifugiati in Italia calcolati dall’UNHCR erano solo 145 mila, mentre però la Francia ne ospitava già mezzo milione e la Germania 1.256.000. Quanto all’incidenza sulla popolazione, la Grecia già sosteneva un carico multiplo rispetto a quello italiano: quasi 12 rifugiati ogni 1.000 abitanti contro i nostri due o poco più; e persino la Bulgaria ne contava tre ogni 1.000.

Mentre sempre nel ’21, se l’Italia ha registrato 45.200 richiedenti asilo per la prima volta, la Germania ne ha registrati 148.200, la Francia 103.800 e persino la Spagna ne ha ricevuti di più, 62.050 (dati Eurostat).

Viene così da chiedersi chi dovrebbe prendersi i migranti da chi, per restare al livello dell’attuale “dibattito” nell’UE.

Anche se, piuttosto, occorrerebbe rendersi conto del fatto che le persone che sbarcano sulle nostre coste, a differenza di molte altre che chiedono protezione nell’Europa continentale, dovrebbero essere prima salvate da un mare pericoloso con missioni di soccorso internazionale degne di questo nome e, prima ancora, dovrebbe essere loro risparmiato l’inferno di Libia: qui sì, è vero che l’Italia non può farcela da sola.

I bambini sono davvero “tutti uguali”?

Ma intanto ci troviamo in «un’Unione Europea e un’Italia “sdoppiate”, solidali con gli ucraini e discriminanti e in violazione dei diritti umani e delle convenzioni internazionali con altri – come si legge nell’Introduzione a Il diritto d’asilo. Report 2022. Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati (Tau Editrice 2022, pp. 440), sesta edizione del rapporto che la Fondazione Migrantes dedica alla protezione internazionale e che viene presentato in queste ore a Roma -: Per qualcuno le frontiere sono aperte, mentre per altri non lo sono nemmeno i porti dopo un naufragio. A essere a rischio è lo stesso diritto d’asilo e persino lo stato di salute delle nostre democrazie. In questo quadro di pesanti trattamenti discriminanti sia internazionali che nazionali si aprono interrogativi scomodi: i bambini sono davvero tutti uguali? Godono tutti degli stessi diritti? Le persone in fuga da conflitti e guerre che hanno già perso la casa e magari persone care non sono tutte uguali e non hanno tutte gli stessi diritti? Provocatoriamente viene da chiedersi se invece per avere accesso a questi diritti bisogna essere biondi o cristiani o venire dal continente europeo…».

Il rapporto della Migrantes su migrazioni forzate, richiedenti asilo e rifugiati è scandito, come le edizioni precedenti, in quattro parti: “Dal mondo con lo sguardo rivolto all’Europa”, “Tra l’Europa e l’Italia”, “Guardando all’Italia” oltre a un “Approfondimento teologico”.

Europa, il ritorno dei muri. Italia, accoglienza 20 anni dopo

Questi, invece, gli argomenti degli 11 nuovi contributi, curati da un’équipe di redattori e collaboratori che, oltre ad essere professionisti ed esperti del settore, seguono concretamente i richiedenti asilo e i rifugiati nei loro percorsi in Italia, o sono essi stessi rifugiati: ● 2021-2022: aumentano le persone in fuga, tra pandemia, conflitti e crisi climatica ● L’applicazione della protezione temporanea per i rifugiati dall’Ucraina: si possono trarre insegnamenti per la politica europea in materia di asilo Il ritorno dei muri e dei confini nell’Europa di oggi “Non dobbiamo lasciare indietro nessuno”: superare discriminazioni e trattamenti differenziali per promuovere una società davvero inclusiva“Vietato l’ingresso ai minori senza genitori”: i casi del Niger e dell’Ucraina Rotte migratorie verso e dall’Albania: le condizioni dei migranti e richiedenti asilo in transito Il sistema di accoglienza in Italia dopo vent’anni: poche cose da celebrare e molte su cui intervenireLa protezione speciale oggi: un incontro ravvicinato del legislatore con la realtà (con qualche resistenza) Non c’è integrazione senza legami: un approccio interculturale alla coesioneLe navi quarantena tra necessità e limiti alla libertà L’approfondimento teologico sul Costruire un futuro di pace con i migranti e i rifugiati.

La pubblicazione riprende nel titolo il Messaggio di papa Bergoglio per la 108ª Giornata mondiale del migrante e del rifugiato e alla sua realizzazione hanno contribuito sia i rifugiati dell’UNIRE (Unione nazionale italiana per rifugiati ed esuli) con un focus group, sia la redazione dell’osservatorio Vie di fuga.

Il nuovo rapporto della Migrantes, come sottolineano sempre nell’introduzione le curatrici Mariacristina Molfetta e Chiara Marchetti, «non rinuncia a proporre in ogni settore – dall’ambito legale a quello sociale ed etico – possibili strategie per uscire dall’impasse, riconoscendosi nell’orizzonte di senso a cui bisognerebbe tendere, ancora una volta tratteggiato dalle parole di papa Francesco in occasione della 108ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati. Con tutti i migranti e i rifugiati: non solo con quelli che ci piacciono o che sentiamo più vicini a noi, perché solo così si potrà tendere a realizzare anche in terra pace e giustizia».

Nuovi dati: il “game” italo-francese e i ghetti dei braccianti

Le prime tre parti del volume sono corredate di altrettante sezioni statistiche con grafici, tabelle, cartine e schede di “dati e fatti” sulle migrazioni forzate e il diritto d’asilo nel mondo, lungo le varie “rotte” migratorie verso l’Europa, nel territorio dell’UE e in Italia, con numeri e serie storiche aggiornate fino a buona parte del 2022 sotto decine di parole chiave.

Rispetto all’edizione 2021 quella di quest’anno, oltre a fare il punto sulle cifre del disastro umanitario ucraino, comprende per la prima volta anche quelle dello sradicamento protratto su scala globale, dei flussi di rifugiati e migranti in Albania, dei “ghetti” italiani dove vivono migliaia di richiedenti asilo e rifugiati al lavoro come braccianti agricoli. E approfondisce ancora più nel dettaglio fenomeni di particolare attualità, dagli “sbarchi” agli arrivi via terra, dall’attività delle ONG nel Mediterraneo alla relocation di richiedenti asilo in Europa, dai respingimenti sommari e illeciti lungo i confini esterni e interni dell’UE (i pushback) alla situazione sulla frontiera occidentale delle Alpi, dove si gioca la partita dello sconfortante game” italo-francese.

Ad arricchire le pagine del volume, infine, una serie di fotografie a colori del fotografo Fabio Bucciarelli, che conduce direttamente al cuore della guerra in Ucraina con uno sguardo di attenzione alle persone e alla loro maniera di “stare” dentro il conflitto.

LE STORIE/1: Protezione speciale, incontri ravvicinati con la realtà

Nasrin (nome di fantasia, ma solo quello) è iraniana. È arrivata in Italia nel 2013 con un visto per motivi di studio. Fino al 2020 riesce a dare nove esami ad Economia e statistica, anche perché sin dall’inizio, per mantenersi, oltre a studiare lavora: commessa in un negozio di un importante marchio di moda. Si vede affidare responsabilità crescenti e ottiene un contratto a tempo indeterminato. Prende in affitto un appartamento dove accoglie la sorella, che l’ha raggiunta a Milano per studiare architettura. La Questura non rinnova a Nasrin il permesso di soggiorno, perché non ha dato abbastanza esami ed è troppo fuori corso. Le due sorelle non hanno più legami stabili in Iran, perché nel frattempo hanno perso entrambi i genitori, ma Nasrin ha casa e un’occupazione stabile, e così decide di chiedere la protezione speciale introdotta dal DL 130/2020. Dopo molti tentativi e alcuni appuntamenti a vuoto, finalmente è riuscita a formalizzare la domanda, ottenendo un appuntamento fra alcuni mesi per la notifica dell’esito. Però, intanto, in azienda l’ufficio personale le chiede con insistenza copia del permesso di soggiorno aggiornato, in assenza del quale Nasrin deve essere licenziata.

Da una delle tre vicende personali raccolte nel contributo “La protezione speciale oggi: un incontro ravvicinato del legislatore con la realtà (con qualche resistenza)”

LE STORIE/2: Said vuole studiare

Said è un minore non accompagnato sudanese di 16 anni, nato in Darfur e cresciuto in un campo per sfollati interni. Quando ha 13 anni, le milizie janjaweed attaccano il campo e gli uccidono e torturano alcuni familiari. Lui fugge in Libia, dove rimane detenuto per mesi. Nel 2020 si riduce a chiedere asilo in Niger. Said vuole studiare. Sa che alcuni rifugiati vengono inseriti in programmi di reinsediamento o in corridoi umanitari per andare in Europa o in America, ma anche che i minori non accompagnati ne sono tagliati fuori. Però nel novembre 2021 la sua voglia di apprendere gli consente di essere inserito in un progetto pilota per volare in Italia con un visto e una borsa di studio. Le procedure e gli accertamenti si dilungano per 10 mesi, che il ragazzo vive con un forte stress emotivo e con la paura di restare bloccato per sempre in Niger. Ma a metà ottobre 2022 Said può finalmente prepararsi a partire per l’Italia, dove una famiglia affidataria lo aspetta con gioia e impazienza.

Dal contributo “‘Vietato l’ingresso ai minori senza genitori’: i casi del Niger e dell’Ucraina”

Dal banner “Pubblicazioni” nell’homepage di Vie di fuga, nello spazio Il diritto d’asilo. Report 2022 è possibile scaricare il comunicato stampa, la sintesi, l’indice, l’introduzione e tutti gli abstract della nuova edizione. Da oggi è online anche l’edizione integrale del Report 2021.

 

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IL DIRITTO D’ASILO - REPORT 2020

“Alcune volte è una fuga, altre una scelta, sempre contiene una speranza e una promessa. La strada di chi lascia la sua terra”. Una graphic novel che racconta alle nuove generazioni le storie, le persone e le ragioni delle migrazioni.

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by Mauro Biani – Repubblica
maurobiani.it

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