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Il 22 e 23 marzo a Roma si è tenuto il convegno “L’asilo Resiste ancora?” organizzato dalla Rete Europasilo. A seguito di quel momento di confronto e dibattito è stato realizzato un documento che ne raccoglie i contenuti e le proposte.

L’incontro romano “L’Asilo Resiste, Ancora?” organizzato da Europasilo è stato un momento estremamente importante che ha fatto riunire centinaia di operatori, esperti o semplicemente appassionati per ragionare insieme sul futuro e sul presente dell’accoglienza in Italia. Le cinque tematiche su cui si è lavorato sono:

Tavolo 1 – QUALI DIRITTI
Tavolo 2 – TUTELA SANITARIA
Tavolo 3 – FORME DI SOSTEGNO
Tavolo 4 – INCLUSIONE POSSIBILE
Tavolo 5 – COMUNICARE

Nel Report si trovano per ciascun dei tavoli di lavoro sopra elencati le principali tematiche e criticità emerse nonché le buone prassi e le proposte elaborate. A partire da questi contenuti, la Rete Europasilo ha individuato una proposta per ciascun gruppo di lavoro, su cui si ha l’intenzione di lavorare e sviluppare nei prossimi mesi. Intanto proseguono gli incontri, suddivisi secondo i tavoli di lavoro, duranti i quali discutere, approfondire e sviluppare le azioni che si intendono sviluppare e che porteranno ad un nuovo convegno in presenza che si terrà in autunno. 

Download (PDF, 2.88MB)

LE PROPOSTE DELLA RETA EUROPASILO

QUALI DIRITTI. Come possiamo garantire il diritto di asilo a tutte e tutti i cittadini migranti?
Formazione mirata ad un aggiornamento dai territori, nonchè al confronto tra gli operatori legali, anche per affinare gli strumenti operativi per pensare a contenziosi strategici e ad azioni di presidio dei diritti.

TUTELA SANITARIA. L’accesso ai servizi per la salute non è per tutti: come possiamo cambiare?
Necessità di riportare nei Tavoli di discussione dei Piani Regionali Salute le criticità emerse sui diversi territori, con l’obiettivo di informare delle discrepanze che interessano i vari territori e allo stesso tempo di individuare prassi e procedure uniformi a livello nazionale che possano essere l’inizio di un’efficace risposta e/o messa in condivisione di buone prassi ad un livello più istituzionale; Avviare un tavolo di coordinamento tra gli operatori del settore che possa essere momento di confronto, scambio di informazioni, buone prassi, in un continuo aggiornamento costruendo sempre più una comunicazione chiara e circolare tra il “basso” e l'”alto”.

FORME DI SOSTEGNO. Costruire nuove strategie per difendere i diritti: progettiamo insieme?
Necessità di prevedere la strutturazione come Europasilo di forme di coordinamento degli Enti di Tutela, come principale strumento per rinsaldare o ri-costituire reti efficaci e solide, cercando quindi di contrastare la grande solitudine ed isolamento degli attori territoriali, sempre più spesso relegati e schiacciati dalla gestione ordinaria dei “progetti”; il confronto si rende necessario rispetto all’immaginazione di forme di coordinamento regionale o piuttosto con valenza nazionale, strutturando in questo caso una suddivisione tematica specifica (supporto legale qualificato ed aggiornato, politiche abitative, politiche di inserimento lavorativo efficace, etc.) Avviare percorso di consultazione, strutturato e coordinato, volto alla proposizione di riforme strutturali su alcuni degli ambiti di particolare urgenza, quali a titolo esemplificativo il sistema di accoglienza per minori o la necessità di urgente revisione del sistema SAI Ordinari, sempre più coinvolto (anche per applicazione di nuovi dettati normativi) in percorsi di accoglienza, protezione ed integrazione di persone con gravi vulnerabilità, difficilmente conciliabili con un sistema di accoglienza poco strutturato e non pensato per la risposta a questi particolari ed indifferibili bisogni della popolazione richiedente o titolare di protezione internazionale.

INCLUSIONE POSSIBILE.
Le proposte si articolano su diversi livelli: OPERATIVO, ORGANIZZATIVO, REGOLAMENTARE, CULTURALE E POLITICO.
Piano operativo
Ripartire dai tempi dell’accoglienza: affrontare i nodi critici dell’”entrata” e dell’”uscita” Vanno ripensati i tempi dell’accoglienza. Se il SAI ha un mandato di integrazione sociale, non può divenire strumento di precarizzazione e ricattabilità sociale, consegnando all’”uscita” migranti ai mercati segmentati dell’alloggio e del lavoro. Se i tempi non sono sufficienti, vanno aumentati i posti, la ricettività, non aumentato il turn over. La valutazione delle condizioni di uscita va affidata a competenze sociali in luoghi professionali legittimati (équipe). Nell’attuale contesto moduli di 6 mesi eventualmente rinnovabili per autorizzazione remota non sono sufficienti, vanno considerati sia gli standard europei sia le condizioni di partenza, vista anche la crescente fragilità in entrata. Le politiche riservate ai soli ucraini (ingresso tempestivo, garanzia dei servizi pubblici) mostrano un precedente da estendere. Servono criteri e procedure omogenee e trasparenti di gestione della lista di attesa locale e nazionale.
Piano organizzativo
Diffusione e capillarità nel welfare: territorializzazione dei servizi Il SAI non può e non deve diventare il sistema sociale che opera in regime di apartheid per i soli (pochi) rifugiati. Esso va saldato ai sistemi sanitario, scolastico, formativo, divenendo luogo di incubazione di relazioni sociali protettive. Non appare sensato nell’attuale contesto che servizi SAI (ad esempio la mediazione linguistica e culturale) sia appannaggio di soli accolti. I rapporti con i servizi territoriali sono stati in questi anni terreno di innovazioni, sperimentazioni, protocolli costruiti “dal basso”. Essi vanno estesi e diffusi nella rete esistente e in quella prossima, passando da buone pratiche locali a metodo condiviso. La ricattabilità sociale: senza protezione sociale e giuridica, cresce lo sfruttamento

Piano culturale
Ripartire dai tempi dell’accoglienza: affrontare i nodi critici dell’”entrata” e dell’”uscita” Il tema della casa e dell’abitare va affrontato, a partire dal nominarlo il tema del razzismo, anche del razzismo istituzionale che è un fattore non secondario, a partire dalla differenziazione dei processi di legittimazione giuridica e sociale su base nazionale. Razzismo sociale e discriminazione istituzionale nutrono i mercati segmanetati e razzializzati del’alloggio e anche del lavoro. Occorre un impegno congiunto di istituzioni e terzo settore per non normalizzare tale situazione, ricorrendo a narrazioni tossiche e denigranti dei migranti (“non sanno tenere le casa”, “hanno i loro giri”). Se osservati con la lente della “ricattabilità sociale”, tali dinamiche cambiano segno e direzione. Strumenti come il social housing, l’autocostruzione, fondi di garanzia, devono uscire dal cono d’ombra di sperimentazioni locali e fondersi alla riflessione su aspetti non secondari come la mobilità (casa-lavoro), le forme di conciliazione casa-lavoro; aspetti che appunto non riguardano solo i rifugiati ma l’intero corpo sociale.

Piano organizzativo
Diffusione e capillarità nel welfare: territorializzazione dei servizi L’esclusione ripetuta nel corso di pochi anni dei richiedenti asilo dal sistema pubblico, la mancata programmazione e investimento, l’isolamento sociale dei lavoratori dell’accoglienza, la schizofrenia tra obiettivi e strumenti a disposizione, sono scelte politiche, vanno riconosciute come tali, non regge nessun discorso di necessità tecnica o di opportunità contingente. i risultati sono visibili: il sistema non ha sviluppato le sue premesse, non solo è rimasto incompiuto, ma si è bloccato nello sviluppo. Tali scelte politiche da parte del legislatore necessitano di forme di resistenza organizzata: dal rinforzare i legami con il volontariato e la società civile, un nuovo patto sociale con le organizzazioni datoriali e sindacali, una più forte legittimazione e riconoscimento del ruolo attivo già svolto dalle equipe territoriali nello spazio dei servizi pubblici, in funzione della promozione di una piena cittadinanza delle comunità rifugiate. occorre un sistema pubblico, unico, proiettato verso la cittadinanza capace di combattere esclusione e marginalizzazione.

COMUNICARE AL MONDO. È possibile comunicare meglio le migrazioni: quale ruolo dei migranti?
L’idea di provare a costruire una campagna nazionale dei Sai emersa durante la discussione al convegno di Roma è certamente interessante ma allo stesso tempo particolarmente impegnativa per tempi, modi e costi. Questo non significa scartarla a priori ma trovare una strategia per realizzarla concretamente. Per questo la proposta di Europasilo è realizzare un coordinamento tra le realtà che possano essere interessate a concretizzare una campagna nazionale e provare a progettarla insieme, attraverso il coinvolgimento di diverse realtà.

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IL DIRITTO D’ASILO - REPORT 2020

“Alcune volte è una fuga, altre una scelta, sempre contiene una speranza e una promessa. La strada di chi lascia la sua terra”. Una graphic novel che racconta alle nuove generazioni le storie, le persone e le ragioni delle migrazioni.

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by Mauro Biani – Repubblica
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