Mesi e mesi di manifestazioni, occupazioni pacifiche e simboliche dell’anagrafe, raccolte firme, colloqui con assessori e politici: i rifugiati di Torino non si sono persi d’animo per ottenere il certificato di residenza anche nel caso non si trovino presso un domicilio fisso o vivano in uno stabile occupato come accade nell’area dell’ex Villaggio olimpico. Non si tratta solo di un semplice documento, ma, attraverso il certificato di residenza, è in gioco la possibilità di avere accesso a tutti quei servizi e quelle possibilità per le quali la residenza è un dato anagrafico necessario: dall’ottenimento della patente di guida, alle liste di collocamento, dall’accesso alle graduatorie per la casa popolare fino all’iscrizione a un concorso pubblico. La situazione è ancora lontano dall’essere risolta, ma qualche passo è stato fatto. Ultimamente si è parlato, a Torino, della possibilità per i rifugiati di ottenere una “residenza collettiva” sotto la garanzia di qualcuno e proprio su questa figura di garante si stanno confrontando le posizioni: un’associazione degli stessi rifugiati? Un’associazione italiana? Una persona fisica?
Che decida l’Anci…
L’ultimo, piccolo, passo in avanti è stato fatto la settimana scorsa quando Stefano Gallo, assessore comunale ai servizi civici e Giuseppe Ferrari vice direttore generale di Palazzo civico, dopo un incontro con le associazioni torinesi che si occupano di richiedenti asilo e rifugiati, hanno annunciato che la questione sarà sollevata a livello nazionale, in modo che tutte le città si coordinino per adottare la medesima condotta rispetto alla residenza per i rifugiati politici dato che invece a tutt’oggi ogni comune decide autonomamente come comportarsi. Sarà attraverso la figura del sindaco, Piero Fassino, che il problema sarà sollevato nell’ambito dell’Anci di cui è presidente. Per evitare però che questa scelta si configuri come un rinvio o come un modo per allontanare la reale soluzione del problema è già stato deciso un ulteriore incontro ai primi di novembre per valutare le posizioni. Non sono passi da gigante, ma, forse, qualcosa si muove…
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