Continuano nel Mar Mediterraneo le operazioni delle navi ONG, nonostante i vari tentativi politici di limitare il loro operato. E proprio una di loro, la Resq People, ieri ha soccorso tra la Tunisia e Lampedusa, un natante in vetroresina in pericolo, con a bordo 63 persone, tra cui 6 minori. Ora il problema è arrivare in un porto sicuro. Il centro di coordinamento della Capitaneria di porto ha dato ordine alla nave di raggiungere come porto di sbarco sicuro Porto Empedocle, ma in serata, ha chiesto di convergere su Lampedusa utilizzandola come porto sicuro più vicino e non proseguire, a causa delle brutte condizioni del mare, fino a Porto Empedocle.
Per ora la risposta è stata negativa e la nave è costretta a proseguire il suo viaggio. Questo tipo di atteggiamento si inserisce nel quadro più ampio di criminalizzazione dell’operato delle navi ONG, messo in essere dai nostri governi da diversi anni.
Il quadro generale di ostacoli vede in essere: impedimenti di varia natura alle attività delle organizzazioni non governative per la ricerca e il soccorso in mare, assegnazione dei porti per lo sbarco distanti dal luogo di soccorso in violazione del diritto internazionale del mare, ritardi nello svolgimento dei processi relativi alle impugnazioni dei provvedimenti che dispongono multe nei confronti delle ONG. Un insieme di situazioni conseguenza delle più recenti norme adottate in Italia che, secondo diversi osservatori indipendenti e istituzionali sono in contrasto con il diritto internazionale.
Per chi fosse interessato Resq People cerca sostenitori e donatori per continuare le sue ricerche e operazioni di soccorso in mare. Per conoscere le modalità di donazione visitare la pagina fb o Instagram (@resqpeople)
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