Il tribunale di Bologna ha accolto il ricorso di due richiedenti asilo a cui era stata negata l’iscrizione anagrafica in base al decreto Salvini. La decisione del tribunale segue una analoga del tribunale di Firenze, datata settembre 2018, e apre un fronte significativo sul piano giurisprudenziale.
Con un provvedimento il Tribunale ordinario di Bologna ha accolto integralmente i due ricorsi presentati da due cittadini extracomunitari richiedenti asilo, ai quali era stata respinta la domanda di iscrizione anagrafica presso il Comune di Bologna, in forza del Decreto Legge 113/18 (decreto Salvini) convertito in legge 132/18.
“Il giudice Matilde Betti ha riconosciuto la fondatezza della domanda presentata – si legge in una nota sul sito di Avvocati di strada onlus, realtà che si è occupata di uno dei due ricorsi – […] e ha ordinato al sindaco di Bologna, nella sua qualità di Ufficiale di Governo responsabile della tenuta dei registri anagrafici, di procedere alla iscrizione della ricorrente nel registro anagrafico della popolazione residente nel comune di Bologna, con le modalità previste per le persone senza dimora”.
La decisione del giudice bolognese si fonda sul fatto che l’articolo 13 del decreto voluto dal ministro Salvini abbia eliminato unicamente l’automatismo che permetteva di richiedere l’iscrizione anagrafica per i richiedenti asilo da parte dei centri di accoglienza, ma non impedisca di farlo.
Già i giudici toscani, infatti, avevano ritenuto che “Ogni richiedente asilo, una volta che abbia presentato la domanda di protezione internazionale deve intendersi comunque regolarmente soggiornante, in quanto ha il diritto di soggiornare nel territorio dello Stato durante l’esame della domanda di asilo”. In caso contrario, il diniego risulterebbe discriminatorio.
Il giudizio di primo grado fa stato solamente per i casi esaminati, ma potrebbero essere altri tribunali ad allinearsi a questa lettura della norma voluta da Salvini, di fatto bloccando uno degli effetti espressamente voluti dal ministro.
Per approfondire
L’ordinanza del Tribunale di Bologna |
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