I dati consolidati Eurostat per il 2017 certificano un crollo del tasso di riconoscimento dell’asilo in prima istanza rispetto al 2016: avevano ottenuto una decisione positiva il 61% di tutti i richiedenti esaminati nel 2016, quasi due su tre, l’hanno ottenuta appena il 46% nel 2017, meno di uno su due. Buoni risultati, invece, per l’accoglienza di rifugiati nell’Unione Europea con la formula del reinsediamento, anche se i numeri rimangono una frazione minima rispetto alle necessità globali stimate dall’UNHCR.
Una serie di dati Eurostat pubblicata nei giorni scorsi, ormai aggiornata a tutto il 2017, certifica un crollo del tasso di riconoscimento dell’asilo in prima istanza nell’UE nel 2017 rispetto all’anno precedente: avevano ottenuto una decisione positiva il 61% di tutti i richiedenti esaminati nel 2016 (quasi due su tre), l’hanno ottenuta appena il 46% nel 2017, meno di uno su due (vedi tabella).
È vero che in “istanza finale“ (cioè la sentenza dell’ultimo ricorso ammesso nei vari Paesi membri) il tasso di riconoscimento fra 2016 e 2017 è raddoppiato, dal 17% al 36%.
Ma il peso ridotto, in termini assoluti, dell’istanza finale rispetto alla prima istanza (insieme a una diminuzione delle domande totali esaminate nell’anno, 1.240.000 nel ’17 contro 1.327.000 nel ’16) ha fatto sì che nel 2017 l’UE ha offerto protezione, alla fine, a poco più di 538 mila richiedenti asilo, quasi un quarto in meno rispetto al ’16 (710 mila).
Tutto questo, in un quadro generale che nell’ultimo triennio, fra i richiedenti protezione, ha continuato a registrare la prevalenza delle medesime tre nazionalità di provenienza, la Siria, l’Irak e l’Afghanistan (nel 2017 rispettivamente 102.400, 47.500 e 43.600 richiedenti, per quanto il periodo abbia visto in forte calo sia la percentuale dei richiedenti asilo siriani sia il loro numero assoluto, per via del “blocco” degli arrivi ottenuto nel Mediterraneo orientale con l’“accordo” UE-Turchia del 2016).
Nel 2017 è stata riconosciuta protezione al 94% dei richiedenti siriani, al 69% dei somali, al 56% degli iracheni, al 46% degli afghani, ma nel 2016 queste percentuali erano più alte rispettivamente di quattro punti (98%), tre punti (66%), sette punti (63%) e 11 punti (57%). Nell’anno, fra le nazionalità più numerose gli organi di esame europei si sono dimostrate più aperte solo con i richiedenti sudanesi e iraniani.
Reinsediamento, qualcosa si muove
Registra buoni risultati, invece, l’indicatore dei rifugiati reinsediati nell’UE da precari Paesi terzi di prima accoglienza: nel 2017 sono stati 23.925 (vedi in questa tabella), contro i 14.205 del 2016 (+ 68%). Anche se, ancora una volta, si tratta di cifre che vanno lette in prospettiva globale: per il 2017 l’UNHCR ha stimato in tutto il mondo ben 1.190.000 i rifugiati bisognosi di resettlement, una stima cresciuta a 1.195.000 per questo 2018.
Comunque, nell’ultimo anno i Paesi dell’UE che hanno accolto in reinsediamento più rifugiati sono il Regno Unito (6.210), la Svezia (3.410), la Germania (3.015), la Francia (2.620) e l’Olanda (2.265).
(segue)
Allegati
Esiti delle richieste d’asilo nell’UE nel 2017 (Eurostat, aprile 2018, file .pdf, in inglese)
Esiti delle richieste d’asilo nell’UE nel 2016 (Eurostat, aprile 2017, file .pdf, in inglese)
Domande d’asilo nell’UE nel 2017 (Eurostat, marzo 2018, file pdf, in inglese)
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