Sono appena 149 le persone che hanno potuto chiedere asilo nel nostro Paese ad aprile e 250 i richiedenti esaminati nel mese. A febbraio erano stati rispettivamente quasi 4.000 e più di 7.000. Ma rispetto al 2019 è rimasta invariata l’incidenza dei dinieghi: fra gennaio e aprile respinte quattro domande su cinque.
Quasi 3.800 a gennaio (più 16% rispetto al dicembre 2019), quasi 4.000 a febbraio, ma poi appena 1.115 a marzo e solo 149 ad aprile, per un totale di 9.056 persone: è l’andamento dei richiedenti asilo in Italia nei primi quattro mesi di quest’anno, cioè delle persone che hanno potuto chiedere asilo nel periodo segnato, tra la fine dell’inverno e la primavera, dal lockdown per il coronavirus.
Fra marzo e aprile, secondo i primi dati 2020 appena pubblicati dalla Commissione nazionale asilo, sono crollate anche le cifre dei richiedenti esaminati dalle Commissioni territoriali: quasi 7.300 a gennaio, poco più di 7.000 a febbraio e poi meno di 2.900 a marzo e infine solo 250 in tutto aprile.
Rispetto al 2019 è rimasta praticamente invariata, tuttavia, la percentuale degli esiti negativi, che ha riguardato quattro domande d’asilo su cinque.
Più nel dettaglio, nel periodo gennaio-aprile su 17.437 decisioni sono stati riconosciuti 1.832 status di rifugiato (10% circa del totale degli esaminati), 1.606 protezioni sussidiarie (9%), appena 109 protezioni “speciali” (meno dell’1%) e decisi ben 13.890 “dinieghi” (l’80%).
Sempre nei primi quattro mesi di quest’anno le cittadinanze più numerose fra i richiedenti asilo sono state quella pakistana, nigeriana e bengalese. In quarta posizione si sono succedute quella peruviana, salvadoregna e afghana.
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