Presentata l’edizione 2021 del Rapporto italiani nel mondo della Fondazione Migrantes. Mons. Perego e don De Robertis: «È curioso che il numero degli italiani nel mondo sia sostanzialmente pari al numero degli immigrati in Italia. La mobilità ha cambiato l’Italia e ha cambiato gli italiani. Purtroppo però non è stata sufficientemente governata».
«L’Italia, in sintesi, è oggi uno Stato in cui la popolazione autoctona tramonta inesorabilmente e la popolazione immigrata, complice la crisi economica, la pandemia, i divari territoriali e l’impossibilità di entrare legalmente, non cresce più. A quanto detto occorre aggiungere un altro paradosso, ovvero che l’unica Italia a crescere è quella che mette radici (e residenza) fuori dei confini nazionali in modo ufficiale – e quindi iscrivendosi all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (AIRE) – o in modo ufficioso non ottemperando all’obbligo di iscrizione». Lo afferma l’edizione 2021 del RIM, il Rapporto italiani nel mondo della Fondazione Migrantes, presentata oggi.
All’inizio di gennaio di questo 2021 la comunità dei nostri connazionali residenti all’estero è costituita da 5.652.080 persone, il 9,5% degli oltre 59,2 milioni di italiani residenti in Italia. Mentre l’Italia ha perso quasi 384 mila residenti sul suo territorio, ne ha guadagnati 166 mila all’estero, con un aumento di presenza oltreconfine del 3% nell’ultimo anno.
«È curioso che il numero degli italiani nel mondo sia sostanzialmente pari al numero degli immigrati in Italia – osservano mons. Gian Carlo Perego e don Giovanni De Robertis, rispettivamente presidente e direttore generale della Fondazione CEI -. La mobilità ha cambiato l’Italia e ha cambiato gli italiani e può, a buona ragione, essere considerato l’elemento più importante di cambiamento sociale, economico, culturale, anche religioso dell’Italia degli ultimi decenni. Purtroppo, però, la mobilità non è stata sufficientemente governata: non solo la mobilità degli italiani nel mondo, ma anche quella dei “nuovi italiani’”, dei migranti arrivati per lavoro, per studio, per ricongiungimento familiare o per protezione internazionale».
L’edizione di quest’anno, la XVI, si interroga su come l’epidemia di COVID-19 abbia influenzato la mobilità italiana. Cosa ne è stato dei progetti di chi aveva intenzione di partire? Come hanno vissuto coloro i quali, invece, all’estero già risiedevano? Chi è rientrato? Chi è rimasto all’estero? E cosa è accaduto ai flussi interni al Paese?
Alla redazione, coordinata da Delfina Licata, hanno partecipato 75 autori che, dall’Italia e dall’estero, hanno lavorato a 54 saggi articolati in cinque sezioni: Flussi e presenze, Indagini; Riflessioni, Speciale COVID-19 e città del mondo e Allegati socio-statistici.
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