Si può fare qualcosa per difendere il diritto d’asilo o anche solo i diritti umani più elementari sulla rotta balcanica? Sta cercando risposte, per condividerle, la conferenza internazionale “Sulla rotta Balcanica” organizzata on line dalla campagna RiVolti ai Balcani e dal festival S/Paesati di Trieste.
Dove va un uomo quando non sa più dove andare? (J. Erpenbeck, Voci del verbo andare, Sellerio 2016)
Le violenze e le torture che i migranti in transito subiscono in Croazia, il degrado dei campi nei Paesi dell’Europa sudorientale, le “riammissioni a catena” illegali tra Slovenia, Croazia, Bosnia-Erzegovina e anche Serbia, e ormai anche le riammissioni verso la Slovenia, al confine orientale italiano, in sospetta violazione del diritto internazionale e dell’Unione Europea, sono fenomeni e cronaca ormai (abbastanza) noti. Ma si può fare qualcosa per difendere il diritto d’asilo o anche solo i diritti umani più elementari sulla rotta balcanica? Sta cercando di trovare e condividere risposte la conferenza internazionale Sulla rotta Balcanica, organizzata on line dalla campagna RiVolti ai Balcani e dal festival S/Paesati di Trieste.
Una delle prime risposte è arrivata da Anna Brambilla, avvocata dell’ASGI. «Alla luce delle testimonianze raccolte, tramite la rete del Border violence monitoring network e altri attivisti, abbiamo cercato di entrare in contatto con le persone rientrate in Bosnia e abbiamo fatto ricorso davanti al Tribunale di Roma per il caso di una persona “riammessa” in Slovenia, da lì in Croazia e quindi in Bosnia e che oggi vive a Sarajevo.
Ha spiegato ancora Brambilla: «Abbiamo portato all’attenzione dei giudici numerose violazioni: il mancato accesso alla procedura di asilo, perché questa persona aveva manifestato la volontà di chiedere protezione, all’informazione sulle garanzie e i diritti connessi e a un ricorso effettivo (durante la riammissione non le è stato consegnato nessun documento), ma anche la violazione del regolamento “di Dublino”, quella del principio di non refoulement, perché questa riammissione è avvenuta in assenza di valutazione del rischio di trattamenti inumani e degradanti, e quella del divieto di respingimenti collettivi».
“Riammissioni” in Slovenia, i numeri dell’estate
361 | I migranti “riammessi” dall’Italia alla Slovenia dal 31 luglio 2018 al 31 luglio 2019. |
852 | I migranti “riammessi” dall’Italia alla Slovenia solo fra gennaio e agosto 2020: più che raddoppiati. |
1.880 | I migranti fermati in posizione irregolare in entrata nel territorio nazionale dalla Polizia di frontiera di Gorizia, Trieste e Tarvisio solo fra giugno e agosto di quest’anno. |
1.486 | I migranti fermati in posizione irregolare in entrata nel territorio nazionale dalla sola Polizia di Trieste: 491 di loro sono stati “riammessi” in Slovenia. Si tratta soprattutto di afghani e pakistani, ma anche di siriani, irakeni e addirittura di eritrei (fonte ASGI/Sulla rotta balcanica). |
Collegamenti
I lavori della conferenza “Sulla rotta balcanica” possono essere seguiti in diretta (per la tavola rotonda di questa mattina a partire dalle 10.00) e recuperati (per le relazioni e le testimonianze di ieri) sul profilo Facebook della campagna RiVolti ai Balcani
Giovedì 3 dicembre sarà dedicata alla rotta balcanica anche una sezione del webinar organizzato per la presentazione del rapporto Il diritto d’asilo. Report 2020 della Fondazione Migrantes
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