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L’8 Marzo di Un ponte di corpi: “Noi donne testimoni dei migranti ‘invisibili’, continueremo a dire a tutti che esistono. Se non per lo Stato e il sistema delle frontiere, esistono per noi”

Sono 35 le piazze e le frontiere europee coinvolte dall’iniziativa Un ponte di corpi. Da Maljevac, sul confine fra Croazia e Bosnia (dove Lorena Fornasir ha letto una Lettera al popolo migrante), a Marsiglia e a Berlino. E al Monginevro, sulla gelida frontiera franco-italiana, meno letale di quella balcanica ma dove ogni notte d’inverno migranti in cammino, spesso con le loro famiglie, si espongono a rischi e pericoli (e sovente a prevaricazioni) per raggiungere il centro-Europa. Sotto l’Obelisco di Montgenèvre, la dichiarazione “Custodiamo la vita, non le frontiere”.

Tracce migranti: Monginevro, 6 marzo 2021: indumenti, coperte e calzature sulla neve per ricordare i poveri oggetti che i migranti lasciano sui rischiosi sentieri verso la Francia, tentando di aggirare una frontiera che per loro è sbarrata (foto Rainbow for Africa).

 

«Caro fratello, cara sorella bloccati ai confini di terra, soli senza conforto, o con i vostri bambini privati della loro infanzia e cresciuti troppo in fretta al ritmo del game…». Lorena Fornasir di Linea d’Ombra ha iniziato così, sabato 6, la lettura di una “Lettera al popolo migrante” a Maljevac, sul confine fra Croazia e Bosnia, periferia d’Europa. Ma alla fine l’iniziativa Un ponte di corpi ha coinvolto qualcosa come 35 piazze e frontiere italiane ed europee, fino a Marsiglia e a Berlino, per riaffermare che emigrare è un diritto e accogliere chi fugge da guerre, miseria e persecuzioni un dovere.

Sempre rivolgendosi a migranti e rifugiati, Fornasir ha anche letto: «Ci consegnate lo scrigno delle vostre donne , madri, sorelle e amiche affinché noi donne di quest’altro mondo preserviamo le vostre esistenze. I vostri corpi di dolore ci riguardano fino in fondo. Sono lo specchio della distruzione del Medio Oriente che ci coinvolge politicamente, senza esclusione».

E ancora: «Noi donne abbiamo sacra la vita e vogliamo gridare alta la voce della solidarietà. Raccogliamo il mandato tacito delle vostre donne per costruire ponti, tessere la filigrana dei legami spezzati, ricomporre le maglie di legami perduti. Siamo le vostre testimoni, siamo quelle che vogliono dire a tutti che voi esistete, e se non esistete per lo Stato e il sistema confinario, esistete per noi. Per tutto questo nessuna paura, siamo qui dove bisogna stare».

Il prezzo più alto

Dalla famigerata frontiera croato-bosniaca a un’altra meno letale, ma dove ogni notte d’inverno migranti in cammino, spesso con le loro famiglie, si espongono al gelo, a rischi e pericoli (e sovente a prevaricazioni) per cercare di raggiungere il centro-Europa. All’appuntamento di Un ponte di corpi organizzato al colle del Monginevro, al confine fra Italia e Francia, la volontaria di Tous Migrants Silvia Massara ha detto al settimanale La Valsusa: «L’idea di oggi è anche che per la Giornata della donna si ricordi come le donne, sovente, sono quelle che pagano il prezzo di questi viaggi».

Sotto l’Obelisco, i volontari e gli attivisti francesi: “Custodiamo la vita, non le frontiere”

Quella che segue è la dichiarazione “Custodiamo la vita, non le frontiere: costruiamo un ponte di umanità”, datata sabato 6 marzo 2021 a Montgenèvre, sul Colle, “davanti all’Obelisco” (fonte Tous Migrants).
 
“Chiediamo la demilitarizzazione del confine franco-italiano, che cessino le cacce all’uomo e i respingimenti illegali che mettono in pericolo le persone in fuga.
Chiediamo alle forze dell’ordine di dare assistenza alle persone in pericolo come previsto dagli articoli R 434-10 e R 434 e dal codice deontologico della Polizia e della Gendarmeria.
Chiediamo che i solidali non vengano più ostacolati nel mettere al sicuro le persone, che non vengano intimiditi né sanzionati dalle forze dell’ordine e dalla giustizia.
Chiediamo l’apertura di un corridoio umanitario che protegga chiunque voglia chiedere asilo in Francia o altrove in Europa, affinché non rischi la vita in montagna.
Che cosa diremo ai nostri figli quando ci chiederanno perché:
…abbiamo lasciato che degli esseri umani morissero in mare e venissero braccati in montagna?
…abbiamo abbandonato dei rifugiati alla miseria e alla violenza delle forze dell’ordine nelle strade delle nostre città?
…abbiamo abbandonato dei bambini senza metterli al sicuro o educarli?
…abbiamo scelto la vergogna invece di accogliere con dignità gli esseri umani?
Non potremo dire di non sapere”.
 

 

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