Sada. Caffè arabo amaro – Akram Safadi (regia) – Film-documentario – 93′ – Safad Film e Fotogramma 25 – Palestina-Italia 2014
* di Lisa Rigotto
Anteprima europea nei giorni scorsi, al CineTeatro Baretti di Torino, per Sada. Caffè arabo amaro del regista Akram Safadi, co-prodotto dall’autore per Safad Film e da Diego Volpi per Fotogramma 25.
Sada racconta la storia reale ed essenziale di due fratelli non vedenti dalla nascita costretti ad abbandonare la loro città, Gaza, per trasferirsi a Ramallah, lontano dalla famiglia.
Ramzi è il fratello maggiore: determinato e tenace, per vivere vende caffè nelle strade affollate della città. Non si fa scoraggiare dalla sua disabilità e anzi, con caparbietà, si presenta ai provini e ai colloqui presso le stazioni radio locali all’inseguimento di un sogno: diventare conduttore radiofonico.
Il film-documentario cerca di liberarsi, almeno provvisoriamente, dalla realtà di guerra e dolore che pesa sui Territori palestinesi, soffermandosi sulle relazioni umane di ogni giorno, sui problemi della vita quotidiana e in particolar modo sugli affetti.
È proprio questo, infatti, il fulcro del film: il rapporto tra Ramzi e il fratello minore Ahmad, un adolescente pieno di energia, curioso e con una incredibile simpatia che lo porta a ironizzare anche sulle sfaccettature più delicate della vita, come il tanto desiderato ritorno a casa, che dipende da un futile permesso concesso dalle autorità israeliane.
Un film dunque che, pur presentando un lato “diverso” della Palestina, continua a ricordarci quanto la vita in quei territori rimanga prigioniera di un conflitto che sembra senza sbocchi.
Ha affermato il regista Akram Safadi: «Abbiamo prodotto questo film con le sole risorse personali e ci siamo sempre interrogati sul valore della nostra iniziativa nella creazione di un rapporto diretto e fresco con la realtà contemporanea. Sapevamo di essere liberi per il modo in cui volevamo trattare la nostra storia e questo corrispondeva al nostro bisogno fondamentale, cioè la libertà di pensiero e la massima libertà di scegliere il nostro metodo. Tra occupazione militare che opprime e una classe di politici palestinesi corrotti che a sua volta sopprime, nella Palestina di oggi, la libertà, è diventata una questione essenziale. In questa produzione, siamo stati liberi da tutte le politiche e da tutte le condizioni di finanziamento imposte dai vari tipi di fondazioni internazionali, organizzazioni governative e non governative, e le TV che sostengono l’industria cinematografica nel nostro territorio. Per tutti la Palestina è un regno libero dove possono operare, prendere decisioni e realizzarle. Tranne che per noi palestinesi: prendere decisioni e realizzarle sono ancora sono questioni su cui dobbiamo negoziare».
Il regista, presente in sala al CineTeatro Baretti, accompagnerà anche la proiezione che si tiene domani venerdì 17 aprile alle 21.00 presso il Centro Studi Sereno Regis, sempre a Torino.
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