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Senza dimora a Torino: da piazza d’Armi a Palazzo di Città, condannati alla strada

A Torino per fortuna sono risultati tutti negativi al coronavirus i senza dimora trasferiti il 12 maggio da piazza Palazzo di Città a Torino Esposizioni. Ma in città il caso delle 138 persone finite in strada dopo la chiusura del campo comunale di piazza d’Armi ha portato alla luce l’abbandono di numerosi senzatetto che, all’inizio dell’emergenza sanitaria, non si trovavano già inseriti nel sistema d’accoglienza. Fra loro, anche rifugiati che avevano diritto ad essere inseriti nel SIPROIMI. La denuncia dei fatti e alcune richieste in una lettera indirizzata alle istituzioni da 25 organismi.

(Immagine di Andrea Cannata da Pixabay).

 

«Vengono di fatto lasciate per strada molte persone senza dimora che all’inizio dell’emergenza sanitaria non si trovavano già inserite nel sistema di accoglienza torinese, inclusi diversi titolari di protezione internazionale che avevano diritto all’inserimento nel SIPROIMI e che non erano accolti nel campo di piazza d’Armi».

La vicenda di piazza d’Armi, e non solo, a Torino: ne ha denunciato tutti i risvolti, in una lettera indirizzata alle massime autorità cittadine e regionali, alla Prefettura subalpina e alla Protezione civile nazionale, un gruppo di 25 organizzazioni fra cui l’ASGI, il Sermig, il Gruppo Abele, il GRIS-Gruppo immigrazione e salute, Mosaico e l’Asai. 

Come è noto, in città dieci giorni fa è stato chiuso il campo per persone senza dimora di piazza d’Armi, aperto dal Comune con la Croce Rossa e la Protezione civile per l'”emergenza freddo” stagionale e prorogato fino al 3 maggio per l’emergenza COVID-19. 

«Benché permanga lo stato di emergenza e restino in vigore significative restrizioni agli spostamenti dei cittadini dal proprio domicilio – ricostruiscono le associazioni -, il Comune ha smantellato il campo la mattina del 4 maggio senza offrire alcuna alternativa agli ospiti: 138 persone fra cittadini italiani e stranieri, di cui 12 donne, si sono così ritrovati in strada».

Solo una ventina hanno poi trovato posto in nuove accoglienze, peraltro dopo qualche notte in strada. 

Tra i senza dimora che in strada ci sono rimasti, invece, ci sono persone con problemi psichiatrici, over 65 e malati cronici, o già in carico ai servizi sociali. Alcuni di questi esclusi si sono accampati in piazza Palazzo di Città (la centralissima piazza di fronte al Muncipio, ndr), altri si sono dispersi in città, mentre altri ancora sono rimasti accampati alla meglio in piazza d’Armi.

Anche se nell’emergenza sanitaria il Comune ha aumentato di 25 posti quelli disponibili nei servizi per i senza dimora, «attualmente l’inserimento in tali strutture, così come nei centri SIPROIMI, è consentito solo alle persone che siano risultate negative al tampone o che abbiano trascorso 14 giorni in isolamento fiduciario con sorveglianza sanitaria, al fine di garantire la salute sia degli ospiti già presenti che degli operatori».

Solo che in Piemonte – si osserva nella lettera delle associazioni – in genere i tamponi non vengono fatti alle persone asintomatiche, e «inoltre la maggior parte delle strutture di accoglienza non presentano le caratteristiche strutturali e organizzative tali da consentire l’adozione delle misure necessarie per l’isolamento fiduciario così come delineate dall’Istituto superiore di sanità (possibilità di ospitare la persona in una stanza singola con bagno riservato, utilizzo di mascherine chirurgiche, misure riguardanti la pulizia degli spazi e la gestione dei rifiuti ecc.). Né è attualmente disponibile una struttura “ponte” dove le persone possano trascorrere i 14 giorni di isolamento fiduciario con sorveglianza sanitaria per essere successivamente inserite nelle strutture per senza dimora o nei centri SIPROIMI».

Così «vengono di fatto lasciate per strada molte persone senza dimora che all’inizio dell’emergenza sanitaria non si trovavano già inserite nel sistema di accoglienza torinese, inclusi diversi titolari di protezione internazionale che avevano diritto all’inserimento nel SIPROIMI e che non erano accolti nel campo di Piazza d’Armi».

L’altroieri, 12 maggio, la quarantina di persone accampate in piazza Palazzo di Città sono state trasferite in un padiglione del centro di Torino Esposizioni. Dopo una verifica del loro status giuridico e delle loro condizioni di salute (si è verificato ieri, intanto, che per fortuna sono tutte negative al coronavirus) saranno accolte anche loro in servizi di accoglienza veri e propri. 

«Auspichiamo – proseguono le associazioni – che il trasferimento verso idonee strutture d’accoglienza avvenga in tempi rapidi, considerata anche l’inadeguatezza delle condizioni all’interno di Torino Esposizioni (servizi igienici sporchi, assenza di docce, mancanza al momento attuale di tende e coperte ecc.), e che vengano inserite in accoglienza anche le persone irregolarmente soggiornanti».

E ancora: «Si evidenzia inoltre come, per quanto di nostra conoscenza, non sia stato avviato alcun percorso per le altre persone senza dimora che si trovano in altri luoghi della città (sia persone precedentemente accolte nel campo di piazza d’Armi, sia persone che non erano state inserite in tale campo)».

Torino, piazza Palazzo di Città, maggio 2020 (foto Marco Anselmi).

Si segnala infine «come attualmente non sia stato messo a disposizione un numero sufficiente di posti dove possano essere trasferiti gli ospiti delle strutture per senza dimora, dei centri SIPROIMI, dei CAS e dei centri anti-tratta che siano risultati positivi al COVID-19 asintomatici o pauco-sintomatici, i casi sospetti e coloro che siano entrati in contatto stretto con casi confermati o sospetti. Ad oggi, infatti, per tali casi risulta vi siano a disposizione solo 20 posti nella struttura sita in via San Marino attivata dalla Città di Torino», anche se altre due strutture potrebbero offrirne almeno altri 130.

Per il momento, «la carenza di strutture dove trasferire i casi positivi o sospetti e i contatti stretti comporta l’elevatissimo rischio che altri ospiti ed operatori vengono contagiati, come purtroppo già verificatosi in alcuni dormitori come il centro di via Reiss Romoli».

I 25 organismi firmatari della lettera, dopo aver citato una serie di documenti normativi degli ultimi mesi (alcuni dei quali riguardano anche il SIPROIMI), chiedono con urgenza e a tutela della salute individuale e di tutti: 1) l’inserimento delle persone senza dimora (italiani e stranieri, anche senza permesso di soggiorno) in strutture d’accoglienza, 2) che i casi positivi o sospetti di contagio siano trasferiti in strutture ad hoc per la quarantena o l’isolamento fiduciario con sorveglianza sanitaria, e 3) un incontro con le autorità, «in uno spirito di collaborazione tra istituzioni e organizzazioni della società civile».

Allegato

La lettera delle 25 organizzazioni (Torino, 12 maggio 2020, file .pdf)

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